venerdì 14 aprile 2017

Fragile vaso


SFOGLIANDO IL DIARIO
18 aprile 2014
ore 6.50

"Ho sete" (Gv 18,28)
Giovanni attenua nel racconto della passione di Gesù la sofferenza e ne esalta la divinità.
Ma la sete è tipica dell'uomo e si può morire di sete.
Gli hanno invece dell'acqua dato l'aceto e credo che questo gli abbia procurato ulteriore sofferenza perché l'aceto brucia, corrode e sicuramente non ti toglie la sete se mai te l' aumenta.
Stanotte volevo contemplare, adorare la croce, guardare Gesù entrare nelle sue piaghe, farmi plasmare, ricostruire dalla forza del suo amore disarmato e potente.
Avrei voluto elevare a lui un canto colmo di passione, di lode, di amore, di tenerezza, di gratitudine, di abbandono disarmato, di fede, di consegna, di fiducia, di tutto ciò che quella croce, quella sofferenza significava per me, evocava: la potenza e la sconfitta, la grandezze l'umiltà, la legalità e il servizio, la divinità e la precarietà, la verità e la vita, la dolcezza di un abbraccio che dura oltre la morte.
Pensavo a quando non lo conoscevo, non sapevo chi fosse, a quando nessuno mai mi suscitò il desiderio di contemplare un crocifisso o di incontrarlo.
Mi chiedo perché questo è accaduto.
Ho incontrato prima la croce, questo si, e ho passato gran parte della mia vita a cercare di eliminarla.
56 anni senza di Lui, anni di solitudine che mi sono sembrati sicuramente molti di più.
Una croce senza il crocifisso è tremenda, è pesante, è importabile...
Il crocifisso deve parlare, il crocifisso lo devi guardare per incrociare il suo sguardo...
Perché non basta essere essere crocifissi per salvarsi....Bisogna guardare negli occhi di un altro che ti faccia da specchio per capire, per vedere, per riconoscere la verità.
Questa notte avrei voluto scrivere un poema d'amore al mio Dio, mentre tutto intorno taceva, era buio e il mio cuore batteva solo per Lui.
Ma sarebbe stato troppo bello e non mi è stato concesso se non il desiderio, continuamente disturbata dal dolore ai piedi perché si addormentavano, al fianco destro in corrispondenza del rene, delle braccia per il prurito in mezzo alle scapole.
Non volevo pensare a me, ma Lui, a Lui volevo dare tutto il mio cuore, i miei pensieri e non volevo essere disturbata in questa intima preghiera.
Non è stato possibile anche se sono riuscita a dire il rosario.
Quella di questa notte è stata un'occasione mancata di godimento spirituale, di coinvolgimento emotivo, di preghiera vera.
Ma nonostante le scariche della mia radio scassata, continuavo a percepire la gioia di essere in pace e la gratitudine a Lui che mi aveva liberato dal male.
Sentivo quindi una gioia profonda, una calma, un appagamento che mi veniva dal sentirmi sua per sempre, strappata dal mondo dei morti e risuscitata con lui, in eterno figlia per quella croce.
Ripensavo alla gioia che mi aveva dato la telefonata ad un'amica dopo un lungo travaglio di purificazione e di desiderio di riconciliazione finalmente realizzato.
La gioia del perdono è impagabile, è dono dello spirito, come dono dello spirito è non avere sentimenti di giudizio nei confronti degli altri..
Ieri alla messa in Coena Domini Don Gino e Don Achille li ho amati e quando ho visto i fiori e l'addobbo per l'altare ho scacciato senza fatica il pensiero che quei soldi si potevano spendere meglio per accomodare la Chiesa.
Ho pensato a quello che Gesù ha detto quando Giuda si è scandalizzato del profumo costoso con cui Maria aveva cosparso i suoi piedi.
"I poveri li avete sempre con voi, ma me no" .
Quest'anno ho pensato che non c'era denaro che fosse sprecato per dare onore e adorare il dono grande che ci ha lasciato Gesù: l'Eucaristia, Lui in persona.
Meno male che ci sono persone che ci pensano come Don Gino, come Gianni (riguardo i poveri).
Io continuo ad essere sempre molto avara quando devo spendere soldi per qualcuno che non sia io.
Certo non si non mi posso scandalizzare di Giuda, perché Giuda lo sono anche io qualche volta e vorrei tanto che non fosse così.
Ma confido in Lui. So che arriverà il momento che non mi sarà difficile fare ciò che ora mi sembra impossibile.
Tra poco verranno i bambini che mi sono stati affidati.
Sono contenta che Gesù venga ancora parlarmi e a stare con me.

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