mercoledì 28 agosto 2019

I SEPOLCRI IMBIANCATI


“ Vi abbiamo incoraggiato a comportarvi in maniera degna di Dio” (1Ts 2,12)


C'è un lavoro materiale e uno spirituale non meno impegnativo e sfiancante.
Sono stata messa in pensione, mio malgrado,prima del tempo, per incapacità di deambulare ( come se per insegnare italiano, latino, greco, storia e geografia servissero le gambe!) e oggi sono per il mondo una "una che non lavora".
Da quella che ritenni una iattura, la fine di ogni attività utile e proficua, cominciò un travaglio doloroso che mi portò a scoprire un altro modo di servire gli altri, lasciandomi addomesticare da Dio.
Il Vangelo di oggi parla dei sepolcri imbiancati, dei farisei di tutti i tempi, che curano l'immagine esteriore e coprono il putridume che è dentro di loro.
In effetti questo tipo di lavoro lo facciamo tutti, la cosiddetta arte della rimozione, del nascondere prima di tutto a noi stessi le cose che non vanno e che non ci piacciono di noi.
Per anni ho lavorato alla mia immagine perché chi mi vedeva non fosse scandalizzato e non mi giudicasse negativamente.
Un'operazione di maquillage continua che oggi è di moda, dai più grandi ai più piccoli.
La paura di stare sola con la vera Antonietta mi ha provocato sofferenze inaudite e un faticoso viaggio nelle mie viscere per conoscere la verità che mi faceva paura.
La morte di mio fratello mi mise di fronte all'irrimediabile, a ciò che non potei evitare, aggiustare.
È stata dura riconoscere che ci sono cose che non si possono coprire con una mano di vernice.
Ma la sete di verità non mi ha abbandonato, una sete che man mano che procedevo, diventava sempre più grande.
La ricerca dell'acqua per scrostare, pulire, purificare, per dissetarmi, dopo un interminabile cammino nel deserto delle relazioni interrotte, nel silenzio degli uomini e di Dio che non rispondeva al mio disperato grido d'aiuto, si è fermata davanti ad un Crocifisso.
Voglio ringraziare il Signore che non mi ha ingannato indorandomi la pillola, ma mi ha parlato con un linguaggio adulto, fermo, vero della morte prima che della resurrezione.
Se non accetti la realtà della morte non puoi entrare nel mistero della vita.
Ci sono cose destinate naturalmente a morire, ma che noi volutamente censuriamo per paura di perdere la nostra identità, quando la facciamo coincidere con il lato esteriore: il nome, la posizione sociale, il ruolo, l'età, la salute e quant'altro.
Se c'è qualcosa, che continua a vivere e che dobbiamo cercare di custodire e usare in tempo di fame, è la memoria.
La memoria di tanti Suoi benefici rende immortali gli uomini, tutti, non solo quelli famosi.
Perché se gli uomini dimenticano chi non ha compiuto grandi imprese o fatto cose straordinarie, Dio non dimentica.
“Può una madre dimenticare suo figlio? Quand'anche se ne dimenticasse, io non ti dimenticherò mai!"è scritto.
La madre è l'unica persona che ha dimestichezza, familiarità con la nostra nudità, specie quando siamo piccoli, l'unica autorizzata a pulirci quando ci sporchiamo, l'unica che si rende conto che lo sporco non ci fa stare tranquilli.
Dio è padre e madre e come tale non ci costruisce bare, sepolcri per non sentire il cattivo odore, ma apre i nostri sepolcri e dà vita alle nostre ossa inaridite.
Dio è amore.
È l'amore che apre i sepolcri e ci fa risuscitare.
Oggi che sono in pensione per il mondo, dovrei stare a riposo, ma mai nella mia vita ho lavorato tanto di notte e di giorno per qualcosa che non è mio, per qualcuno che visibilmente e tangibilmente non mi dà uno stipendio .
Dico questo perché la retribuzione è dentro il fare, è dentro la vita che continuamente si rinnova attraverso di Lui.
"Io sono tu che mi fai".
Esistere è opera sua. Per esistere è necessario mi faccia plasmare da Lui, che affini le orecchie e mi metta in ascolto di quello che dice.
Se ci mettiamo in autentico ascolto impareremo a distinguere i veri dai falsi profeti e cesseremo di mandare a morte l'unico vero Profeta che è Cristo Gesù figlio di Dio, venuto a svelarci chi siamo.

1 commento:

Filippo ha detto...

Parole bellissime. Ho sempre chiesto a Dio la verità e lui non mi risparmia una quotidianità dolorosa. Ma la mia nullità è tutto ciò che ho perché è il luogo dell'incontro con lui. Un saluto