"Sento compassione di questa folla"(Mc 8,2)
Oggi la liturgia ci parla
del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, un miracolo
riportato dai quattro evangelisti perchè è il più importante e
significativo.
Parte da un sentimento,
quello della compassione di Gesù per la folla che da tre giorni lo
seguiva e pendeva dalle sue labbra.
L'iniziativa è sempre di
Dio che sa di cosa abbiamo bisogno e guarda il cuore.
La folla seguiva Gesù
per quello che diceva e per quello che faceva.
Orecchi e occhi coinvolti
nella sequela di Cristo.
Ci sono persone che lo
fanno ma distrattamente di corsa, non sono disposte a fermarsi, a
sedersi, per gustare quanto è buono il Signore.
Dovere di sedersi, di
fermarsi.
Facile a dirsi,
impossibile a farsi.
Abbiamo troppe cose
importanti che ci occupano la mente e come prestigiatori riusciamo a
fare una miriade di cose contemporaneamente.
I telefonini o i tablet,
conquista della nostra civiltà consumistica dove tutto e subito è
portato su un piatto d'argento ci aiutano a spaziare con gli occhi e
con la mente su un universo di informazioni..
Collegati con il mondo
intero non ci accorgiamo che stiamo morendo di fame e che c'è Chi
quella fame la potrebbe saziare, senza denaro.
Incontriamo ogni giorno
sul nostro cammino chi offre a Dio la sua povertà, il suo pane e il
suo companatico povero, semplice perché Gesù lo benedica e lo
moltiplichi per darlo a noi.
Ma noi siamo distratti,
abbiamo tutto e niente, il mondo in mano e niente che ci nutra
veramente e ci sazi davvero.
Dio ha compassione di noi
e aspetta che ce ne accorgiamo, che ci rendiamo conto che quello che
ci serve solo lui lo può dare perché siamo suoi figli e conosce
quali sono i nostri veri bisogni.
Penso a Giovanni, il
nipotino che ho allevato a preghiere che non ha più tempo neanche
per venirmi a dare un saluto, pur abitando di fronte a casa mia,
sullo stesso pianerottolo.
Non ha tempo Giovanni
perché frequenta il liceo, studia musica perché ha talento, si
allena in una squadra di pallavolo per mantenersi in forma , e
partecipa con interesse alle attività scoutistiche ogni settimana,
con profitto studia e s'impegna in tutte le discipline, riempiendo i
vuoti da un impegno all'altro chattando con il telefonino o con lo
stesso ascoltando musica e guardando i video dei suoi beniamini.
Giovanni fa tutte le cose
bene, ci tiene a non far brutta figura ed è dotato, grazie a Dio di
una bella intelligenza, spirito creativo e insaziabile ricercatore di
ciò che non conosce.
Così Giovanni, un
ragazzo ok da tutti i punti di vista non ha tempo per dire buongiorno
a chi gli abita di fronte e che guarda caso è la nonna che lo ha
cresciuto e che ora sta ancorata ad una sedia.
Ricordo quando era
piccolo e non esistevano queste diavolerie che passavamo il tempo a
raccontarci una storia vera, una lui e una io.
Quante cose ci siamo
inventate, quante scoperte, quanti scintillanti abbiamo colto nello
snodarsi delle ore e dei giorni passati insieme!
So che Giovanni mi vuole
bene e se non mi cerca è perché sa dove trovarmi quando gli serve
qualcosa, senza cercare la connessione, visto che io ho una rete
protetta e salvata garantita da qualsiasi evento distruttivo.
Riflettendo sul miracolo
dei pani e dei pesci la mia attenzione non può non andare a chi non
riesce a fermarsi, a sedersi per mangiare del pane dei figli.
Non a caso mi vengono in
mente, all'approssimarsi dell'11 febbraio, tutte le occasioni che il
Signore mi ha messo davanti per fermarmi e ascoltare la sua voce.
All'inizio ho presunto
che si può camminare, viaggiare anche stando fermi, prima ancora che
inventassero tablet e telefonini.
Quando 45 anni fa
successe la prima volta che mi fermò la malattia, me la cavai alla
grande, come in seguito scoprendo in me inesauribili risorse per non
soccombere ai colpi inclementi della sorte che mi riportava
immancabilmente a fare i conti con i miei limiti, ricorrendo a
interventi, tutori gessi di ogni tipo e per tutte le parti del corpo.
L'11 febbraio del 1998 un
tamponamento mandò in frantumi con le lenti multifocali le mie
speranze, le mie certezze, tutto.
Fui costretta a fermarmi
di brutto allora e per sempre, perché a causa di quell'incidente mi
fu tolta la possibilità di continuare a svolgere il mio lavoro
d'insegnante.
Mi convertii il 5 gennaio
dell 2000 quando entrai in una chiesa per cercare una sedia e trovai
il Signore ad aspettarmi nella Sua Parola di vita.
Dall'ascolto nacque anche
il desiderio di partecipare alla mensa eucaristica dove il poco viene
benedetto, moltiplicato, distribuito.
Non so se sarebbe
accaduta la stessa cosa se avessi avuto a disposizione un telefonino
o un tablet con cui riempire il vuoto dei giorni.
Grazie a Dio il mio nulla
ha veicolato il Suo Tutto e per questo lo lodo, lo benedico e lo
ringrazio.
Prego per tutti quelli
che non hanno tempo di fermarsi, per quelli che rimangono a digiuno
rincorrendo sogni, fantasie e desideri il cui appagamento dà
soddisfazioni effimere e spesso delusioni cocenti.
Maria operi oggi e sempre
perchè attraverso di lei ci venga il desiderio di sintonizzarci
sulle frequenze dell'amore di Dio, in Lui trovando pace, gioia e vita
senza fine.
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