martedì 13 febbraio 2018

" Guardatevi dal lievito dei farisei " (Mc 8,15)



" Guardatevi dal lievito dei farisei " (Mc 8,15)
Signore sono qui con il desiderio di incontrarti nella Parola che questa mattina hai pensato per me, con la difficoltà a fare ordine ai miei pensieri, a farti spazio perchè entri e mi nutra fin nelle midolla e mi guarisca e mi liberi da tutte le mie angosce.
"Non abbiamo che un solo pane! " ti dicono i discepoli mentre tu li stai mettendo in guardia dal lievito dei farisei, dal pensare che tutto di pende da noi e che tu non c'entri con le nostre insignificanti, banali (per te, presumiamo) preoccupazioni quotidiane.
Avere la memoria corta dipende da quante cose ci sforziamo di metterci dentro, per pianificare, organizzare, acquisire, capire, sentirci forti, autonomi, autosufficienti, più bravi, più in gamba di tanti poveri scemi che non vedono al di là del proprio naso. 
Eppure tu Gesù continui a darci credito, ad operare non servendoti di cose mirabolanti, straordinarie, ma traendo il molto, il di più, dal poco, dall'insignificante, perchè si manifesti la potenza di Dio e non la nostra forza. Giovanni, quando ti cercava, da piccolo ebbe l'intuizione che, per stringerti, abbracciarti, dormire con te, doveva farti spazio. 
Un bambino ha le idee chiare su quello che serve per ciò che gli preme. 
Allora per Giovanni tu eri l'irrangiugibile, l'imprendibile e così ci ha fatto la catechesi.
Ma anche quando ti facciamo salire sulla nostra barca o noi saliamo sulla tua, che è lo stesso, continuiamo a fare, pensare come se non ci fossi e ci preoccupiamo del pane che non ci siamo portati dietro, senza minimamente uscire fuori da noi stessi e vedere in te il pane di vita eterna.
Come i tuoi apostoli allora, anche noi Signore continuiamo a dare importanza al lievito dei farisei, lo usiamo per fare il nostro pane quotidiano, ignorando la tua Provvidenza, contando solo sulle nostre povere forze.
Eppure, quando partiamo, siamo animati dalle migliori intenzioni, ma ci perdiamo per strada
La mappa ce la scordiamo a casa e il percorso diventa un labirinto da cui non sappiamo sbrogliarci. 
La memoria è la prima che va in tilt, quando la preoccupazione di morire di fame prende il sopravvento e tu puoi parlare all'infinito, ma ilnostro cuore si chiude a riccio, entriamo in confusione, ci viene il panico e stiamo male.
Gesù quanto vorrei che la porta del mio cuore fosse sempre aperta per te, che fosse in grado di riconoscerti, anche quando i tuoi connotati sono diversi da quelli che ci aspetteremmo.
Oggi è Carnevale e, anche se mai ho sentito il bisogno, il desiderio di mascherarmi, e mai l'ho fatto, forse perchè vivevo in maschera da quando non mi sono sentita ok per chi era addetto alla mia educazione e formazione. 
Ho pensato però a fare maschere per i piccoli che mi erano affidati, immedesimandomi nel loro desiderio di vivere una giornata spensierata di gioco e di trasgressione.
Costruivo le maschere con quello che avevo, non riuscendo mai a renderli felici, perchè si sa che le maschere sono scomode, anche quelle più costose. 
Ricordo le maschere di lana che confezionai appositamente perchè Franco prima e poi suo figlio Giovanni non avessero freddo e potessero il mese di febbraio farsi ammirare per le strade della città senza dover mettere il cappotto.
La maschera da clown, da Arlecchino, da cocher....
Tempi lontani di cui non ricordo il sorriso e la gratitudine dei piccoli, quanto la mia soddisfazione ad essere così brava ad inventare cose a cui nessuno aveva pensato.
Il mio orgoglio mi ha portato a fare tante cose inutili che non servivano a far felici ma ad autoincensarmi perchè ero brava, specialmente a creare con poco, con ciò che per gli altri era da buttare, cose utili, belle, uniche.
In questa mia storia di esaltazione personale dove non trovavo mai la misura tu sei entrato o mio Signore e mi hai preso per mano.
Nel deserto in cui mi hai portato io non volevo entrare e ho lottato con tutte le mie forze per trovare un pane diverso da quello che tu mi offrivi. 
Sul corpo porto i segni di questa lotta titanica per non dare a te lo scettro della mia vita.
Ma tu Signore non hai desistito e hai continuato a picconare il mio cuore di pietra, a demolire le difese che nascondevano la mia fragilità, il mio peccato.
Tu Signore pian piano mi hai tolto tutte le maschere dietro le quali mi nascondevo a te e agli altri. 
Mi hai amato di amore eterno, non hai permesso che il tuo santo vedesse la corruzione. 
Per questo Signore ti ringrazio, ti lodo e ti benedico. 
E' il primo Carnevale che vivo senza preoccupazioni di cibo o di vestito, è il primo che vivo in modo autentico, perchè so che non ti scandalizzi di fronte alla mia nudità, anzi gioisci perchè puoi rivestirmi di luce e farmi segno della tua infinita misericordia.

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