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mercoledì 27 maggio 2020

Preghiera



SFOGLIANDO IL DIARIO...

4 giugno 2014
mercoledì della settima settimana di Pasqua.
Chiesa dell'adorazione.
Ore 11:15

"Che siano una cosa sola"( Gv 17,11)

Signore sono qui, sono arrivata finalmente.
Mi hai invitata e mi hai preparato un posto speciale, un posto di favore, perché potessi più intimamente sentirmi legata a te.
Il parcheggio della macchina proprio davanti all'ingresso della cappellina, mi ha detto che tu ti eri scomodato per me e poi questa sedia nascosta dietro al pilastro, che però è in prima fila, un posto speciale per non essere distratta e sentirmi in più intima comunione con te.
Io ho portato un piccolo contenitore, un regalo che poi regalo non è, ma io so che a te piace che ti diamo quello che abbiamo e non ti formalizzi se il regalo è proporzionato a quello che veniamo a ricevere.
Tu vuoi che noi portiamo le nostre brocche, grandi, piccole, mal messe, usurate dal tempo e da tanti colpi inferti dagli altri.
Le nostre brocche non mantengono il contenuto, neanche il tempo che ci vuole per arrivare a casa.
Ne riportiamo sempre troppo poca di acqua, di grazia, perché la perdiamo per strada.
E poi per quello che tu ci darai ci vorrebbero cisterne a tenuta stagna, perché possiamo soddisfare la nostra e l'altrui sete.
Io Signore, lo sai, ho un corpo che fa acqua da tutte le parti, è malandato, sofferente, ferito, un corpo che non funziona, che non ancora, grazie a te, riesce a trattenere la grazia che tu dispensi a chi te la chiede.
Ma io sono certa Signore che tu lo farai. Come dubitarne?
L'hai detto tu "Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi sarà aperto".
Allora mi sono portata questo minuscolo contenitore malandato, ma con un germe di vita, una zolla su cui tu getterai il tuo seme.
Tutto è inadeguato per quello che sono venuta a chiederti. Ma io so che la tua è parola di verità e di vita.
Ecco il mio piccolo amore, Signore.
Non sono capace, lo vedi, lo sai di amare quelli che mi giudicano, quelli che non mi corrispondono.
Non sono capace di amare quelli più fortunati di me, che camminano, sono giovani, hanno ancora una vita davanti e pochi limiti da superare.
Non riesco ad amare i miei limiti e quelli degli altri.
Non riesco, specie in questi ultimi tempi , a fare comunione con nessuno.
Mi sono isolata e mi sento sola ... e tu non mi basti.
Non vorrei dirlo Signore, ma è quello che accade.
Non mi basti perché non sento la tua presenza, non mi batte il cuore quando parli, quando mi dai il tuo corpo, perché non ti vedo Signore.
Io cerco contatti di carne, cose che gli occhi possano vedere, le orecchie sentire, le mani toccare.
So che tutto questo non è bene, ma tu non permetteresti il male se non fossi certo di ricavarne un bene.
Perciò sono qui, perché tu mi dia la pazienza di attendere, la fede che sposta le montagne, incrollabile salda nel tuo amore.
Sono qui Signore con questo piccolo cuore, ferito, sofferente, indurito e separato dei miei fratelli.
Rompi le catene, liberami dal maligno Signore, e riempimi di te.
Invitami alla tua mensa e donami forza, coraggio per portare al mondo la buona notizia dell'amore che salva.
Confido in te Signore.
Ti adoro mio Dio mio Salvatore.
Tu sei il re, tu sei il mio Signore, tu sei Dio, tu sei mio Padre.
Oggi e sempre mi crei e mi rinnovi, oggi e sempre mi
dai la vita.
Fa' che mai ne distacchi da te, che l'unità sia il bene più grande che io ambisca di ricevere come grazia da te.
Una con te, una con i fratelli, una con il mio corpo che tu mi hai donato perché si manifesti in esso la tua gloria.

Chiesa dell'adorazione. Pescara


mercoledì 15 maggio 2019

Essere mandati


"Non sono venuto per condannare, ma per salvare il mondo"(Gv12,47)

Della parola di oggi mi ha colpito quell'essere mandato di Gesù da parte del Padre, ma anche quell'essere mandati di Saulo e Barnaba da parte dello Spirito Santo lontano dalla comunità di Antiochia, dove per la prima volta furono chiamati cristiani quelli che nel nome di Cristo formavano un cuor solo e un'anima sola.
La chiesa si espande, sul sangue di Stefano germoglia e cresce nei luoghi dove i primi cristiani sono costretti a rifugiarsi per evitare la persecuzione che toccò al Cristo, nostro Signore.

E' una chiesa in uscita quella che ci si presenta, una chiesa che non appena prende coscienza della propria identità, sente insopprimibile il desiderio di portare l'annuncio ai lontani.
Il primo ad uscire è stato Cristo, uscire dal caldo e sicuro rifugio della sua famiglia d'origine, uscire per gettare il seme di vita nuova nella terra inaridita e incolta del cuore dell'uomo.
Un seme frutto di una morte, la prima, quella di Dio fatto uomo e poi di tutti quelli che hanno accolto la Sua Parola.
La chiesa è fatta di mandati disposti a morire a se stessi, a lasciare tutto per mettersi alla sequela di Cristo.
I mandati non sono i migliori, i più intelligenti, i più bravi, i più colti, i più sani ecc ecc.
Si può essere mandati anche stando ancorati ad una sedia o ad un letto.
Il compito è quello che ci viene dato dal sacerdote ad ogni eucaristia.
"Ite missa est"
Andate a portare al mondo le cose che vi sono state consegnate.( Letteralmente:" Le cose sono state consegnate".)
Ma cosa ci viene consegnato nell'Eucaristia?
Prima di tutto la parola di Dio che è parola di vita.
Non dobbiamo portare le nostre parole al mondo, ma le Sue, quelle che Dio ci dice in ogni messa.
E poi ? Il corpo di Cristo che ci viene dato tra le mani e di cui ci nutriamo, il corpo sofferente della chiesa che ha bisogno di chi ha messo nel calice dell'offertorio un pezzetto o tutto di se'.
"Vuoi le mie mani?...
Vuoi i miei occhi?
Vuoi il mio tempo?.''...
Vuoi le mie lacrime?''..
Mentre passa il sacrestano per fare la questua ognuno con quel piccolo o grande obolo mette la sua moneta di carne, il suo tempo, la sua vita, perchè Dio la benedica e la trasformi in cibo per le folle affamate del mondo.
Un esercito di mandati, pieni della potenza dello Spirito può cambiare il mondo, come lo cambiarono i primi cristiani senza altri mezzi che non fosse il Suo aiuto.
Perchè oggi si fa tanta fatica a fare quello che fecero le prime comunità cristiane?
Forse perchè non sentiamo il bisogno di essere salvati o non crediamo che, se Dio benedice i nostri pochi pani raffermi e i nostri pesci non freschi di giornata, possiamo fare grandi cose per lui ed essere lievito per la Sua CHIESA.
Impariamo a vivere eucarisicamente presentando al Signore quel poco che abbiamo, chiedendo a Lui di benedirlo, per renderci capaci di benedizione e di liberazione per tanti nostri fratelli.

sabato 30 marzo 2019

" Voglio l'amore e non il sacrificio" (Os 6,6)


Meditazione sulla liturgia di
sabato della III settimana di Quaresima

" Voglio l'amore e non il sacrificio"(Os 6,6)

Tu dici Signore che vuoi l'amore e non il sacrificio, ma quanti sacrifici facciamo per amore!
Tu ce ne hai dato l'esempio offrendo il tuo corpo, la tua vita per la nostra salvezza.
E questo non si chiama sacrificio?
E questo non si chiama amore?
Penso che le cose non possano essere disgiunte perchè quanto più si ama tanto più si è disposti a sacrificarsi per la persona amata.
In famiglia vediamo quanto sia vero  nel rapporto tra madre e figli, specie se piccoli.
Tu non vuoi sacrifici ma vuoi l'amore.
Sembra un controsenso perchè è come negare ciò che rende l'amore bello, perfetto, santo, incorruttibile.
E' il tuo amore che ci rende capaci di sacrificio, vale a dire rende sacre le nostre azioni.
Senza di te il sacrificio non ci giova e non giova all'altro, perchè noi non siamo capaci di agire senza un tornaconto personale.
Solo tu rendi il sacrificio perfetto, senza di te ci affatichiamo invano.
Tu non hai bisogno  di grassi vitelli, non ti servono olocausti di pingui montoni, perchè tutto è tuo e tutto ti appartiene.
Quando ti offriamo quel poco o quel molto che pensiamo di avere, dimentichiamo che è grazie a te che l'abbiamo, che i beni non sono nostri e ci sono solo stati affidati, anche se li abbiamo ottenuti con sforzo, fatica, perseveranza.
La prima cosa da fare è quella di riconoscere che la nostra vita è un dono, tutto quello che riusciamo a fare dipende da te.
Sembrerebbe che noi in questa storia siamo solo delle marionette mosse dalle tue mani, a cui tu dai voce e movimento.
Sembrerebbe e molti che ti contestano o ti negano si attaccano proprio a questo aspetto della nostra fede, del nostro rapporto con te.
Le nuove generazioni sono attratte dall'idea, di bastare a se stessi, di essere artefici della propria sorte, senza dover dare conto a nessuno.
Anche io un tempo la pensavo così, ma per quanti sforzi abbia fatto né ho conseguito la realizzazione dei miei sogni, né ho conquistato una pace e una serenità stabile.
Il percorso che tu ci indichi è di integrazione, di interazione, di comunione, di valorizzazione delle differenze.
Se hai già tutto non hai bisogno di metterti in viaggio, se sai già tutto non hai bisogno di chiedere la strada, se basti a te stesso non hai bisogno di metterti in relazione con nessuno a meno di usarlo per alimentare il tuo io.
"Beati i poveri di spirito perchè di essi è il regno dei cieli".
Tu l'hai detto ma si fa tanta fatica a non sentirsi migliori di qualcuno, si fa fatica a mettersi da parte e onorare l'altro.
Si fa fatica a benedire quelli che ci maledicono, a perdonare non sette ma settanta volte sette quelli che ci offendono.
E' un sacrificio farlo ed esserne convinti, un dovere se vogliamo essere tuoi discepoli.
Tu oggi ci chiedi di riconoscerci peccatori, bisognosi di aiuto, bisognosi di te.
Il fariseo a te attribuisce i beni di cui gode ma fa un errore che purtroppo tutti facciamo: il paragone.
Ecco Signore ciò che ci perde è proprio questa attitudine a sentirci migliori di tanti altri, a giudicare, a metterci su un gradino più alto.
Di questo Signore mi riconosco colpevole e invoco su di me la tua misericordia, perchè voglio essere guardata come hai guardato Maria.
Voglio con Maria cantare il mio magnificat perchè hai guardato all'umiltà della tua serva.
Ci riuscirò?
Con il tuo aiuto lo spero con tutto il cuore.

giovedì 28 febbraio 2019

"Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome... non perderà la sua ricompensa."(Mc 9,41)



"Un bicchiere di acqua fresca".
L'omelia di Don Carlino a Radio Mater si è soffermata su quel bicchiere d'acqua fresca che ognuno di noi deve dare all'orfano, alla vedova, a chi non ha nessuno che si prenda cura di di noi, che lo assista, che lo curi, che paghi per lui.
Un bicchiere di acqua fresca.
Tutti siamo più o meno capaci di dare un po' di acqua a chi ha sete e ce lo chiede.
L'acqua costa poco, la cosa che almeno nei nostri paesi industrializzati scorre nei tubi e arriva ai rubinetti delle case, depurata, limpida, potabile.
Dei servizi che ci fornisce lo Stato, il Comune, la Regione, il Quartiere, è quello più a buon mercato.
Per questo, quando pensiamo all'acqua da dare non ci sembra che il Padreterno ci chieda un grande sforzo.
Ma non è così per tutti gli uomini.
Ci sono quelli che l'acqua se la devono conquistare scavando con le mani nella sabbia, rompendo la roccia, aspettando che dal cielo arrivino aiuti umanitari o succhiandola attraverso cannucce dai pantani di piogge rade che di tanto in tanto scendono come manna dal cielo.
Ricordo il Sahel e il e il Kalahari, luoghi studiati sui libri, quando non c'era la televisione a mostrarceli nei documentari.
Un'acqua che anch'io mi sono dovuta sudare, quando appena finita la guerra, le condutture erano rotte e arrivava solo la notte qualche ora, seppure... a fare la veglia, stare di sentinella, aspettando il gorgoglio festoso che ci riempiva di gioia.
Noi eravamo piccoli e non eravamo addetti ai lavori pesanti, però ricordo il razionamento dell'acqua di giorno, specie quando faceva caldo e volentieri ci avremmo sguazzato nell'acqua, come oggi fanno Giovanni ed Emanuele nella piscina in campagna.
Un bicchiere d'acqua fresca.
Se uno ti dà un po' d'acqua fresca capisci che si è preoccupato di te, che ti ha dato di più di quello che tu gli hai chiesto e di più di quello che speravi e lì riconosci il Signore che si sta chinando su di te, che ti sta curando le ferite e ci sta versando l'olio della sua tenerezza.
“Sono sazio degli olocausti di montoni
e del grasso di pingui vitelli.
Il sangue di tori e di agnelli e di capri 
io non lo gradisco...” 
lo detesto, come detesto ciò che mi dai senza metterci il cuore, senza che quell'offerta risponda, corrisponda ad un sacrificio reale e non virtuale, un sacrificio che impegni e coinvolga tutta la tua persona....
"La sera in cui fu tradito prese il pane, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli e disse: prendete e mangiate… Prendete e bevete…"
Gesù ci dà il suo sangue che non è limpido, nè fresco, quello di una persona sgozzata come un agnello condotto al macello.
Eppure quel sangue ci toglie la sete e ci rigenera e ci dà vita.
Un bicchiere di acqua fresca.
È quello che detti a Nuccio mio fratello negli ultimi tempi della sua malattia, negli ultimi tempi della sua vita, è quello che detti a papà quando lo andavo a trovare e parlavamo di Dio e della Madonna e della pianta che, man mano che cresce, va travasata in un vaso più grande per poi tornare nel grande Giardino, lì dove può espandersi e crescere e fare ombra e dare frutti dolci e maturi.
Acqua fresca.
Nuccio me ne dette quando cominciò ad accorgersi che io cucivo e che mi avrebbe fatto piacere avere dei fili ( che gli avanzavano dal campionario di rappresentante di filati), ma l'acqua più fresca me la diede comprandomi ( nella sua ultima uscita, prima di morire) una sedia reclinabile perchè stessi più comoda quando andavo a trovarlo.
A volte, anzi sempre non ci accorgiamo che quello che abbiamo dagli altri è fresco ed è anche buono, perché siamo voraci, perché siamo sempre proiettati sul dopo e non siamo abituati a ringraziare.

giovedì 7 febbraio 2019

Partire



Meditazione sulla liturgia di
giovedì della IV settimana  del Tempo Ordinario 
anno dispari

Letture: Eb 12,18-19.21-24;Salmo 47; Mc 6,7-13

"Essi partiti, proclamarono che la gente si convertisse"(Mc 6,12)

Partire è la risposta ad un mandato che viene dal Signore.
Noi abitiamo in una zona della città, che io sono solita chiamare"Reparto partenze", perchè la nostra casa è vicina alla Stazione, alle Poste, all'Ospedale e al Cimitero.
Tutti luoghi che evocano momenti di vita o di morte a seconda della posizione in cui ti trovi.
La Stazione è luogo di partenze e di arrivo come le Poste , come l'Ospedale.
Il cimitero è un luogo fermo all'apparenza, un luogo immobile e muto, ma forse è quello dove incontri la verità, quella che occhi non vedono e orecchie non odono, quella che mette in funzione gli strumenti più nascosti dell'anima.
A me piace partire, non mi piace stare ferma, mi piace anche arrivare perchè nel primo e nel secondo caso è contemplato un cambiamento di posizione, una novità da scoprire a cui attingere per proseguire il cammino.
Non amo andare al cimitero e la scusa è che non ce la faccio, che non posso camminare, che i miei cari li posso pregare anche stando qui seduta in poltrona.
Ma gli occhi sono fatti per vedere e le orecchie per ascoltare e, se vai al cimitero, non pensi solo ai tuoi morti, ma ti parlano di più le tombe, quelle coperte di fiori freschi e quelle abbandonate, quelle su cui nessuno più piange e quelle attorno alle quali si intessono preghiere e discorsi, si condividono pene, agonie, strappi, mutilazioni violente, inconsolabili, dove potresti intessere un poema sulla bellezza e sublimità del vangelo, dove si rende visibile Dio attraverso la corrispondenza d'amorosi sensi o dove Dio sembra non abitare per l'ingiustizia di tante vite.
Un tempo andavo al mare per scrivere a Dio il mio poema, ma da qualche tempo sono distratta dalla posizione lontana dall'infinito cosparso di scintillanti, perchè l'ombrellone è in ultima fila e non vedo nulla e perchè i miei vicini sono mattinieri e hanno voglia di parlare.
Forse, se trovo una panchina, è bene che pensi di andare in un cimitero per collegarmi con Dio e con le pene degli uomini, contemplando la croce, il segno inestinguibile della vittoria di Cristo sul male.
E' facile lodare, benedire e ringraziare il Signore davanti alle bellezze della natura, il creato incontaminato come lo è il mare al mattino quando il sole con i suoi raggi lo accende di scintillanti.
Ma la sfida e il compito è quello di elevare a lui una lode ancora più grande davanti a ciò che non vedi non senti non tocchi, perchè è nell'uomo vivente che si manifesta.
La fede ci induce a credere che, se Gesù è risorto, anche noi risorgeremo e che il cimitero è un luogo dove ci si riposa, si dorme, in attesa del Suo ritorno.
Tu dici Signore che non entreranno nel tuo riposo i malvagi e io mi auguro di non essere tra questi, anzi vorrei che l'inferno fosse vuoto e che tutti potessero godere dell'eredità che hai promesso ai tuoi figli.
Io non sono brava Signore, nè a parlare nè a tacere, non sono costante nella preghiera e non riesco a vivere staccata dalle cose del mondo,  anche se mi attraggono molto meno di prima.
Non amo soffrire nè riesco sempre ad offrirti il mio dolore, faccio fatica a dire" Sia fatta la tua volontà" specie quando il dolore non mi dà tregua.
Ai tuoi discepoli tu hai dato il potere di scacciare gli spiriti impuri e io penso di averne bisogno.
Ma di persone che incessantemente preghino su di me Signore non ce ne sono.
Saltuariamente trovo qualcuno che si muove a pietà.
La mia ancora di salvezza sei tu Signore, sacerdote perenne, Maria associata al tuo ministero sacerdotale e poi i miei cari che mi hanno preceduto e che oggi per me operano molto più efficacemente per il mio bene di quanto fecero in terra.
La destinataria dell'annuncio questa mattina sono io e voglio accogliere nella mia casa la Tua Parola mettendomi in ascolto e aprendoti il cuore.
Signore  aiutami a  non legarti le mani, a farti spazio, ad essere docile ai tuoi insegnamenti.
Fa' che nessuno dei tuoi discepoli se ne vada dalla mia casa scuotendo la polvere dai sandali.
Rimani Signore dentro di me, donami il balsamo della tenerezza, l'olio della compassione, il profumo della condivisione e del servizio, fa' che io mi lasci guardare da te, che non mi vergogni delle mie vesti lacere e sporche, delle mie nudità, delle mie ferite sanguinanti.
Signore aiutami a non avere fretta, a saper attendere il mio turno, a riempire di te ogni momento della giornata.
Che mai dimentichi quando sei venuto a visitarmi.

domenica 21 ottobre 2018

SERVIRE


(Mc 10,45)
Il Figlio dell’uomo è venuto per servire 
e dare la propria vita in riscatto per molti.
MEDITANDO SULLA LITURGIA della XXIX domenica del TO anno B
(Is 53,10-11) 
Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.
Parola di Dio
Sal 32
Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo.
Eb 4,14-16
Fratelli, poiché abbiamo un sommo sacerdote grande, che è passato attraverso i cieli, Gesù il Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della fede. 
Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato. 
Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia, così da essere aiutati al momento opportuno.
Parola di Dio
VANGELO
Mc 10,35-45
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». 
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Parola del Signore

Oggi Signore è domenica e mi piace lodarti benedirti e ringraziarti per questo giorno di riposo in te, per questa opportunità straordinaria di poter non sedere alla destra o alla tua sinistra, ma di prendere ancora più coscienza che noi siamo nel tuo cuore, in mezzo, non di lato e che grazie al tuo amore occupiamo un posto di privilegio senza meritarcelo. 
Questo giorno rinnovi per tutti la grazia di sentirsi chiamati alle nozze, di vivere il servizio solo come segno tangibile del tuo amore riversato su tutti noi.
Non noi ma tu compi il miracolo di dire di sì ad ogni fratello incontrato sulla nostra strada e in lui vedere te che soffri, povero, malato, abbandonato, rifiutato, solo.
Grazie Signore per questo ottavo giorno, per questo miracolo di un tempo che si moltiplica all'infinito, quando sei tu che ne tessi le fila, tu il fine il mezzo il senso .
Molti anni sono passati sulle mie spalle e, se penso con lo spirito del mondo dovrei rammaricarmi perchè sono pochi quelli che mi rimangono da vivere. 
Ma a me sembra che da quando ti ho incontrato conosciuto e riconosciuto l'infinito suona straordinarie melodie sul mio corpo straziato da dolori ma tenuto insieme dallo Spirito, la tua forza divina che fa nuove tutte le cose e le santifica e le modella e le fonde e le trasforma in ciò che serve, in ciò che a te è gradito. 
Non io Signore mi attribuisco meriti in questa straordinario viaggio alla volta della casa definitiva, la patria celeste, ma tu che ogni giorno mi stupisci con i miracoli dell'amore.
A volte ti sento lontano, a volte sono angosciata da tante prove, a volte la sfiducia e lo scoraggiamento mi fanno piombare nell'inferno di pensieri distruttivi.
Ma non riesco a dimenticarti, Signore, anche quando sono arrabbiata con te, non riesco a trovare niente e nessuno che mi corrisponda come tu sei solito fare. 
Continuo come soleva dire mio padre, quando andava al lavoro, a prendere servizio ogni mattina, anche se il corpo è fortemente provato dalla malattia e dai dolori che si scatenano specie di notte.
Il rosario è la mia medicina, Maria la mia infermiera, in attesa che tu , il medico, alle luci dell'alba venga a farmi visita e ad aggiornare le terapie attraverso la tua parola, che leggo avidamente.
Ieri è stato bello riconciliarsi con il mio corpo, quando durante la messa ho pensato che il mio corpo è anche il tuo e il mio dolore il tuo dolore. 
Ho cessato di chiedermi il perchè di tanta sofferenza e ti ho messo il mio corpo tra le mani, quel corpo da cui spesso vorrei fuggire nella certezza che tu e solo tu avresti trovato un modo per farlo servire. 
Oggi mi confermi che non mi sbagliavo e che tu mi darai un supplemento d'amore per unirmi più strettamente a te.

domenica 3 giugno 2018

SS CORPO E SANGUE DI CRISTO






(Gv 6,51)
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.





"Voi stessi date loro da mangiare" (Lc 9,13)

Oggi, voglio partire da me, dal mio corpo che mi fa stare così male e non da te, come un giorno decisi in questo deserto avaro di oasi, per farmi rigenerare dalla tua Parola, per  farmi partorire da te Signore con quel Fiat che non ti limitasti a pronunciare quando creasti il mondo.
Ogni giorno m'invento la vita sono solita dire, dimenticando di renderti grazie perché tu e solo tu sei il datore di vita, tu e solo tu mi dai occhi nuovi e cuore nuovo per vedere le cose da un'altra posizione.
Questa mattina , dopo aver letto la tua parola però non ho potuto fare a meno di pensare al mio corpo, alla sofferenza che lo fa esistere, al senso di un dolore che non si misura se non sei tu che  fai nuove tutte le cose.
Oggi la Chiesa fa festa ricordando il dono dell'Eucaristia, il dono del tuo Corpo perché non dimenticassimo il prezzo pagato per il nostro riscatto, perché fossimo capaci di fare altrettanto per i nostri fratelli che hanno bisogno di un tu che si prenda cura di loro, per un cibo che non li avveleni e li scampi da morte sicura.
Il cibo del mondo è inquinato, tossico, velenoso e noi, senza accorgercene ci ammaliamo e moriamo ogni giorno un poco.
Penso a tutte le mie malattie che mi hanno reso fin dalla nascita la vita difficile. Tutte originate da un' alimentazione sbagliata.
A cominciare da quando venni concepita in tempo di guerra, quando si faceva la fame sul fronte, ed era grazia  trovare qualcosa di commestibile da a mettere sotto i denti, qualunque fosse il sapore.
Quando nacqui il colore della mia pelle era tanto scuro che i miei stentarono a riconoscermi come  figlia  legittima, più propensi a credere che mamma era stata vittima di uno stupro da parte di un abissino.
Il mio corpo da allora portò le stigmate di un alimentazione sbagliata e i disturbi che oggi sono estesi a tutte le membra, mi portano a pensare quanto sia importante preoccuparsi per tempo delle conseguenze di cattive abitudini di un alimentazione scorretta.
Il mio pensiero oggi va a Maria, la prima dei salvati, la donna che ti accolse nel suo seno fecondo, ti nutrì con il pane e la Parola del cielo e ti diede alla luce perché noi tutti potessimo godere dei frutti del Tuo sacrificio.
Poteva anche abortirti e, se la cosa fosse capitata oggi, nessuno si sarebbe scandalizzato.
Con il suo "Eccomi! mise i gioco la reputazione e la vita .
Maria ci insegna come dar da mangiare alle folle, offrendo il suo corpo, che tu hai benedetto attraverso le parole dell'angelo.
"Kaire, il Signore è con te."
Per dare da mangiare ai tanti Gesù che incrociano le nostre strade dobbiamo avere la gioia nel cuore, dobbiamo avere con noi  te, Signore Gesù, che ci nutri nelle nostre più intime fibre.
"Ho sete" hai detto alla Samaritana che stava al pozzo. 
La brocca, la nostra brocca ti manca perché la possa riempire di acqua, di vita nuova, rigenerata dallo Spirito.
Tu chiedi a me di darti il mio corpo Signore questa mattina e io mi chiedo cosa te ne puoi fare visto come è conciato.
Non ho dormito tutta la notte per i crampi dolorosi che, a detta del medico che mi ha in cura, sono segno della disintossicazione a cui mi sto sottoponendo, una crisi di astinenza l'ha chiamata.
Quando tanti anni fa una persona a cui mi ero rivolta per guarire da disturbi continui e inspiegabili, mi disse che dovevo smettere di mangiare tutto quello che avevo mangiato fino a quel momento, lo ritenni pura follia.
Continuai i miei viaggi della speranza cercando l'antidoto, scartando a priori tutto quello che riguardava un cambiamento radicale nell'alimentazione.
Non si trattava di quantità ma di qualità dei cibi ed io non ero disposta a rimetterla in discussione.
Penso oggi alle parabole della vita attraverso cui tu ci porti a entrare nel mistero del corpo chiamato all'amore, donato per amore.
Penso che la prima eucaristia l'abbia celebrata Maria.
Per lei la Messa non ha avuto mai fine, perché tu l'hai resa prima madre e poi Sposa, realizzando il sogno della tua Famiglia d'origine.
E chi più di una madre fa esperienza di un amore tanto grande da offrire il proprio corpo per dare vita al figlio?

Grazie Signore perché attraverso le prove della mia vita mi hai fatto capire che, se vogliamo stare bene e far stare bene è necessario disintossicarsi, svuotarci di tutto ciò che non ci appartiene, che è nocivo o superfluo.
Grazie perché la prova è il segno di una cura di disintossicazione a cui ci chiami per poter godere dei tesori del regno.
Grazie perché ci fai una sola cosa con te, grazie perché trasformi il nostro corpo mortale nel tuo immortale, quando diventiamo pane spezzato e vino versato per le folle in attesa di una parola d'amore vero.

A Maria oggi voglio chiedere aiuto perché il dono del corpo, il memoriale della passione e morte di nostro Signore , la comunione con i fratelli mi aiuti a liberarmi da tutto ciò che non mi appartiene perché non mi serve, a disintossicarmi delle delizie fugaci del mondo, a donare a Dio tutto quello che ho, che a me sembra poco e malandato perché lo benedica e sfami le folle che lo cercano con cuore sincero.



mercoledì 30 maggio 2018

"Il Signore è mio sostegno, mi ha liberato e mi ha portato al largo, è stato lui la mia salvezza, perché mi vuol bene." (Sal 18).


L'immagine può contenere: pianta, fiore e spazio all'aperto


"Il Signore è mio sostegno,offerta
mi ha liberato e mi ha portato al largo,
è stato lui la mia salvezza, perché mi vuol bene." (Sal 18).

Come vorrei Signore poter dire con fermezza e certezza di non essere smentita che tu sei il Signore!
Quanta fatica ad accettare la prova, a non vedere, non toccare, non capire la via della salvezza!
L'angoscia diventa la tua padrona quando il corpo geme e le tue mani sono legate e i tuoi piedi e la testa e il cuore.
Solo la bocca va ripetendo i tuoi insegnamenti e ti loda con una preghiera violenta, senz'anima, nella speranza che tu ti muova a compassione e mi tenda la mano e mi dica" Coraggio, sono io, non avere paura!"
Quando dormi nella barca e le onde si fanno più minacciose vorremmo vederti all'opera, rimboccarti la veste, usare le mani e darci istruzioni per non affogare.
Quante volte mio Dio sei venuto in mio aiuto ed è bastata una sola parola, un'anelito dell'anima, quante volte sei venuto senza che me ne accorgessi, all'improvviso e mi hai aiutato a superare indenne l'abisso che mi si parava dinanzi.
Ora sempre più spesso, man mano che avanzo su questo sacro monte il tuo aiuto si fa attendere e io mi smarrisco e ho paura.
Signore ti offro la mia paura, la paura che fu di mia madre e che non capii fino a quando non la sperimentai sulla mia persona per 11 anni consecutivi, paura senza te da invocare, benedire o maledire, senza nessuno con cui relazionarmi nel bene e nel male.
La solitudine che mi schiacciava inconsapevolmente portava a te che sei un Dio di comunione, di condivisione, di amore.
Tu Signore hai riempito il vuoto dell'attesa, lo strazio delle ferite, l'angoscia dell'anima.
Tu Signore solo puoi traghettarmi nel tuo oltre, nel giardino che ci donasti quando ci hai creato e ridonato quando ci hai ripreso dall'inferno in cui eravamo piombati.
Le colpe dei padri ricadono sui figli, e noi stiamo sperimentando quanto sia vera questa affermazione che un tempo mi sembrava priva di ogni fondamento e sostanzialmente ingiusta.
Siamo abituati a guardare fuori di noi e a puntare il dito su tutto quello che gli altri fanno di sbagliato ma facciamo una fatica immane a riconoscere le nostre colpe e a fermare il male che come una valanga si ingrandisce man mano che avanza.
Pietà di noi Signore, contro di te abbiamo peccato, nel peccato mi ha generato mia madre.." Parole fino a poco tempo fa incomprensibili, perchè non vedevo la connessione tra il prima e il dopo, tra le buone o cattive abitudini che si ereditano volenti o nolenti.
E' strano come sia chiaro e scontato applicare il principio dell'ereditarietà quando si tratta di caratteri somatici, di predisposizioni a certe malattie, di attitudini mentre è inammissibile quando si tratta di cattive abitudini, di uso colpevole, distorto di beni che non ci appartengono.
Ma ciò che più condiziona la nostra vita è l'incapacità di finalizzare le nostre azioni al bene comune.
Tu sei venuto Signore a dirci tutte queste cose che solo ora sto capendo quanto siano vere.
Da soli non ce la faremmo mai Signore a disboscare una terra incolta da tanti anni, a fare ordine nella nostra casa dove abbiamo ammassato ogni sorta di cose.
Da soli Signore saremmo persi, perchè il tuo e nostro nemico fa di tutto per confonderci le idee e attttirarci con soluzioni a buon mercato.
Da soli non possiamo fare nulla, Signore, perchè grande è la nostra colpa e nella colpa siamo stati generati.
Ma tu Signore, Dio di amore, compassionevole, lento all'ira e ricco di compassione ci hai dato tutto, ma proprio tutto quello che ti apparteneva.
Ci hai dato prima di tutto una madre, Tua madre, perchè ci parlasse di te, ci ricordasse tutto quello che tu hai detto e fatto, intimamente unita attraverso lo Spirito a te, ci hai dato i tuoi angeli che ci custodiscono e ci spianano la strada, ci hai dato i tuoi santi esempio di vita vera e feconda, ci hai dato il tuo Spirito Signore per trasformare i nostri cuori di pietra in cuori di carne, perchè uscissimo dai nostri seplcri e tornassimo a vivere nel tuo giardino.
Come è bella la primavera quando i fiori si schiudono e l'erba cresce e gli alberi si rimpolpano di foglie e tutto ci sorride.
Dovrebbe durare sempre la primavera, perchè il cuore si apre alla speranza della vita che si rinnova.
Fa che rimaniamo ancorati alla tua parola, nella certezza che il tempo è nelle nostre mani nella misura in cui l'infinito è nei nostri cuori.

domenica 25 febbraio 2018

" Rabbi è bello per noi stare qui" (Mc 9,5)

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" Rabbi è bello per noi stare qui" (Mc 9,5)

Oggi Signore ci ricordi la bellezza del nostro corpo, mostrando il tuo trasfigurato come apparve dopo che fosti sfigurato e crocifisso.
E' un anticipo di paradiso quello che oggi, ci fai pregustare ed è bene che questo accada.
Spesso ci dimentichiamo a cosa siamo chiamati, da dove veniamo e dove andiamo, ci dimentichiamo che questa vita che stiamo vivendo nella carne è il seme che darà frutto a suo tempo.
Le pagine che la liturgia oggi sottopone alla nostra meditazione, il pane che oggi ci doni non possono non farmi pensare a quale speranza siamo chiamati e cosa concretamente ci sarà dato dopo la fine di questo viaggio, da quando abbiamo lasciato la nostra terra e ci siamo incamminati su una strada che non conoscevamo, fidandoci di te, come Abramo..
Tu Signore ci prometti una terra dove scorre latte e miele, dove tu hai preparato un banchetto di grasse vivande dove tutti i popoli confluiranno per godere della tua gloria in eterno, per sempre.
Bisogna salire sul monte per contemplare la bellezza della terra che tu hai promesso ai nostri padri e che hai dato a noi attraverso il Battesimo.
Mosè la vide da lontano, non gli fu permesso entrarvi perchè doveva aspettare te che negli Inferi saresti andato a liberarlo, mentre i tuoi piangevano la tua morte, insieme con tutti quelli che in vita non vi entrarono, ma che credettero alla tua promessa.
Il nostro corpo che tu hai impastato con la terra e su cui hai alitato il tuo Spirito è destinato alla corruzione da quando quella terra abbiamo deciso di usarla per trarne un piacere personale, infischiandocene dei tuoi consigli di progettista e di padre.
...di te che sei Dio, Creatore e Signore di tutte le cose e che se di tutte hai detto che era cosa buona, solo dell'uomo maschio e femmina hai detto che era cosa molto buona.
A tua immagine e somiglianza ci hai ceato per l'eternità.
Ma noi siamo un popolo di dura cervice e abbiamo voluto fare di testa nostra, perciò ci ritroviamo in questa valle di lacrime.
Penso alla terra e al corpo a cui tu hai dato forma e vita, penso all'uso che di questo corpo ho fatto nella mia vita e sono presa da grande angoscia e afflizione.
Certo raramente, prima di incontrarti, l'ho messo al tuo servizio, vale a dire a servizio dell'amore.
Il mio corpo ha cominciato a parlare, a gridare più forte, a urlare il suo dolore perchè non lo usavo per ciò per cui tu l'avevi creato.
Il mio corpo si è ammalato, è diventata una macchina incidentata che perde i pezzi per strada.
Ma oggi che ti ho fatto salire, sei il mio navigatore che mi porta dove è necessario.
A spinta, in riparazione, a tre cilindri, con la carrozzeria che va a pezzi, non ho mai fatto tanta strada e spesso mi sembra di essere entrata nella terra promessa.
Peccato che queste incursioni dello spirito durino giusto il tempo per non farmi dimenticare tanti tuoi benefici.
Bisogna scendere a valle e fidarsi di te, come di te mi fido quando mi chiedi di accompagnarti sul monte.
Tu hai restituito alla mia terra la dignità perduta, gli hai dato e rinnovato la sua funzione di essere luogo in cui germoglia la vita.
Tu Signore mi hai fatto attraversare il deserto per farmi convincere che non di solo pane vive l'uomo e che mai mi farai rimanere a digiuno.
Ti ringrazio Signore del corpo che tu mi dai nell'Eucaristia, ti ringrazio di quello che oggi moltiplicherai sugli altari del mondo, non guardando all'entità dell'offerta, ma a quel poco che riusciamo a darti, non sempre le primizie del nostro raccolto, nè gli animali migliori dei nostri allevamenti, che tu non ti stanchi di benedire.
Tu Signore ci renderai capaci, ne sono certa, di offrirti tutto, man mano che procediamo in questo esodo, su questa terra piena di spine.
Sono certa che tu ci farai dire: " Un corpo mi hai dato, e io ho detto -Eccomi! Sul rotolo del libro è scritto di fare il tuo volere-"
So Signore che saremmo raggianti guardando te, adorando te, specchiandoci in te.
Credo che trasformerai il nostro corpo, la terra che ci hai promesso in un luogo di delizie come hai fatto per Maria.
Perchè tu sei la nostra terra promessa , tu sei il luogo del nostro riposo, tu la pianta in cui innestare la terra di cui siamo fatti, il nostro corpo mortale, perchè diventi di carne, fonte di grazia per tutti gli affamati del mondo

martedì 19 settembre 2017

Compassione

" Il Signore fu preso da grande compassione" (Lc 7,13)

La compassione è virtù divina, è lasciarsi toccare, penetrare fin nelle più profonde viscere dal seme della vita, è un anelito che sfocia nella vita di un'altra persona che ti entra dentro attraverso questo sentimento di luce e che poi esce fuori da te formato e vitale, miracolo di Dio che ogni volta ci sorprende con i fiori che continua a far spuntare nel nostro giardino.
Ho pensato a quante donne hanno la grazia di poter dare vita ad un bambino, e non sono consapevoli del miracolo di cui si fanno strumento e segno.
Oggi la liturgia ci fa assistere a due funerali, quelli a cui mai vorremmo partecipare, perché quando una madre perde un figlio non ci sono parole che consolano, presenze che attenuano la pena, a meno che non sia quella di nostro Signore che ci risuscita ogni volta che andiamo dietro ad una bara, ogni volta che ci portiamo in chiesa il nostro bagaglio di morte, i nostri fallimenti, il nostro orgoglio, le nostre divisioni, la nostra incapacità di commuoverci e perdonare.
Gesù ci aspetta anche oggi nella mensa eucaristica per darci ciò che ci serve per rialzarci, camminare spediti, per annunciare che eterna è la sua misericordia.
Ci sono morti chiusi in casse di legno e morti che camminano, morti di cui incrociamo lo sguardo triste, sconsolato, arrabbiato, sfiduciato, morti con gli occhi spenti, che da noi aspettano la resurrezione e la vita.
Ma che possiamo fare noi, poveri cristi, con tutti i problemi che ci affliggono a questa gente, tanti, troppi in verità, che ha perso la gioia di vivere isolandosi dal mondo, tagliando la rete di comunicazioni vitali per evitare il peggio?
Sono arrabbiati con gli uomini e con Dio queste persone che dimorano nei cimiteri.
Sicuramente se in chiesa ci vanno, non trovano quello che vogliono, non cercano quello che c'è, arrivano in ritardo e saltano la parte iniziale, la più importante, quella in cui si chiede perdono a Dio e ai fratelli per i propri peccati.
Perché la messa non è valida, ma meglio dire non porta frutto, se arrivi in ritardo e ne perdi un pezzo.
Contrariamente a quanto ci avevano fatto credere, che il precetto era assolto e non facevi peccato, se arrivavi prima che si scoprisse il calice.
Dicevo della messa e dei funerali.
"Annunciamo la tua morte o Signore e proclamiamo la tua resurrezione in attesa della tua venuta" lo dice il sacerdote insieme all'assemblea dopo la consacrazione.
In ogni celebrazione eucaristica ci confrontiamo con la morte, anche se non c'è un carro funebre.
Ma il Signore ha compassione di noi, del nostro pianto dietro le bare in cui abbiamo rinchiuso le cose inutili che ci sono venute a mancare.
Ci fa sedere e non ci chiede cosa ci manca ma cosa abbiamo. E' quello che dobbiamo offrire, mettere nelle sue mani perché lo benedica.
Si può benedire la morte, la perdita del lavoro, un tradimento, la malattia, la solitudine?
Sembra impossibile, ma se lo fa Dio,( ci ha salvato attraverso il suo sacrifici), ci renderà capaci di fare altrettanto se mettiamo in comune quel poco che abbiamo, provando compassione per chi ha la morte nel cuore.
La chiesa anche durante funerali si trasformerà in una straordinaria festa di nozze dove da invitati scopriamo di essere i festeggiati, i risorti, sposi di Cristo che non smette mai di farci proposte d'amore. .

lunedì 14 agosto 2017

CONSEGNARE

"Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini"
(Mt 17,22)


Della parola di oggi mi ha colpito il verbo consegnare.

Gesù si consegna al Padre, il Padre lo consegna a noi, noi lo consegniamo nelle mani dei carnefici, tradendolo di fatto ogni che i 
i nostri interessi li anteponiamo a Lui docile e mansueto, come agnello senza macchia si consegna nelle nostre mani, volontariamente, si fa dono, dicendo sì al dolore, alla sofferenza, al rifiuto, alla morte.
Come è possibile che Gesù, sapendo dall'inizio quale sarebbe stata la sua vita, come si sarebbe conclusa, non arretra ma si offre a noi che per quanti sforzi facciamo non siamo capaci di dargli quello che gli compete di diritto?
Le tasse spesso non le paghiamo perché magari non abbiamo i soldi, ma anche quando li abbiamo cerchiamo di evaderle, ritenendo lo stato ingiusto e oppressore e, se possiamo farci qualche sconto, sicuramente non ce lo andiamo a confessare.
Comunque il problema ce lo poniamo, mentre è raro che ci poniamo il problema della consegna o riconsegna dei beni elargiti da Dio gratuitamente a noi nel tempo o all'improvviso.
Viviamo come se fossimo eterni e cerchiamo di tesaurizzare per la nostra tranquillità futura quanto più è possibile come se fossimo solo noi ad abitare il pianeta.
Spesso sono riconsegne dolorose e, specie se l'età avanza, sempre più mortificanti e dolorose.
Viviamo veramente nella nebbia, non curandoci delle varie consegne da fare.
Il problema infatti sta non tanto nel riconsegnare i beni a noi affidati da custodire e far fruttificare, ma nel consegnare a Dio la nostra volontà come ha fatto Gesù e come ci ha insegnato a chiedere nel Padre Nostro.
Solo se la nostra vita è nelle Sue mani non dobbiamo temere di nulla, perché noi siamo suoi e riscattati a caro prezzo.
Non è semplice dire" Sia fatta la tua volontà" quando contraddice il buon senso, la nostra giustizia, la nostra idea di bene e di vita.
Voglio chiedere oggi al Signore di rendermi capace di consegnarmi a Lui con le braccia spalancate, inchiodate alla sua croce, per dirgli: "Ti scopro la mia parte più vulnerabile, il cuore, come hai fatto tu. Mi fido di te Signore!
Continua ad operare miracoli nella mia vita!"

sabato 10 giugno 2017

Fede

"Io sono stato inviato per metterti alla prova"(TB 12,13)

Ci sono tante cose che ancora non capisco, tante che la Parola di Dio mi svela e tante che mi nasconde.
Nel testo che la liturgia del giorno ci propone l'angelo Raffaele dichiara che è stato mandato da Dio a Tobi per metterlo alla prova.
Per quello che ho capito leggendo il libro di Tobia, mi sembra che Raffaele sia stato mandato come "medicina di Dio", vale a dire che è stato mandato per la guarigione materiale e spirituale di tutti i protagonisti della storia.
Grazie a Tobi che si lascia accompagnare e guidare dall'angelo, ma anche dalle parole e dall'esempio del padre, Sara sarà liberata dal demonio ammazzamariti, Asmodeo, i soldi saranno recuperati, la medicina per guarire il padre sarà portata a Tobia sì che ritrovi la vista.
Tobi si è fidato del suo accompagnatore e tutti vissero felici e contenti.
La prova per Tobi quindi è quella di non aver mai dubitato di Dio, accettando quanto il suo accompagnatore man mano gli suggeriva, senza il minimo dubbio che non fosse giusto.
Tobi non è diffidente, sa che da solo non può portare a termine il compito che il padre gli ha affidato e con umiltà segue il suo accompagnatore.
Noi facciamo fatica a fidarci delle persone, pensando sempre che siamo migliori, più bravi, almeno se non in tutto quello che dicono e fanno.
" Gareggiate nello stimarvi a vicenda" è scritto,"il primo di voi sia l'ultimo... chi si esalta sarà umiliato, chi si umilia sarà esaltato... non sono venuto per essere servito ma per servire... l'anima mia magnifica il signore perchè ha guardato l'umiltà della sua serva..."
Il passo del vangelo di oggi ci parla proprio dell'umile obolo della vedova, a cui Gesù dà più valore di tutte le ricchezze che versano nel tempio i benestanti, per farsi vedere, non privandosi di nulla, dando il superfluo a Dio, svuotando di senso il sacrificio a cui dovevano servire le offerte.
Così liturgia dei sabato della IX settimana del TO ci fa riflettere su quanto sia importante non apparire ma essere.
Davanti a Dio non si può barare, perchè Lui scruta il cuore e vede se gli offriamo il superfluo, se nel tesoro del tempio gettiamo monete false.
L'uomo creato a immagine e somiglianza di Dio è l'unica moneta che possiamo restituirgli perchè ne faccia un capolavoro.
Tobi, Sara, hanno attirato lo sguardo di Dio per la loro umiltà " Ha guardato l'umiltà della sua serva" dice Maria nel Magnificat e possono essere certi di avere una ricompensa duratura.
In cambio dei nostri sacrifici spesi sull'altare di idoli muti noi riceviamo delusioni a non finire, ricompense che non durano nel tempo che non pagano e non appagano.
Sull'altare oggi voglio deporre il mio orgoglio che faccio fatica a mettere da parte e voglio con le parole di Maria dire" Eccomi, sia fatto di me come tu vuoi"

venerdì 21 aprile 2017

Incontri


Meditazioni sulla liturgia
 di venerdì di Pasqua
" In nessun altro c'è salvezza" ( At 4,12)

Mi piacerebbe che la Pasqua non avesse mai fine, che l'incontro con il Risorto non dipendesse dall'età, dal sesso, dalla bravura, mi piacerebbe che Gesù ogni giorno si mostrasse nelle pieghe sgualcite della mia storia, nei momenti di smarrimento, di angoscia, di pianto, nei tanti momenti in cui mi sembra di essermi affaticata invano.
Mi piacerebbe non stancarmi mai di cercare Gesù, anche se sbaglio luogo, anche se non sono in grado di riconoscerlo.
Mi piacerebbe che mi chiamasse per nome, che la sua parola mi procurasse un tuffo al cuore, inconfondibile segno della sua reale presenza.
Mi piacerebbe scoprire ogni volta che mi chiede da mangiare che non io ma Lui ha già preparato la mensa, che il cibo non io ma lui provvede a procurarlo se presto ascolto alla sua parola.
Sembra strano che Gesù, potendo da solo avere tutto ciò che gli serve chiede a noi di collaborare.
Che senso ha spenderci per fare qualcosa di cui potremmo godere senza fatica?
Spesso me lo sono chiesta quando non pensavo di potergli offrire niente, perchè non avevo niente in mano che il mio fallimento.
Gesù oggi ai discepoli chiede di gettare le reti dall'altra parte e di tornare a pescare di giorno... una pazzia per chi conosce il mare e le abitudini dei pesci.
Bisogna fidarsi di Lui, anche quando non lo riconosci, non lo senti vicino, anche quando il silenzio ti schiaccia, il vuoto ti fa paura, quando non hai niente più in mano che possa darti la vita.
Pietro ha guarito lo storpio con la potenza del Suo nome.
Nel suo nome voglio gettare le reti per diventare pescatrice di uomini, gettarle dove Lui mi dice, quando non a me ma a Lui sembra più opportuno.
Vorrei orecchie attente, occhi perspicaci, mani operose per vivere la straordinaria esperienza del Dio con noi, l'Emanuele che si fa compagno di vita per indicarci la strada e non ci lascia mai soli, specie se si fa sera e le ombre della notte ci atterriscono.
Resta con noi Signore perchè senza di te la notte non ha mai fine.
Siediti alla nostra mensa e benedici quel poco che abbiamo, trasformalo in pane di vita tu che sei la Vita, tu la nostra unica Speranza, tu il nostro Salvatore e Redentore.

venerdì 24 marzo 2017

Spine

" Io li guarirò dalle loro infedeltà" ( Os 14,15)

Ho tanto dolore Signore per la malattia del corpo che non riesco a debellare.
Tu mi dici che mi guarirai dalla mia infedeltà.
Ma non è questo che oggi io voglio, desidero.
Sembra assurdo che tu alla mia preghiera risponda in modo così distante da ciò che mi sembra il mio bisogno primario.
Mi guardo dentro, m'interrogo e mi chiedo quali sono i miei bisogni primari.
Tu Signore sei il mio primo e indiscusso bisogno, senza di te morirei.
Non riesco a staccarmi da te, non riesco a prescindere da te e cerco in tutti i modi di mantenere salda la mia fede, la fiducia in te che hai fatto bene ogni cosa e che vuoi per noi il meglio, vuoi che stiamo bene non solo per un piccolo periodo di tempo ma per tutta la vita.
Mi chiedo in cosa ti sto offendendo, di quale colpa mi sto macchiando perchè tu mi prometta una guarigione dalle mie infedeltà.
Tu un corpo mi hai dato e so che su questo corpo è scritto di fare il tuo volere.
E' possibile Signore che il tuo volere è che io stia sempre così male?
Che la mia vita sia una continua guerra dolorosa, senza esclusione di colpi, una guerra da cui esco sempre più malconcia, ferita, umiliata e delusa?
Possibile che la vita sia questo calvario, questa eterna quaresima, che a me non è dato di godere del frutto della tua eterna misericordia?
Mia madre mi affidava sempre i compiti più difficili, onerosi, di responsabilità perchè diceva che ero brava e perchè di noi fratelli ero la più sana e la più affidabile.
Ieri sentivo un grande bisogno di coccole, perchè non ricordavo di averne ricevute nè da piccola nè da grande.
Ad una persona forte non si fanno le coccole ma i complimenti.
E io di complimenti ne ho avuti tanti fino a quando le persone si sono stancate e hanno dato per scontato tutto di me non facendomi più esistere a meno di usarmi per i loro desiderata.
Ma tu sei Dio, tu mi hai creato, tu mi hai partorito, tu Signore mi hai pensato e amato prima che i miei pensassero a me.
Tu sei mio Padre, tu Signore mi hai dato la vita non per togliermela ogni giorno, ma per renderla piena, perfetta e santa.
Io sono tua Signore non dimenticarlo, sono tua figlia, gregge del tuo pascolo, la vigna che ti sei piantato, la pecorella smarrita, il figliol prodigo, il fico sterile a cui intorno hai smosso la terra per dissodarla.
Tu sei morto per me e mi hai riportato in vita.
Signore riconosco le mie colpe, il mio peccato mi sta sempre dinanzi, ma ora non puoi negare che ce la sto mettendo tutta con il tuo aiuto per camminare sui tuoi sentieri, per non perdere neanche una delle parole che escono dalla tua bocca.
Da quale infedeltà vuoi guarirmi?
Io soffro come una bestia, come una bestia sono portata al macello, nessuno ha pietà di me.
Neanche tu Signore?
Non posso crederci.
Dammi una risposta ti prego, perchè la carie è entrata dentro le mie ossa e il mio corpo va in decomposizione per il troppo dolore.
Il mio corpo è il tuo corpo, il mio dolore è il tuo dolore.
Me lo ripeto spesso, come non voglio mai dimenticare che sei mio Padre.
Fammi riposare un poco Signore, l'agonia è troppo lunga, il deserto sterminato. Fammi guarire Signore, toglimi questa spina dal fianco e fammi vivere una vita normale.
Signore ti prego, se questo dolore serve a qualcosa, prendilo e benedicilo, se ti è utile usalo per combattere la bestia che vuole cancellare la tua immagine nel mondo.
L'Eucaristia diventi scuola di vita, liturgia perenne alla tua scuola.