sabato 14 gennaio 2017

Io sono Tu che mi fai

Image for Un fiore per te



” Io non sono venuto per i giusti ma per i peccatori” (Mc 2,17)

Quante volte ho letto questa parola e ho pensato che non mi riguardasse che invece riguarda quelli che vivono schiavi dei loro giudizi e pregiudizi, che scaricano sugli altri il dovere di essere buoni, bravi giusti, sentendosi esonerati dal rimettersi in discussione.
Ho pensato a tutti quelli che siedono al banco delle imposte per ricevere il tributo dovuto alla propria bontà, bravura, giustizia.
Chissà perchè la parola di Dio sembra sempre rivolta agli altri e pensiamo che Dio per noi è muto, non si interessa ai nostri problemi, non ci consiglia e non ci consola.
Come è accaduto questa mattina dopo l’ennesima notte di dolore, di lotta esasperata con il nemico che mi frantuma le ossa, mi macella la carne.
Ieri sera ho sperimentato come una che si ritiene già nella fossa, incapace di deambulare, di prendersi cura di sè, di provvedere agli altri come sarebbe opportuno e giusto, possa essere utile al progetto di Dio, dandole lingua e sapienza in un incontro di fidanzati, dopo aver detto di sì a Lui, al Suo progetto d’amore.
Se non fosse stato per quella domanda che mi sono posta prima di prepararmi, di decidere di andare nonostante l’ora e il freddo e tutto il resto, sarei rimasta a casa avvoltolata nelle coperte a piangermi addosso, convincendomi che era finita, che mi dovevo rassegnare di essere arrivata al capolinea e che c’è un tempo per ogni cosa e per me il tempo di mettermi in cattedra era finito e che dovevo consegnare il testimone.
“E’ per te Signore? Sei tu che me lo chiedi?” sono le domande che mi sono fatta, dopo essermi convinta che non era il caso di esibire le mie infermità.
Ho sentito nel profondo la sua risposta e ho preso coraggio e mi sono vestita, spogliata di ogni velleità, dell’orgoglio di essere brava, capace, in gamba per quel tipo di incontri.
Non avrei parlato sicuro, non ne avevo la forza, ma la vergogna quella l’ho superata pensando che era il Signore che mi chiamava.
Poi tutto è diventato più semplice e al momento opportuno ho gridato, urlato la gioia del Signore risorto, la vita che nelle vene aveva ricominciato a pulsare come sempre quando parlo di Lui.
E’ l’ennesimo miracolo a cui assisto, di cui faccio esperienza, un miracolo che questa mattina mi ha fatto leggere con un altro spirito le parole scritte sul calendario liturgico.
“Non sono venuto per i giusti ma per i peccatori”
Ho pensato a quando facevo l’insegnante e quanta cura mettevo nel prepararmi.
Curavo il trucco, il vestito, l’atteggiamento, sì che tutto fosse ok per chi mi guardava, ascoltava.
Insegnante del metodo, tutta d’un pezzo, chiara ed efficace, coerente, di bell’aspetto ecc ecc.
Facevano a gara per scriversi alla mia sezione e io ne andavo fiera anche se la malattia mi costringeva a continue e brusche frenate.
Ho continuato a truccarmi anche quando mi hanno messo in pensione, chissà chi dovevo ingannare!
E ieri chi l’avrebbe detto che una povera vecchia handicappata e sofferente, con la mente annebbiata dai farmaci e da tante notti insonni sarebbe stata strumento di grazia nelle mani di Dio…
Così ho pensato che era bello essere sua figlia, sentirsi sua figlia, peccatrice, non ok per il mondo, ma immensamente preziosa ai suoi occhi, un padre che non ti lascia mai sola a combattere le sue battaglie, a portare alto il suo nome fino agli estremi confini della terra.

“Privi di meraviglia, restiamo sordi al sublime” (Luigi Giussani)

2 commenti:

Patalice ha detto...

sono una peccatrice... che Dio possa avere una mano speciale sulla mia testa, sarebbe una particolare consolazione per me in questo momento

Anto ha detto...

@Patalice, solo ora ho visto il tuo commento. L'onnipotenza di Dio è nell'onnipotenza del suo amore. Non c'è peccato tanto grande che possa limitare l'infinita misericordia di Dio.Sei già nelle sue mani, anzi se mi permetti sei più vicina al suo cuore rispetto ai senza peccato.

La Chiesa non permette niente, ma perdona tutto; il mondo permette tutto, ma non ti perdona niente» [G.K.Chesterton (1874-1936)]