Meditazione sulla liturgia del 5
gennaio
letture:
1 Gv 3,11-21;Salmo 99/100 Il nostro Dio è grande nell'amore; Gv 1,
43-51
"
Dio conosce ogni cosa" (1 Gv 3,20)
Quante
volte ho letto il vangelo che oggi la liturgia ci propone, quante
volte la lettera di Giovanni in cui si ribadisce che Dio è amore!
Sicuramente
più di 19 volte, tanti quanti sono gli anni della mia conversione,
perchè queste letture le ritroviamo anche durante l'anno, ma mai mi
sono soffermata sul fatto che sono proprie del 5 gennaio.
Oggi
voglio riflettere su questa straordinaria coincidenza, sulla Parola
che ha segnato, senza che ne fossi consapevole, il mio cammino.
Nella
prima lettera di Giovanni trovo scritto" noi siamo passati dalla
morte alla vita" come conseguenza dell'amore vicendevole
"questo è il messaggio che avete udito fin da principio: che ci
amiamo gli uni gli altri" e così è stato.
L'apertura
ai bisogni degli altri mi aveva portato tante inimicizie e suscitato
tante invidie nell'ambiente di lavoro sì da costringermi ad andare
in pensione anzitempo "Non vi meravigliate se il mondo vi odia".
L'esercizio
dell'amore l'avevo poi continuato in privato, prendendomi cura di mio
fratello, condannato a morte da una malattia incurabile.
La
sua malattia ci fece incontrare, dopo anni di incomprensioni e di
lontananze, di interessi distanti e opposti
La malattia fu il
comune denominatore che ci fece scoprire il nostro essere fratelli
non solo di sangue ma figli di un unico Padre in Cristo Gesù.
Fu
un percorso non liscio né scontato, ma propedeutico a entrare nella
logica dell'amore donato, della vita che dà vita mentre si sta
spegnendo, come la candela che, mentre si consuma, dona la sua fiamma
per accendere un'altra candela.
Così
è accaduto che, dopo la sua morte, il bisogno di trovare il giardino
dell'Eden, la terra promessa, la possibilità di tenerlo in vita
attraverso il dono del corpo trasformato continuamente dallo Spirito
è diventato un'esigenza insopprimibile.
Il
cammino di fede cominciato 19 anni fa, è un cammino di amore, di
piante che con l'aiuto di Dio mi sforzo di coltivare, far crescere,
non usare per il mio compiacimento ma perchè ad altri venga il
desiderio di vivere in quel giardino in cui Dio ci pose all'inizio e
che è destinato a noi quando, abbandonato questo corpo mortale,
andremo definitivamente ad abitavi. Lui ne è il custode e
non permette che vi entri il serpente e lo distrugga.
Oggi,
19 anni fa sono nata in acqua e spirito, sono venuta alla luce perché le tenebre non hanno vinto la luce e io ne sono stata illuminata.
Voglio
ringraziare il Signore di questa nuova vita che mi ha donato senza
che ne avessi merito, che stava aspettando di
comunicarmi gratuitamente da tanto tempo.
Era
importante che mi fermassi un po' con lui, che mi sedessi, che
andassi a vedere dove abitava.
Lo
avevo tanto cercato negli ultimi e convulsi anni di sconvolgimenti
fisici e psichici, di dolore che non si misura, di buio e di deserto
in strade senza indicazioni.
Sperduta
in un mare in tempesta ero un punto piccolo piccolo che nessuno
avrebbe potuto vedere la mia mano che sventolava il fazzoletto del
pianto.
In
quell'assenza, in quell'abbandono, in quel mare senza confini, in
quel cielo di piombo pesante, in quella paralisi di un mondo che si
era fermato, in quell'urlo strozzato e ignorato ho incontrato il
Signore.
L'ho
trovato inchiodato ad una croce, seguendo le indicazioni di una
preghiera che al mattino mi aveva aperto il cuore alla speranza nella
liturgia delle lodi dove anche i fiumi battevano le mani .
La
gioia di quel luogo in festa mi aveva fatto desiderare di tornarvi
per conoscere chi con quelle parole poteva far rinascere la speranza.
"
L'uomo crede di essere Dio ma non è Dio!" le parole che mi
spinsero a sollevare lo sguardo al crocifisso issato sopra l'altare.
"Pure
tu! " esclamai non pensando a ciò che nel tempo avrei capito,
come lo straordinario di Dio, di un Dio Amore che per salvare la sua
creatura ne condivide lo spazio, il tempo, la condizione, il limite,
la fragilità, la persecuzione e la morte.
Quel Crocifisso che 19 anni fa incontrai, che mi insegnò la forza e la debolezza di
Dio è ora al centro dei miei pensieri, al centro della mia vita e
vigila perché nessuna richiesta di aiuto rimanga senza risposta,
essendo Lui il principio e il fine di tutte le cose, lui che scruta
da lontano il ritorno a casa dei figli che se ne sono allontanati.
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