" Ne mangeranno e ne faranno avanzare" (2Re 4,43)
Molto spesso Signore ci alziamo da tavola sazi, colmi, nauseati di cibo che questa civiltà consumistica ci propone in tutte le salse, in tutte le sue mistificazioni.
Un tempo, quando eravamo poveri davvero, non era così.
Ci mancava sempre qualcosa e il nostro pensiero, alzati da tavola, era che arrivasse presto la sera per sederci e riempire lo stomaco.
Molti oggi fanno l'esperienza del digiuno, perchè la fame nel mondo e nelle case esiste, eccome! ma noi stiamo alla larga dai poveri, e ci teniamo stretto quel poco o quel tanto che abbiamo con la scusa che a malapena basta per noi, per i nostri figli, per la nostra vecchiaia.
Facciamo fatica a pensare, noi che abbiamo una modesta ma sicura pensione, che sarebbe giusto e opportuno privarci di qualche cosa per persone che neanche conosciamo, fatta eccezione delle grandi catastrofi che con un SMS ti metti a posto la coscienza.
Un giorno Giovanni mi chiese chi erano i poveri e dove poteva trovarli.
Mi ha lasciato spiazzata, perchè in effetti nella nostra cerchia di parenti ed amici non c'è nessuno che muore di fame, nonostante la crisi.
Se si eccettuano i questuanti davanti alle chiese, ai supermercati e ai semafori, per me che mi sposto solo su ruote o rotelle, non saprei come incontrare e far del bene ad un povero.
Ricordo con nostalgia il tempo in cui non avevamo problemi a tenere aperta la porta di casa e la naturalezza con cui mamma condivideva con il povero di turno il nostro pasto frugale, coinvolgendoci tutti in quella azione del tutto naturale che noi vivevamo come una festa.
A Giovanni, non potendo farglieli vedere dal vivo, ho cercato su Internet le foto di bambini denutriti, con la pelle attaccata alle ossa, la pancia gonfia, la faccia piena di insetti anche loro in cerca di cibo.
Ma le foto anche se ti commuovono, non ti fanno cambiare posizione, perchè quella gente è lontana e chi la conosce e come raggiungerla?
Se ti avanza un po' di minestra o un pezzo di pane non puoi certo organizzare un volo per portarli a destinazione per chi ne ha bisogno.
Così la televisione i giornali ci fanno sentire la povertà come problema a cui non possiamo noi porre rimedio, problemi dei grandi, degli stati, dei governanti, dei magnati di turno.
Certo è che il miracolo della moltiplicazione dei pani non è un invenzione dei 4 evangelisti e San Giovanni addirittura, a differenza degli altri, ne ricorda due.
San Giovanni è quello che descrive poco i miracoli e, se questo ce lo ripete due volte avrà avuto i suoi buoni motivi.
Non dimentichiamo che è vissuto alla scuola di Maria, una volta che il Maestro Gesù è tornato in cielo e Maria, come tutte le mamme e le nonne ripetono spesso i fatti salienti della vita di chi ha lasciato un segno nel loro cuore.
Dunque oggi San Giovanni ci dà la sua versione dei fatti.
Gesù sale sulla montagna, vuole rimanere solo con i suoi discepoli, è stanco, umanamente comprensibile dopo tanto camminare, parlare, agire.
Ma la sosta è breve, perchè la folla ha fame e sete di Lui e lo raggiunge.
Gesù si chiede (è vero uomo non dimentichiamolo), dove poter andare a comprare il pane per una folla così numerosa.
Chiede dove, non si pone il problema con quali soldi.
Gesù cerca il luogo dove è nascosto il tesoro.
Già perchè ognuno di noi ha un tesoro nascosto di cui magari non è neanche consapevole, oppure lo sa e se lo vuole tenere tutto per sè.
Ai discepoli il compito di far venire alla luce ciò che è nascosto e che passa inosservato.
Quante cose abbiamo a cui non diamo importanza, perchè sono scontate, perchè sono nostre, perchè non c'è nessuno che ce le faccia vedere.
Gesù ha bisogno di luoghi dove trovare il pane, il cibo da dare alle folle affamate, ha bisogno di discepoli che comincino a svuotare le proprie tasche ad aprire le loro borse, a dare il buon esempio perchè altri siano portati a fare comunione, a mettere in comune quello che hanno.
Gesù benedice quel poco che durante la celebrazione eucaristica riusciamo ad offrirgli, se ci riusciamo, tra caldo, sbadigli e fretta di tornarsene a casa o al mare o in montagna per chi è in vacanza.
Noi da tempo non andiamo in vacanza per cui dalla televisione apprendiamo che si sono accorciate un po' per tutti, ma questo non significa che non riusciamo a gustare più e meglio quel pane e quel pesce che ogni giorno il Signore moltiplica per noi e siamo contenti.
In fondo la vacanza è un vivere la mancanza di qualcosa per apprezzare più e meglio ciò che qui e ora Dio ci sta donando.
Il luogo dove trovo il pane è su questo terrazzo a cui il vento ha divelto il tendone, assolato il pomeriggio, straordinariamente fresco e accogliente nelle prime ore del mattino, un terrazzo che sembrava non servisse più a nessuno perchè i bambini si sono fatti grandi e usano il loro che è più bello, più grande e costruito da poco per allargare la loro casa.
Chi l'avrebbe detto che questo era il luogo che Gesù cercava per donarmi la Sua Parola?
Penso a quello che oggi gli avrei offerto.
Mi è venuto in mente tutto ciò che non amo e che non benedico: persone, malattie, ostacoli, sacrifici, rifiuti, povertà, ricalcoli.
Nella lettera agli Efesini (Ef 4,1-6) San Paolo oggi ci dice:
"Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.
Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti."
Il miracolo della moltiplicazione dei pani allora può essere possibile e rinnovabile ogni volta che al Signore diamo da benedire ciò che noi non siamo capaci di fare, di apprezzare, di riconoscere come dono.
Gesù cambia la maledizione in una benedizione e i primi a beneficiarne siamo noi che possiamo gratuitamente e spontaneamente condividere con gli altri ciò che abbiamo.
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