Meditazioni sulla liturgia di
mercoledì della quarta settimana di Quaresima.
"Il Signore consola il suo popolo. "(Is 49,13)
Signore il tuo amore è grande, Signore il tuo amore è immenso.
Quando ci hai creato hai fatto un giuramento, un patto con noi.
Hai promesso che mai ci avresti abbandonato e che avresti continuato a darci la vita per tutti i giorni a venire.
Tu sostieni l'universo, grazie a te i pianeti, le stelle, le galassie e quanto esso contiene, si muovono secondo leggi che tu hai dato, un input che tu hai messo nella materia inerte, perché la vita arrivasse alla sua più ampia e piena realizzazione.
Tu Signore il settimo giorno ti sei riposato, che non significa che hai smesso di operare per la realizzazione del tuo progetto.
Ognuno di noi sa quanto sia meno entusiasmante, meno gratificante fare cose che non si vedono, per le quali non siamo considerati, cose scontate diremmo, rispetto a quelle che ci stupiscono per la loro bellezza, grandiosità,importanza.
Quando hai creato il mondo dal nulla, dal caos hai tratto l'ordine, sicuramente l'opera è apparsa stupenda, straordinaria e ha suscitato in chi l'ha guardata il sacro timore verso te Creatore, Signore dell'universo, Essere perfettissimo, degno di essere adorato, servito e glorificato.
Ti abbiamo relegato nei cieli sul tuo comodo trono a giudicare i vivi e morti, Dio lontano che poco diceva o niente alla nostra vita ad eccezione di un giudizio continuo di inadeguatezza, una spada di Damocle che pendeva sulla testa di tutti, anche di quelli che si ritenevano giusti o tali ritenuti dal mondo.
Così io ti conoscevo Signore, un giudice imparziale ed esigente, che era meno comprensivo di mia madre, dei miei educatori, più terribile perché il tuo occhio mi perseguitava, mi seguiva anche quando mi nascondevo.
Al tuo sguardo non potevo sottrarmi, perché eri presente, sei presente in ogni luogo.
Sei stato il mio incubo, il mio giudice intransigente per tantissimi anni, fino a quando mi sono fasciata la testa e gli occhi e il cuore e tutto e mi sono fatta imbalsamare viva nella tomba in attesa di un giudizio che speravo fosse il più lontano possibile.
Signore quanto sei diverso da come ti pensavo!
Oggi leggo che il tuo amore è grande, che è come quello di una madre verso il suo bambino, un amore che lo tiene in vita anche quando la madre non si vede, anche quando il bambino comincia ad andare solo.
Può una madre dimenticare suo figlio? Il figlio che ha generato?
La madre non finisce di partorire il figlio fino alla morte perché non verrà mai meno l'amore che la lega a lui.
E' l'amore che lo fa crescere, è l'amore che lo fa maturare, è l'amore che gli fa portare frutto.
La linfa che tiene in vita l'uomo è linfa divina e tu di sabato non hai smesso di lavorare mentre invece hai messo tutto il tuo impegno a che l'opera cominciata si sviluppasse e si realizzasse nella verità, della giustizia e nell'amore.
Quello del sabato è il tuo tempo Signore, il tempo in cui la vita la doni all'uomo perché non muoia durante il percorso di maturazione.
Sappiamo tutti che un bambino non basta metterlo al mondo perché viva, è necessario che qualcuno lo nutra, che l'aria, il sole non cessino di posarsi su di lui.
Signore grazie per tutto quello che continui a fare per ogni uomo, grazie perché ci hai mandato tuo figlio a ricordare e attualizzare cose completamente travisate o dimenticate.
1 commento:
Il Signore ci ha dato la vita per permetterci di rispondere alla sua chiamata con un sì, oppure rifiutarla con un no.
Abbraccio Antonietta.
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