venerdì 16 novembre 2018

"Camminate nell'amore"(2Gv 1,6)



Meditazione sulla liturgia di
venerdì della XXXII settimana TO 

"Camminate nell'amore"(2Gv 1,6)

" Dove sarà il cadavere, là si raduneranno gli avvoltoi" (Lc17,37)

Delle letture di oggi, la prima mi conforta, perché è soffusa di speranza per chi cammina nell'amore, per chi segue Cristo.
Ma il vangelo è minaccioso, perché presenta il conto a quelli che magari hanno letto distrattamente la lettera di Giovanni e non hanno preso sul serio quello che c'è scritto.
Il fatto è che Gesù ha parlato prima di Giovanni, e che, se Giovanni parla come parla, è perché ha fatto esperienza dell'amore del maestro, della sua passione per l'uomo, per la sua infaticabile testimonianza di ciò che è buono, bello, vivificante per la sua creatura.
Per paura di non essere frainteso, si è incarnato, è diventato uno di noi e ci ha mostrato la strada per sopravvivere alla più grande delle catastrofi: la morte.
Giovanni, non fa altro che continuare il discorso del maestro, illuminato dallo Spirito che, non dimentichiamolo, non ci salta, non tocca solo i santi, ma anche e soprattutto gli ignoranti, i  consapevoli di esserlo, i peccatori, i bisognosi di Dio.
Così Gesù presenta il conto e dice come vanno a finire quelli che non hanno ascoltato la sua parola, non hanno osservato il grande comandamento.
Se anche le letture sono ravvicinate a tal punto che sembra non ci sia tempo per ammortizzare la mazzata del castigo finale, dobbiamo pensare che Giovanni , il discepolo che Gesù amava, quello che con Maria stava sotto la croce, che l'accolse in casa sua, non ha fatto altro che dire con convinzione ciò che aveva imparato frequentando il maestro e sua madre, ripieno di Spirito santo.
Certo a noi pensiamo che tutto questo non ci possa capitare, cioè di vivere alla sequela di Cristo, di seguirlo sulla strada del Calvario, di assistere alla sua morte e resurrezione. 
Pensiamo che Giovanni è stato fortunato e ha fatto esperienze che a noi sono negate.
Eppure Gesù continua a rivolgersi ad ognuno di noi, perchè è risorto e vive  nella sua Chiesa e ci parla ogni giorno, ogni momento della vita perchè ci ha scelti, perchè ci ama, perchè continua ad effondere il Suo Spirito su di noi, testardi ciechi e impauriti.
La morte fa paura a tutti, anche quando diciamo di desiderarla e umanamente cerchiamo tutti i rimedi possibili per evitarla o procrastinarla.
Vorremmo essere noi a decidere il quando e il come, ma chi ci ha dato la vita nel tempo che credeva opportuno, così ce la può togliere all'improvviso.
Per questo ci avverte di tenerci pronti ad accogliere il dono, perché di dono si tratta quando sei sottratto ad una realtà corruttibile per entrare nell' incorruttibilità dell'amore di Dio.
Gesù ci avverte, Giovanni ci rassicura, tanti testimoni ci hanno mostrato le meraviglie dell'intimità con il nostro Creatore.
Sono passati 2000 anni e il cielo brillano stelle più luminose di quelle create da Dio per illuminare la notte.
Sono i suoi testimoni, i santi che riflettono la luce di Dio perché si specchiano in Lui.
Man mano che procediamo la parola di Dio diventa più credibile, più comprensibile , più praticabile per via dei suoi santi e testimoni della fede.
 Così confortati facciamo in modo che la morte ci trovi vivi e che gli avvoltoi vadano a saziarsi da un'altra parte.

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