lunedì 10 settembre 2018

«Tendi la tua mano!» (Lc 6,10)



«Tendi la tua mano!» (Lc 6,10)

Quale mano devo stendere Signore?
Da cosa vuoi guarirmi?
Cosa sto trattenendo per me?
Il Vangelo di oggi mi invita a fare un serio e sincero esame di coscienza, per vedere quanto la mia vita sia aderente al Vangelo, quanto il culto sia espressione di una realtà che ogni giorno mi coinvolge.
Una realtà in cui sono immersa che tu mi chiami a modificare.
Da quali cose Signore non riesco a staccarmi?
L'immagine di una mano aperta che si protende per prendere acqua, sempre più mi parla del mio desiderio di te, dell'acqua viva che tu solo puoi dispensare a chi te la  chiede.
Devo aprire la mano per prendere la tua acqua, Signore, ma non permettere che poi la richiuda.
Quando Giovanni non arrivava alla bocca della fontana del parco, io con il palmo un po' curvato, facevo da canale sì che lui potesse bere.
Oggi penso che questa è la cosa più bella che possa accadere.
Dar da bere ad un bambino assetato, un piccolo che tu ci affidi, del quale ci dobbiamo fare carico.
Tu Signore hai a cuore la sorte dei poveri, degli ultimi, di quelli che tu chiami piccoli, perché bisognosi di cure, non autosufficienti.
Il culto vuoi che sia per la salvezza dell'uomo, per la sua resurrezione, la sua riabilitazione fisica e morale.
Ci chiedi di vivere la vita come tu hai vissuto la tua, sacerdote perenne alla maniera di Melchisedek.
Vivere il sacerdozio è offrire il proprio corpo e il proprio sangue perché tutti gli uomini possano godere del tuo amore.
Dammi di questa acqua Signore e io sarò guarita.

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