domenica 18 ottobre 2020

"Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio" (Mt 22,21).

"Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio" (Mt 22,21).
Riflettendo su questo passo del Vangelo penso a quanto io sia in sintonia con gli insegnamenti di Gesù, specie ora che i soldi sono sempre più contati.
Un tempo non li contavamo per la verità, il tempo della confusione, dell'ignoranza e della presunzione.
Comunque anche oggi che siamo per così dire "convertiti", ma in cammino, in viaggio per una meta che è completamente diversa da quella che pensavamo, per cui lottavamo e ci sacrificavamo, quando eravamo giovani e pieni di vigore e di speranza, ci ritroviamo a non poter rispondere se diamo a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio.
Veramente sembrerebbe più facile dare a Dio quello che è di Dio, perché Lui dei soldi non sa che farsene, non li ha certo inventati lui!
L'unica moneta di scambio che ha pensato è il corpo, il suo corpo, il nostro corpo, la nostra persona la sua persona per l'edificazione del bene comune.
Spesso ci dimentichiamo, quando leggiamo il vangelo, che le parole di Gesù non sono rivolte a persone fatte di solo spirito, ma di spirito e di carne, persone fatte a a Sua immagine e somiglianza, come Lui, il Figlio..
Persone che ogni giorno fanno i conti con quello che hanno per vivere e non morire di fame.
In chiesa ci andiamo, cerchiamo da Dio la forza, il coraggio, l'aiuto, tutto ma poi, quando si tratta di cacciare i soldi per pagare le tasse, per fare una elemosina un po' più consistente, ci tiriamo indietro perché i soldi servono a noi e non li diamo né a Cesare né alla Chiesa.
Cesare oggi è il nostro governo che ci siamo scelti, ( si fa per dire!), non è un governo di usurpatori ma di appassionati di sedie.
Per questo, quando pensiamo alle tasse, ci si irrigidisce la mano e facciamo le acrobazie per ridurre ai minimi termini l'esborso.
Comunque quello che non riusciamo a fare nostro è il fatto che i soldi che abbiamo onestamente guadagnati debbano andare allo Stato, ritenendolo già ricco e autosufficiente di suo e di quei soldi abbiamo più bisogno noi, anche per toglierci qualche sfizio, se ci avanzano (cosa molto improbabile).
È aumentato il numero dei lavoratori in nero e anche me è capitato qualche volta di servirmene per i motivi più svariati che non sto qui ad elencare.
"Restituite a Cesare ciò che è di Cesare".
Signore insegnaci a rispettare le regole dello stato in cui viviamo, insegnaci ad essere buoni cristiani in quella che sembra la cosa più complicata che esista.
Da un lato c'è il nostro pregiudizio e la nostra povertà sempre più evidente, dall'altro c'è l'ingiustizia di chi dei nostri soldi approfitta per fare il comodo proprio.
Questo peccato io non l'ho mai confessato, tu lo sai, forse perché non lo considero tale.
Ci sono tante cose che dovrei cambiare ma troppi sono gli ostacoli.
Veramente viviamo come se fossimo dominati da un usurpatore che ci dissangua con la sua insaziabile voracità.
"A Cesare ciò che è di Cesare"
Chi è Cesare?
Aspettiamo che Cesare diventi giusto per essere giusti.
Per questo Signore ti prego aiutami a discernere il bene dal male, perché so che sei veritiero e insegni la via della Vita.
Soprattutto fa che a te sempre riservi un sacrificio di lode per tanti tuoi benefici.
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