"Io la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore".(Os 2,16)
Signore sono qui.
Vorrei lasciare un pensiero, una preghiera rivolta a te prima che altri pensieri' altri desideri spazzino via le necessità dello spirito anteponendo quelle della carne, del dolore, della malattia, dell'insoddisfazione e della solitudine, del rancore e della rabbia.
Signore sono qui.
Il mio cuore aspetta. Aspettano i miei occhi. Tutto il mio essere aspetta che tu ti manifesti.
Un tempo mi tenevi legata con legami d'amore, mi sollevavi alla tua altezza, mi davi da mangiare.
Non ti facevi attendere tanto quando mi sentivo smarrita e sola.
Tu Signore, sei stato sempre il mio aiuto, hai sempre risposto alla mia preghiera.
Non mi hai negato le tue consolazioni che sono state il pane del cammino che io ho cercato di consumare con parsimonia, perché me ne rimanesse in tempo di carestia.
Signore non so, non voglio, non riesco a vivere questi momenti di grande turbamento nella pace, e nella serenità del cuore.
Non riesco Signore a liberarmi dai brutti ricordi, non riesco a perdonare chi mi ha fatto del male.
In questo momento mi è difficile, anche se provo pietà e ho compassione per lui, perdonare il mio sposo, la persona che tu mi hai messo a fianco per camminare insieme e vivere l'amore da te gratuitamente donato a noi.
Perché Signore ogni tanto succede che torniamo indietro e cadiamo nelle sabbie mobili di questo percorso infido?
Perché Signore ci sono giorni in cui non riesco a vedere il sole, la luce, te nei tuoi doni ?
Perché la gioia si è spenta nel mio cuore, perché?
Signore io ricordo i tempi antichi, ricordo quando tu mi parlavi al mattino con la luce che filtrava dalle fessure delle serrande abbassate.
Ricordo il canto degli uccelli che salutavano il sole, ricordo quanta pace mi dava la distesa del mare, il cielo che si accendeva la notte, i monti che si stagliavano nitidi all'orizzonte sgombgro di nubi.
Ricordo quando le tue parole mi facevano sussultare, quanta gioia mi dava ascoltare una parola di speranza, un annuncio di salvezza.
Ricordo quanta tenerezza suscitava in me il passo che la liturgia oggi ci propone, quello di Osea.
Sul calendario liturgico c'è scritto: "Parlerò al suo cuore".
Come vorrei che il mio cuore avesse orecchie per sentirti come un tempo, come è accaduto più volte.
Penso al luogo dell'incontro privilegiato: il colle della speranza, eredità pervenutaci attraverso la madre del mio sposo, il colle del fallimento, della morte e della resurrezione.
Pensavo, ho sempre pensato che lì tu ti manifestarvi con più forza e anche più sicuramente.
Ma lì ora non ci andiamo più.
Ho cercato di rendere agibile quel luogo, punirlo dagli sterpi e dalle erbe cattive, dagli insetti e dai topi.
Ho fatto ripulire tutta la casa.
Il mio sogno è lì Signore, lì la croce, lì l'incanto del deserto dove fioriscono gli alberi e scorre latte e miele.
Solo lì Signore?
Ieri che ho tanto desiderato tornarci anche solo per un attimo e ho invidiato Franco e famiglia e che ci sono andati, ho saputo poi che il caldo aveva reso inagibile quel luogo di preghiera e che non è possibile, fin quando ci sarà questo clima, andarci a trascorrere qualche ora da sola o in compagnia.
Io continuo a pensarti lì Signore, un luogo inaccessibile, un luogo sempre più proibito per me.
Ma tu Signore dove sei?
Dove trovarti?
Io ti cerco Signore, io desidero il tuo amore, voglio riposare nelle tue braccia.
Maria aiutami tu!
Prego con pregavano i miei cari te, carissima madre, perché non posso dimenticare quanti benefici sono scaturiti dalla tua intercessione.
Madre, guarda, non abbiamo più vino.
La gioia è spenta sui nostri visi.
La Parola di oggi mi invita a continuare a credere che
mi condurrà nel deserto e parlerà al mio cuore.(Os 2,16)
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