mercoledì 23 novembre 2016

Apocalisse

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” Grandi e mirabili sono le tue opere”(Ap 15,3)
Apocalisse, svelamento, squarcio del velo che nasconde la verità.
Giovanni ha visto non ciò che avverrà, ma ciò che è che era e che sarà, ha visto nel tempo di Dio la verità manifestarsi nella liturgia celeste che celebra la giustizia e la verità attraverso l’armonia dei colori, delle trasparenze, della luce, del canto, dei gesti, della perfetta corrispondenza del volere e dell’operare in Cristo, per Cristo e con Cristo.
A queste immagini bellissime si contrappongono quelle della sorte dei dannati, degli infedeli, di quelli che pur avendo visto e toccato e sentito non hanno creduto.
Continuano a darmi malessere le parole che leggo in questo scorcio dell’anno liturgico che sta per concludersi, mi ricordano che Dio fa sul serio e che non mi posso illudere che l’inferno sia vuoto.
Eppure continuo a sperarlo, per me, per tutti quelli che ho incontrato sulla mia strada, agnostici, atei, blasfemi, peccatori incalliti.
Continuo a sperarlo perchè mi voglio illudere che la misericordia di Dio è eterna e senza misura il suo amore per noi.
Certo che ci sono persone che con piena consapevolezza hanno rifiutato l’amore di Dio, non hanno voluto sottostare ai suoi decreti, ai suoi insegnamenti, persone che hanno preferito seguire la strada dell’autonomia e dell’autosufficienza, persone che hanno rifiutato il proprio limite cercando di superarlo, annullarlo, con tutti gli stratagemmi possibili, invenzioni, coperture, droghe, annebbiamenti , mascheramenti della verità.
Certo è che, se tu non vuoi, non puoi pretendere di salvarti da solo, perchè siamo creature e come tali non possiamo fare a meno dell’amore e delle cure di chi ci ha creato.
Ma non è così scontato che si capisca tutto questo, specie quando si è giovani e il mondo ce l’hai in mano.
Tanti sono i sogni, le speranze, tante le illusioni di farcela e di affermarsi senza l’aiuto di nessuno.
In verità noi continuamente abbiamo bisogno degli altri, ma non diamo peso e importanza a questo, quanto invece alla nostra capacità di essere riusciti a raggiungere certi obiettivi da soli.
Io sono tra questi, tanto che l’autonomia e l’autosufficienza sono stati i valori per i quali mi sono battuta, che ho sentito primari e sostanziali per dare senso alla vita.
Ma Dio non è stato a guardare, mi ha mandato tanti segnali ai quali non ho dato importanza fino a quando tutto mi è stato tolto di ciò che pensavo mi desse la felicità.
Quel togliermi tutto fu lo strumento per darmi tutto in modo e misura sovrabbondante, perchè quando sei povero apri le mani per chiedere qualcosa che ti permetta di non morire subito.
Nel deserto anche la più piccola goccia d’acqua è preziosa, ed è sempre segno che, se scavi, se cerchi, se non ti stanchi e perseveri, trovi la sorgente e l’oasi dove poterti ristorare.
Ieri don Ermete ha commentato l’Apocalisse fermandosi più volte sul fatto che Dio si è fatto carne, storia, che significa, gioia e dolore, salute e malattia, amore e odio, pianto e riso, persecuzione e trionfo, , in una parola Dio si è fatto uomo come noi, con i nostri limiti e i nostri problemi che non vediamo risolti sempre prima di morire.
E poi , parlando della fine del mondo, ha detto che non dobbiamo preoccuparci perchè per noi il mondo finisce quando moriamo e a morire prima o poi moriamo tutti.
E’ inutile che ci angosciamo o ci fasciamo la testa perchè ciò che Giovanni ha visto non è altro che quello che succede sempre, che non vediamo ma che ci aspetta appena il tempo è giunto a compimento.
Bisogna tenersi pronti sempre, perchè, quando arriva il tempo della mietitura noi non siamo gettati nel tino dell’ira divina, ma siamo chiamati come sacerdoti a celebrare la liturgia celeste.

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