sabato 16 febbraio 2019

EUCARISTIA



"Sento compassione di questa folla"(Mc 8,2)

Oggi la liturgia ci parla del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, un miracolo riportato dai quattro evangelisti perchè è il più importante e significativo.
Parte da un sentimento, quello della compassione di Gesù per la folla che da tre giorni lo seguiva e pendeva dalle sue labbra.
L'iniziativa è sempre di Dio che sa di cosa abbiamo bisogno e guarda il cuore.
La folla seguiva Gesù per quello che diceva e per quello che faceva.
Orecchi e occhi coinvolti nella sequela di Cristo.
Ci sono persone che lo fanno ma distrattamente di corsa, non sono disposte a fermarsi, a sedersi, per gustare quanto è buono il Signore.
Dovere di sedersi, di fermarsi.
Facile a dirsi, impossibile a farsi.
Abbiamo troppe cose importanti che ci occupano la mente e come prestigiatori riusciamo a fare una miriade di cose contemporaneamente.
I telefonini o i tablet, conquista della nostra civiltà consumistica dove tutto e subito è portato su un piatto d'argento ci aiutano a spaziare con gli occhi e con la mente su un universo di informazioni..
Collegati con il mondo intero non ci accorgiamo che stiamo morendo di fame e che c'è Chi quella fame la potrebbe saziare, senza denaro.
Incontriamo ogni giorno sul nostro cammino chi offre a Dio la sua povertà, il suo pane e il suo companatico povero, semplice perché Gesù lo benedica e lo moltiplichi per darlo a noi.
Ma noi siamo distratti, abbiamo tutto e niente, il mondo in mano e niente che ci nutra veramente e ci sazi davvero.
Dio ha compassione di noi e aspetta che ce ne accorgiamo, che ci rendiamo conto che quello che ci serve solo lui lo può dare perché siamo suoi figli e conosce quali sono i nostri veri bisogni.
Penso a Giovanni, il nipotino che ho allevato a preghiere che non ha più tempo neanche per venirmi a dare un saluto, pur abitando di fronte a casa mia, sullo stesso pianerottolo.
Non ha tempo Giovanni perché frequenta il liceo, studia musica perché ha talento, si allena in una squadra di pallavolo per mantenersi in forma , e partecipa con interesse alle attività scoutistiche ogni settimana, con profitto studia e s'impegna in tutte le discipline, riempiendo i vuoti da un impegno all'altro chattando con il telefonino o con lo stesso ascoltando musica e guardando i video dei suoi beniamini.
Giovanni fa tutte le cose bene, ci tiene a non far brutta figura ed è dotato, grazie a Dio di una bella intelligenza, spirito creativo e insaziabile ricercatore di ciò che non conosce.
Così Giovanni, un ragazzo ok da tutti i punti di vista non ha tempo per dire buongiorno a chi gli abita di fronte e che guarda caso è la nonna che lo ha cresciuto e che ora sta ancorata ad una sedia.
Ricordo quando era piccolo e non esistevano queste diavolerie che passavamo il tempo a raccontarci una storia vera, una lui e una io.
Quante cose ci siamo inventate, quante scoperte, quanti scintillanti abbiamo colto nello snodarsi delle ore e dei giorni passati insieme!
So che Giovanni mi vuole bene e se non mi cerca è perché sa dove trovarmi quando gli serve qualcosa, senza cercare la connessione, visto che io ho una rete protetta e salvata garantita da qualsiasi evento distruttivo.
Riflettendo sul miracolo dei pani e dei pesci la mia attenzione non può non andare a chi non riesce a fermarsi, a sedersi per mangiare del pane dei figli.
Non a caso mi vengono in mente, all'approssimarsi dell'11 febbraio, tutte le occasioni che il Signore mi ha messo davanti per fermarmi e ascoltare la sua voce.
All'inizio ho presunto che si può camminare, viaggiare anche stando fermi, prima ancora che inventassero tablet e telefonini.
Quando 45 anni fa successe la prima volta che mi fermò la malattia, me la cavai alla grande, come in seguito scoprendo in me inesauribili risorse per non soccombere ai colpi inclementi della sorte che mi riportava immancabilmente a fare i conti con i miei limiti, ricorrendo a interventi, tutori gessi di ogni tipo e per tutte le parti del corpo.
L'11 febbraio del 1998 un tamponamento mandò in frantumi con le lenti multifocali le mie speranze, le mie certezze, tutto.
Fui costretta a fermarmi di brutto allora e per sempre, perché a causa di quell'incidente mi fu tolta la possibilità di continuare a svolgere il mio lavoro d'insegnante.
Mi convertii il 5 gennaio dell 2000 quando entrai in una chiesa per cercare una sedia e trovai il Signore ad aspettarmi nella Sua Parola di vita.
Dall'ascolto nacque anche il desiderio di partecipare alla mensa eucaristica dove il poco viene benedetto, moltiplicato, distribuito.
Non so se sarebbe accaduta la stessa cosa se avessi avuto a disposizione un telefonino o un tablet con cui riempire il vuoto dei giorni.
Grazie a Dio il mio nulla ha veicolato il Suo Tutto e per questo lo lodo, lo benedico e lo ringrazio.
Prego per tutti quelli che non hanno tempo di fermarsi, per quelli che rimangono a digiuno rincorrendo sogni, fantasie e desideri il cui appagamento dà soddisfazioni effimere e spesso delusioni cocenti.
Maria operi oggi e sempre perchè attraverso di lei ci venga il desiderio di sintonizzarci sulle frequenze dell'amore di Dio, in Lui trovando pace, gioia e vita senza fine.

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