martedì 28 gennaio 2020

I suoi



SFOGLIANDO IL DIARIO...

28 gennaio 2014
Martedì della III settimana del Tempo Ordinario 
ore 6:07

"Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli?".

 Lo chiedi a noi Gesù, ma tu lo sai chi sono i tuoi.
Lo dici subito peraltro in questo passo del Vangelo che mi destabilizza ogni volta che lo leggo.
Quando i tuoi non ti hanno accolto mi è stato più facile entrare nella logica del tuo discorso, perché anche noi sperimentiamo il rifiuto delle persone che appartengono alla nostra comunità, all'ambiente di lavoro, di svago, all'ambiente ecclesiale.
Quando questo accade, ci rifugiamo negli affetti più intimi, nei legami parentali, cercando la nostra comune radice nel sangue che ci lega, cercando di basare, rendere inattaccabile la nostra identità, la nostra sicurezza nell'essere figlio, padre, fratello, cugino sposo o sposa di….
Ma poi prendiamo delle trenate proprio lì dove mai ci aspetteremmo e pugnalate che vengono dai parenti, i baci di Giuda, le invidie, gli abbandoni che sono quelli che ci fanno più male.…
È sempre più difficile trovare contesti in cui ci sentiamo sicuri dai tradimenti, dalle offese, dal silenzio, dal menefreghismo, dall'egoismo.
Così finiamo per isolarci dal mondo perché non troviamo persone simili a noi, persone che ci corrispondono.
Eppure tu hai detto: "Non è bene che l'uomo sia solo, voglio fargli uno che gli corrisponda (che gli risponda e risponda di lui)". 
Nel testo biblico si fa riferimento alla coppia maschio e femmina, la famiglia originaria, ma penso che nel tuo progetto ci fosse la persona, un essere di relazione tra  un io e un  tu chiamati  ad essere una cosa sola, a collaborare per dare vita al mondo.
Il tuo progetto è finalizzato a mostrare la perfezione dell'amore, la tua perfezione, che può anche prevedere il vivere la propria chiamata nella relazione con molti, con tutti i diversi da noi.
Del resto Signore tu non ti sei sposato, ma hai   mostrato  la stessa perfezione dell'amore e hai realizzato nella tua persona, nella tua vita ciò per cui siamo stati creati.
"Non è bene che l'uomo sia solo, gli voglio fare uno che gli corrisponda".
Così ti sei incarnato e ci  hai mostrato cosa significa rispondere, corrispondere, rispondere di qualcuno.
Tu Signore ti sei fatto carico di tutta l'umanità, a tutti hai  dato la possibilità di relazionarsi con uno che rispondesse ai  requisiti che rendevano possibile la permanenza nel paradiso terrestre di noi uomini che, per natura, siamo incapaci da soli di rimanerci, di farci carico dei pesi degli altri, di rispondere, corrispondere, di vivere le relazioni come hai fatto tu, di amare fino a morire per l'altro chiunque esso sia, fratello, sorella, madre, sposo ma anche soprattutto nemico dentro e fuori il nostro ambiente ecclesiale, lavorativo, culturale.
Tu ci hai dato tutto ciò che manca alla nostra perfezione e in te solo siamo in grado di ricostruire l'unità originaria che ci lega ad ogni uomo, in te Signore ritroviamo e rinsaldiamo i legami corrosi dall'invidia, dall'egoismo, dalla distrazione, dall'incomprensione, dall'ignoranza, dall'odio... tutti peccati che minano e distruggono la comunione.
Tu solo Signore ci rendi capaci di essere quello che noi, per quel quanti sforzi facciamo, non siamo capaci di realizzare.
Tu solo.
Io Signore non voglio stare fuori, anzi  voglio avvicinarmi di più , stare il più vicina possibile a te, voglio guardarti negli occhi, starti di fronte perché altrimenti non capisco quello che dici.
Le madri, quando i figli piangono, capiscono se hanno fame, freddo sono sporchi, anche se non sanno parlare.
L'amore non ha bisogno di amplificatori, surrogati dell'udito per capire di cosa necessita il nostro fratello più sfortunato.
L'amore è qualcosa che supera i limiti dello spazio e del tempo, ma noi Signore, io in particolare, siamo ancora molto lontani da questa perfezione che cerco da te.
Quanto vorrei non sentirmi in esilio, in terra straniera, quanto vorrei trovare un luogo in cui con i tuoi discepoli possiamo vivere la gioia di ascoltarti, di renderti grazie, di fare sacrifici di comunione.
Sarebbe bello sentirsi sempre a casa, non avere paura come ieri mattina mi è successo, quando mi girava la testa e avevo le vertigini nel palazzo disabitato.
Quanto sarebbe bello Signore che automaticamente potessimo vedere ciò che non vediamo, sentire  la nostra casa animarsi di voci, di suoni, di gesti di servizio,  di amore con te prima di tutti che ti sei messo  il grembiule per rimetterci in piedi e darci stabilità dignità e reintegrarci nella nostra funzione.
Tutto questo è un sogno che un giorno spero si realizzi.
Ancora tanto devo lasciarmi lavorare da te, creta nelle tue mani perché diventi  canale, contenitore della grazia, perché non mi senta più vaso di coccio condannato a viaggiare con vasi di ferro, ma vaso di Dio mandato per ammorbidire le pareti degli altri vasi grazie all'amore che tu mi doni.
Signore mio Dio per questa giornata ti chiedo di poter vivere con te, essere accolta nella tua cerchia ma anche da te e custodita, vigilata, amata quando mi riprende la paura.
Signore che la mia famiglia sia quella che tu mi hai donato di amare a prescindere dai legami di sangue.
La tua famiglia io cerco Signore, perché sia per me garanzia di stabilità.

1 commento:

Gus O. ha detto...

Sono parole d'accusa per tutti noi.
Abbraccio Antonietta.