domenica 22 novembre 2020

"Davanti a lui saranno radunati tutti i popoli" (Mt 25,32)





 "Davanti a lui saranno radunati tutti i popoli" (Mt 25,32)

Non so se questa promessa mi alletta come quando la lessi nel giorno della commemorazione dei defunti. Mi commosse l'omelia di don Ermete su quel "li radunerà" che sapeva di casa, di buono, di famiglia, di un ritrovarsi intorno alla fiamma di un focolare.

Oggi le parole di Gesù mi inquietano perchè si parla di una separazione tra buoni e cattivi, di una condanna per quelli che non l'hanno riconosciuto nell'affamato, nell'asseteato, nell'ignudo...

Ci va giù duro Gesù sulla sorte di quelli che hanno pensato solo a se stessi e se ne sono altamente infischiati degli altri.

Le letture di questo ultimo scorcio dell'anno liturgico del resto ci avevano preparato ad un finale di questo tipo.

Quando prego mi concentro sull'amore di Dio e mi sembra che qualsiasi peccato lui è disposto a perdonarmi. Ogni notte mi stringo a Loro, Padre, Figlio e Spirito Santo, lamia famiglia originaria e mi sento in una botte di ferro perchè chi più di loro hanno a cuore la mia salvezza, la mia salute, il mio bene?

E mi dimentico degli affamati, degli assetati, degli ignudi...

Amare Dio è facile, poerchè non lo vedi e sai che ti vuole bene a prescindere, che è morto per te. 

Amare il prossimo, mettere la mano al portafoglio che in questi ultimi tempi è reduce da un energica cura dimagrante non è poi così scontato, nonostante le buone intenzioni.

Gesù non ci illude, fa sul serio quando parla di amare il prossimo come noi stessi.

Per amare  bisogna farsi prossimi agli altri ma adesso sono di moda le case con ingresso autonomo, le villette massimo bifamigliari o le ville per chi se lo può permettere. Così ci possiamo fare rumore e nessuno ci scoccia o ci disturba con comportamenti a noi non graditi.

Viviamo appartati, negli appartamenti che non è un caso si chiamino così perchè una volta chiusa la porta di casa ci sentiamo finalmente padroni del nostro destino.

E i poveri li guardiamo in televisione, tanto basta per essere informati.

Giovanni il mio nipotino un giorno, era molto piccolo, mi chiese chi erano i poveri e dove poteva trovarli.

Mi spiazzò non poco perchè ero all'inizio di questo cammino e francamente non ne conoscevo o almeno non pensavo di averli mai incontrati.

Poi nella nostra vita è entrata Dubrinka, la bulgara del piano di sotto attraverso i suoi nipotini e poi Sergio il cugino barbone e poi una schiera sempre più numerosa di persone in cui ho cercato il volto di Cristo.

Almeno di loro voglio ricordare quello che scrissi....

SFOGLIANDO IL DIARIO...

"In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. (Mt 25,40)

I poveri

Per questa Pasqua avevamo deciso, io e mio marito, di invitare un povero, uno che aveva bisogno di calore, di famiglia, di amore.

Poi mi sono ammalata.

Quando sono uscita dall' ospedale stavo peggio, per la diagnosi e per i problemi da affrontare, vecchi e nuovi, alla ricerca di qualcosa che mi togliesse almeno il dolore, con l'impossibilità di provvedere a me stessa e agli altri.

I poveri sono entrati a far parte della nostra famiglia il giorno in cui, non essendoci nessun parente disponibile ad assistermi, ho chiamato Dubrinka, per farmi aiutare anche solo a prendere l'acqua sul comodino.

Lei, la bulgara del piano di sotto, si è fatta attendere giusto il tempo di accompagnare a scuola Christian e Denise, i nipoti di cui si prende cura a tempo pieno, mentre la figlia è al lavoro.

Dopo aver timidamente girato la chiave appositamente lasciata nella toppa, si è presentata con gli occhi lucidi al mio capezzale, disposta a qualsiasi cosa, pur di non vedermi ridotta a quel modo.

Da quel giorno ogni mattina è salita per sapere di cosa avevo bisogno e per portarmi qualcosa di cucinato.

L'appuntamento del mattino pian piano è diventata una dolce abitudine, un'occasione per conoscere meglio quella nonna "speciale" che aveva suscitato la mia ammirazione, il giorno in cui sentii consolare Giovanni, il mio nipotino di tre anni, che era caduto, con queste parole:"non piangere, perchè la nonna dice che, quando si cade, si diventa grandi".

A parlare era stata Denise, una bimba poco più grande di lui, che con il fratellino stava giocando nel cortile condominiale, mentre la nonna e la mamma traslocavano al piano di sotto dei mobili da un camioncino.

Pensai alla fortuna di quei bambini che avevano una nonna che parlava così saggiamente.

Poi seppi che di fortuna ne avevano avuta ben poca quei bimbi, che avevano perso da poco il papà e che dovevano fare a meno anche della mamma, costretta a lavorare lontano da casa.

Ci siamo presentate allora e, sempre, in seguito, salutate con un sorriso, ogni volta che frettolosamente guadagnavo il sedile dell'auto, e lei si offriva di portarmi la borsa o qualunque cosa poteva ai suoi occhi, sembrarle pesante per me.

Come poi venni a sapere, Dubrinka aveva lasciato in fretta la sua casa in Bulgaria, ed era venuta in soccorso della figlia e dei suoi due cuccioli, sbattuti in un guscio di noce nel mare in tempesta di un paese che non era il loro.

Il marito, che l'avrebbe dovuta seguire in un secondo tempo, lo hanno trovato morto dopo tre giorni. Chissà se si sarebbe salvato, con qualcuno vicino, quando il cuore ha lanciato il segnale d'allarme!

A Natale, perchè Giovanni avesse amici con cui giocare, li abbiamo invitati in campagna.

Ma, solo dopo due mesi, mi sono accorta che, mentre dormivo, Dubrinka mi aveva pulito tutta la casa, infissi e vetri compresi.

..............

Volevamo invitare un povero, dicevo, per questa Pasqua e avevo pensato a loro, per sdebitarmi di tutte le volte che Dubrinka si era fatta sguardo, mani, piedi, forza dell'amore di Dio,specie in questi ultimi tempi, in cui la malattia mi ha tenuto inchiodata ad un letto.

Ma il Signore ha avuto compassione di noi, della nostra impossibilità a provvedere ai bisogni degli altri, del nostro essere rimasti soli, per via di una festa che sempre più si consuma al ristorante.

Domenica i poveri siamo stati noi, che ci siamo fatti lavare i piedi da questa piccola famiglia scampata al naufragio, noi, gente perbene che assolve il precetto, se si confessa una volta all'anno e si comunica almeno a Pasqua.

La comunione ce l'hanno fatta fare loro, i diversi, gli extracomunitari, che ci hanno invitato a far festa a casa loro, per celebrare la Pasqua ortodossa, che, guarda caso, quest'anno coincide con quella nostra. Loro non si confessano, ma ci hanno fatto riflettere su quanti peccati ci siamo dimenticati di confessare.

8 aprile 2007

1 commento:

taftieqasim ha detto...
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