sabato 15 agosto 2020

La gioia


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“Il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore” (Lc 1,47)
O Maria custode della gioia a te mi rivolgo questa mattina, perché io possa ritrovarla e asciugare le lacrime di cui il mio cuore gronda.
La gioia è il distintivo del cristiano, ma forse è la sua croce che il Signore Dio nostro ci ha detto di sollevare per metterci in cammino dietro a lui.
Oggi sono triste, mia Signora, madre mia, amica, infermiera, sorella, sono triste perché come la Maddalena cerco Gesù in un cimitero, nel sepolcro dove sono seppelliti i miei ricordi di un’ infanzia e di una giovinezza che non tornano.
Nel sepolcro cerco la gioia delle scampagnate che facevamo in questo giorno di festa, la gioia dello stare insieme alla famiglia e agli amici, la gioia dei preparativi, la gioia dei giochi e delle risate e del cibo buono che ognuno preparava, la gioia di una libertà lontana dal cemento e dal caos della città, la gioia della spensieratezza e dei canti durante il cammino.
Nel sepolcro cerco le persone che mi furono care un tempo e che non ci sono più, gli amici che hanno preso altre strade, la salute e il vigore delle gambe che non mi faceva arretrare di fronte a percorsi accidentati, difficili, pericolosi.
Oggi cerco nel posto sbagliato ciò che mi toglierebbe la tristezza. Mi piacerebbe tra le lacrime sentirmi chiamare per nome come Maria di Magdala e riconoscere la mia GIOIA.
Tu, Maria, non hai dovuto aspettare che tuo figlio risorgesse per sentirti investita di luce e di grazia, per sentirti chiamata per nome e invitata a gioire con e per il tuo Signore.
Come vorrei ascoltare la sua vooce e sentirmi il cuore balzare nel petto, questa mattina, mentre tutta la casa è in silenzio e i rumori di fuori giungono ovattati qui in questa strada di periferia e gli uccelli non cantano e il sole trapassa con i suoi raggi la foschia del cielo.
Tutto è fermo, tutto è immobile: forse dormono gli abitanti di questo pianeta o sono partiti presto per fare le scampagnate.
Sento solo il mio cuore stretto in una morsa mortale, mentre le parole del magnificat fanno fatica a farsi largo nell’angusto spazio del presente inaccettabile.
Ti prego mia Signora, aiutami a gioire con te, aiutami a vivere questo momento di solitudine, di abbandono, di tristezza senza fine con il tuo entusiasmo, la tua fede, la tua umiltà.
Aiutami madre a ritrovare l’amore dell’anima mia, senza stancarmi, senza scoraggiarmi, aiutami a vedere nella croce la luce che si sprigiona dalla gioia di essere amati, salvati, redenti, scelti da nostro Signore Gesù.
Maria tu che hai creduto alle promesse del Signore, tu che non hai dubitato mai della sua fedeltà, del suo amore, portami ai suoi piedi, insieme facciamoci inondare da quell’acqua e quel sangue che ridanno vita alle ossa inaridite, ai cuori di pietra, raccontami la storia vera del tuo fidanzamento, la storia di un amore che coronato in cielo ogni giorno feconda la terra. Aiutami a dire come Giacobbe: ” Il Signore è qui e non lo sapevo!”
“Egli è qui non cercatelo nelle chiese” vorrei esclamare oggi che non posso andare a Messa, oggi che le lacrime mi impediscono di vedere “gli scintillanti”, schegge di luce che si immillano sulle onde increspate del mare al mattino, quando il sole vi posa i suoi raggi, la luce del tuo sguardo quando il Creatore ti comunicò il Suo amore rendendoti madre e Sposa del Figlio.

1 commento:

Gus O. ha detto...

Ho scritto un post sull'Assunzione.
Abbraccio Antonietta.