venerdì 10 aprile 2020

Venerdì santo



 








SFOGLIANDO IL DIARIO...

10 aprile 2009.
Venerdì Santo.
Ore 4:38.

"Ho sete".

Signore Gesù oggi la Chiesa commemora la tua morte e il racconto della tua passione viene letto per la terza volta nel giro di pochi giorni nelle chiese, un racconto che parla di sofferenza, di tradimento, di buio, di notte, di condanna inevitabile, di scelta, accettata, come conseguenza di quell' "Io sono" che scandalizzò i tuoi contemporanei più devoti.
Si Signore, tu hai patito le conseguenze di ciò che hai affermato, le conseguenze della verità che scomoda, che condanna, che rimette in discussione le sedimentate certezze.
Tu Signore non hai avuto paura di proclamare ciò che era giusto, bello, buono per l'uomo, perché l'uomo aprisse il suo cuore ad una parola di speranza, di vita, di riconciliazione, di perdono.
La tua verità è tutta in quel "Ho sete" che hai pronunciato sulla croce, una sete d'amore che ti ha spinto a venire tra noi, una sete che affondava le sue radici in una frattura, un terremoto, una perdita della casa originaria, il giardino in cui l'uomo poteva godere di tutto quello che tu gli avevi preparato.
Signore oggi che si celebrano i funerali delle vittime del terremoto di questa terra, dove tu mi hai concesso di abitare, mi viene in mente quella casa straordinaria, stupenda, bellissima che ad ogni uomo tu hai riconsegnato perché ne sei stato il custode.
Non voglio piangere oggi Signore per ciò che è stato distrutto, ma per gioire per tutto  ciò che tu hai costruito attraverso il tuo sacrificio.
La tua sete d'amore si doveva incontrare con un'altra sete, quella dell'uomo che nelle vicende più buie della sua vita, sente insopprimibile e primario il bisogno di avere qualcuno accanto con cui condividere il proprio dolore, quando tutto gli viene a mancare.
Hai chiesto che ti fossero vicini tuoi discepoli, che non si addormentassero quando il peso del nostro peccato ti stava schiacciando e ti ha fatto sudare sangue.
Ma sei rimasto solo a patire, sei rimasto solo con la tua angoscia, con tuo Padre che sentivi lontano.
L' hai detto sulla croce: "Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?"
Hai percepito la distanza infinita tra la tua sofferenza e la perfezione del Padre, Signore? 
Come un uomo può comprendere un Dio che soffre?
E tu che sei stato vero uomo e non hai mai smesso di esserlo, e anche vero Dio sapevi che avevamo bisogno di un sommo sacerdote, di un sacerdote perfetto che si facesse intermediario della nostra sete di giustizia, della nostra sete di senso, della nostra sete di amore gratuito, fedele, eterno.
Signore oggi, pensando ai funerali di Stato di tante vittime del terremoto, non mi sembra la liturgia della vita combaci con la liturgia codificata dalla Chiesa.
All'occhio di milioni di persone verranno mostrate tante bare questa mattina, tanti uomini morti senza colpa. 
Questa sera sarai tu ad essere mostrato alla devozione del popolo con l'adorazione della croce.
Gli uomini, l'Uomo.
E poi i sopravvissuti, quelli che hanno tanto  bisogno di chi dia loro la speranza che la Pasqua non finisce il venerdì Santo, che bisogna dolorosamente ma fermamente aspettare che passi il tempo necessario per rientrare in quel giardino e scoprire le tombe vuote e che quel vuoto è stato riempito da te Signore, che la tua sete ha generato una fonte inestinguibile di acqua alla quale attingere per non morire di sete.
Così è inevitabile, per chi ha aperto gli occhi del cuore, vedere, riconoscere nel luogo del lutto, nell'ora della prova, un Dio che dice insieme a noi che ha bisogno di qualcosa, che cerca la nostra brocca, per poterla riempire del vino della gioia per poter con noi celebrare in eterno e nozze con lo Sposo .
Signore tu hai sete, anche noi ne abbiamo.
Abbiamo sete di tante cose che ci sono venute a mancare, sete, non desiderio, sete.
La sete è soddisfatta dall'acqua  che è garanzia di vita.
Signore tu hai gridato fino all'ultimo la tua sete, quella sete che manifestasti alla Samaritana, quando la incontrasti al pozzo.
Era la stessa Signore che non ti si è mai spenta e che hai gridato dalla croce.
Tu hai sete dell'uomo hai sete dei tuoi figli perché vuoi che tornino in vita, che abbiano la vita.
Tu oggi ci chiedi di non piangere perché sei solidale con noi e con le nostre sofferenze e ci vuoi dire che, quando siamo nel deserto e serpenti velenosi ci mordono, dobbiamo sollevare lo sguardo e contemplare te che ti sei fatto simile a noi, ti sei fatto tu stesso peccato, perché attraverso la consapevolezza della nostra miseria, possiamo cantare la tua gloria e ritrovare la nostra casa.
Oggi si celebreranno i funerali di Stato delle vittime del terremoto.
Sul piazzale saranno disposte le bare e in deroga alla prassi liturgica che vieta il venerdì Santo di celebrare la messa, questa sera sarà celebrato in suffragio delle vittime.
Certo che il funerale senza la messa perde il suo significato di vittoria della vita sulla morte del sacrificio come offerta e dono per risorgere. 
Invece che adorare la croce getteranno incenso sulle bare, l'incenso che adoperiamo quando ci mettiamo di fronte a Dio.
Le bare saranno incensate, come sarà incensata la croce.
Che mistero tremendo e stupendo in cui perdersi e in cui ritrovarsi, in cui gettarsi incatenati e uscire fuori con le mani e piedi slegati, finalmente liberi!

Così dice il Signore:
«Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a me, colui che hanno trafitto.
Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito.
In quel giorno grande sarà il lamento a Gerusalemme, simile al lamento di Adad-Rimmon nella pianura di Meghiddo.
In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l’impurità» (.Zc 12,10-11;13,1)



1 commento:

Gus O. ha detto...

Venerdì Gesù è stato crocifisso per la salvezza dell'uomo, per i peccati di ieri, oggi e domani che ci saranno perdonati con la conciliazione.
Venerdì sono morte altre persone a causa di virus di animali che non dovevano convivere con l'uomo.
Ciao Antonietta.