giovedì 11 febbraio 2021

APRITI!



Sfogliando il diario...
Si sono aperte le cateratte del cielo questa notte.
Finalmente ha piovuto. È da tanto che aspettavamo che accadesse che l'acqua irrigasse i campi, che ci lavasse, ci purificasse, ci rinfrescasse da questo caldo appiccicoso, da questa estate bollente.
“Apriti!” lo dice Gesù al sordomuto perché entri in relazione con i suoi simili, perché esca dall'isolamento che lo tiene separato dai suoi e gli impedisce di dare e di ricevere vita.
Ma Gesù, per chi è sordo e muto, non può ricorrere a parole persuadenti, parole che non sarebbero comprese da chi come il sordomuto è colpito da una malattia che non fa intendere.
I sordomuti capiscono il linguaggio dei gesti, vale a dire che suppliscono con la vista a ciò che le orecchie impediscono di far entrare.
Le orecchie e gli occhi sono la porta attraverso cui può venire comunicato l'amore, la vita. Attraverso gli occhi e le orecchie può passare la guarigione.
Io pensavo che la mia unica parte non malata fossero gli occhi, fino a 35 anni, quando mi accorsi che il problema non era il televisore che volevo cambiare, ma io che avevo bisogno di un paio di occhiali.
Da allora non ho avuto grossi problemi a leggere, a vedere, fino a quando poi ebbi difficoltà a usare un unico paio di occhiali per vedere da vicino e da lontano.
Così cominciai a usare due paia di occhiali che erano estremamente fastidiosi da usare, perché prevedevano ogni volta un fermarmi, un considerare a quale distanza stava l'oggetto da vedere.
Così, nonostante il parere dei medici, per via dell'intervento alla zona cervicale, ho messo le lenti multifocali che mi permettevano di cambiare, senza pensarci troppo, l'oggetto da guardare.
Lenti multifocali, che si sostituirono alle bifocali, che mi permettevano di avere sottomano lo strumento di lavoro, avevano però un difetto: quello di non permettere la visione alle bande laterali, a meno di girare la testa.
Poiché gli interventi mi avevano reso pressoché impossibile la rotazione, mi sono trovata costretta, quando era necessario, a cambiare posizione ogni volta che volevo vedere di lato.
Questo cambiamento di posizione è d'obbligo ancora e mi crea molti problemi, perché o faccio cambiare posizione agli altri o mi posiziono dopo che gli altri si sono accomodati, adeguandomi, quando è possibile, alle esigenze di chi mi sta di fronte.
Mi capita con Gianni al mattino di doverlo letteralmente rincorrere per incrociarne lo sguardo, senza stare male e poter anche capire quello che dice, osservando il movimento delle labbra e degli occhi, quando li apre.
Gli occhi, in questi ultimi, tempi sono diventati molto importanti, da quando ho cominciato a sentirci meno.
Gli occhi hanno sopperito alla deficienza dell'udito.
Ma ora si sono ammalati.
In questo momento uno, il destro, funziona, ma una toppa, una poltiglia melmosa, resinosa li appiccica e mi oscura la visione.
È diventato una lotta leggere, scrivere, vedere.
Dopo l'intervento di ieri, in cui mi hanno bendato un occhio, la cosa è diventata ancora più complicata. (Per fortuna la tortura dura solo un giorno).
La cattiva notizia è che le lacrime artificiali prescritte costano €15 e sono monodose.
Ho fatto il conto che durano 5 giorni, perché le devo mettere tre volte al giorno.
Mi appare sempre più chiaro dove andranno a finire i soldi dell'accompagnamento, ammesso che me li diano.
Ma una riflessione viene da farla.
Ho sempre pensato e detto che il Signore ci aveva rimandato a settembre per il matrimonio, per il figlio, per la casa, per l'uso del denaro, ma, ma mano che procedo mi rendo conto che si può essere rimandati a settembre in un infinito numero di materie.
Per quello che mi riguarda sono stata rimandata per l'uso del corpo, delle orecchie, degli occhi, della bocca, delle mani, dei piedi, dell'intestino, della schiena, dello stomaco e via dicendo.
Gli occhi finora erano salvi e non avrei mai pensato che c'erano crediti in questa materia, specie quando, tolti gli occhiali, a poca distanza dalla conversione, osservando il cielo azzurro, la luce che attraversava l'aria pulita da un recente temporale, gli alberi e tutta la natura rigogliosa di quella stagione che mi pare fosse la primavera, esclamai:”Ma Per lodare e benedire il Signore non c'è bisogno di occhiali, perché queste cose le vedo solo ora che gli occhi mi funzionano meno, secondo i canoni della medicina ufficiale!”
Era il tempo in cui stavo combattendo per cercare gli occhiali giusti, dopo l'ultimo tamponamento, dove erano andate in frantumi le lenti multifocali e cominciò l'odissea della messa a fuoco.
Un bel percorso non c'è che dire.
Ora guardo dalla finestra il cielo grigio... continua a piovere dopo un tempo interminabile di solleone, afa e foschia, specie in certe ore.
Penso che questa acqua pulisca ogni cosa, che tornerà il sereno e si rinfrescherà l'aria sì da renderla respirabile.
Ogni temporale è seguito dal sereno che accogliamo sempre con gioia, specie quando l'acquazzone ha rimosso le scorie inquinanti che rendevano l'aria pesante, irrespirabile.
Io ho una cortina davanti agli occhi, una barriera che non mi permette di vedere bene.
Gli esami a settembre sono impegnativi.
Non so quanto studio, interventi, medicine, dispendio di tempo, energie e denaro saranno necessari per vedere in questo rimando ciò di cui ho bisogno o ciò che mi serve.
Non so.
Questo compito per ora è solo cominciato.
Rifletto sul Vangelo e penso che ciò che importa non è ciò che voglio vedere io, ma ciò che Lui vuole che veda.
Che mi tocchi le orecchie, che mi bagni la bocca con la saliva.
Che io veda i segni con i quali Lui, il Signore, vuole comunicarsi a me, vuole donarmi la sua forza.
“Apriti!”
Voglio aprire il mio cuore all'annuncio di salvezza completamente e in modo irrevocabile.
Quando finiranno questi esami?
Signore grazie della tua parola, grazie di questo tempo che mi doni per meditare ciò che mi dici.

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