martedì 6 novembre 2018

“Venite, è pronto”(Lc 14,17)



 “Venite, è pronto”(Lc 14,17)

Tu Signore oggi ci inviti, siamo gli operai dell'ultima ora, quelli che hai preso dai crocicchi delle strade, zoppi, ciechi, muti, sordi... Quanto tempo hai bussato alla mia porta!
Ma io non ti ho aperto perché non ti conoscevo, avevo tante cose da fare, tanti obiettivi da perseguire, tanti sogni da realizzare, non potevo permettermi di perdere tempo con uno sconosciuto.
Fin quando i sogni si sono retti in piedi, fino a quando il mio "volere è potere" mi ha garantito qualche effimero successo, non ho pensato di aver bisogno di te, perché bastavo a me stessa e la vita mi aveva insegnato che per esistere per gli altri dovevo compiacere, servire, essere brava, molto brava a cercare soluzioni per uscire dal panne e per insegnare a chi ne aveva bisogno  i trucchi che semplificano la vita.
Non ti ho aperto, non ti ho fatto entrare, ero troppo piena di me, perché tu trovassi uno spazio nel mio cuore di pietra.
La mia terra si era indurita, incapace di produrre fiori e frutti, per questo cercavo nella gratitudine degli altri quel nutrimento di cui avevo bisogno per restare in vita.
Signore questa mattina, leggendo il vangelo ho pensato che nella mia vita ho fatto tutto a rovescio, allontanandomi dalla fonte della vita, cercando il plauso delle persone, e fuggendo lontano da me stessa, dalla terra che tu mi avevi dato e cercando lontano ciò che avrei trovato se avessi scavato vicino, dentro.
Tu mi dici che mi riporterai nella mia terra, la terra che hai dato ai nostri padri, che cambierai il mio cuore di pietra in cuore di carne, perché possa tornare in vita e battere per te che sei il mio sposo e per tutti quelli per i quali ti sei sacrificato.
Penso a ieri sera quando Gianni mi ha portato l'Eucaristia, un frammento dell'ostia spezzata dal sacerdote nella consacrazione. 
I margini irregolari e la forma imperfetta, il pezzo di un corpo donato per amore mi ha fatto trasalire e commuovere e non solo.
Mi è sembrato in quel momento di avere di fronte te crocifisso, le tue piaghe e le spine e la lancia e gli sputi e gli oltraggi, tutto mi è comparso davanti mentre guardavo la sacra particola che mi mostrava il prezzo del nostro riscatto.
Mi guardavi e mi chiedevi di fare altrettanto.
"Fate questo in memoria di me".
Pensavo a questo periodo così burrascoso, alla devastazione del mio corpo, alle tempeste che si agitano nella mia mente  e nel mio cuore e mi sentivo fortemente chiamata in causa.
La paura ti gela le vene, ti paralizza le ossa e io non faccio che chiederti aiuto, pietà, misericordia, perché nessuno o nessuna cosa mi tolga la mia gioia.
Voglio morire cantando a te un inno di lode, voglio sentirmi da te amata fino all'ultimo respiro.
Oggi mi rinnovi l'invito. 
Non posso venire al tuo banchetto, ma tu non ti formalizzi e ti sposti e vieni a casa mia. 
Ti presenti sempre in modo imprevedibile e nuovo, come un re o un mendicante, ma sempre in  cerca dell'uomo per comunicargli il tuo amore.
Ti aspetto  o mio Signore, non tardare. 





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