lunedì 28 marzo 2016

Incontri






Meditazioni sulla liturgia di

 LUNEDÌ dell'ANGELO
Letture: At 2,14.22-32; Salmo 15; Mt 28,8-15

"Gli abbracciarono i piedi e lo adorarono"(Mt 28,9)

Gesù finalmente si fa trovare, da chi lo cerca con cuore sincero. 

.Non bisogna perdersi d'animo, ma avere fede, perchè non a tutti è dato di vederlo subito e riconoscerlo e credere che è risorto veramente.

Bisogna raggiungerlo in Galilea dove la sua parola è risuonata per più tempo, dove le tracce del suo passaggio sono ancora scolpite nel cuore e nella mente, dove anche i sassi parlano di Lui.

Ma il tempo nessuno lo conosce, il tempo necessario perchè la fede si rinsaldi, la speranza diventi certezza di vita piena eterna incorruttibile.

Quaranta giorni Gesù camminò con la gente della sua terra, quaranta giorni dura il tempo di Pasqua, 40 anni il tempo dell'attraversamento del deserto alla volta della terra promessa.

Quaranta è un numero simbolico per indicare un tempo intermedio, non concluso, ma un tempo necessario per imparare che non di solo pane vive l'uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

Gesù continua a parlare oggi a noi che abbiamo fame e sete di giustizia, di senso, di verità, di amore, come quelli che vissero 2000 anni fa, come quelli che ci seguiranno alla ricerca della terra promessa.

Un miraggio a pensarci se uno legge le vicende della storia del popolo eletto e poi la nostra di Cristiani che hanno creduto a chi ci ha raccontato tutto di lui, i testimoni del vangelo.

Un miraggio, perchè gli Ebrei con le unghie e con i denti si contendono quello che ritengono sia loro esclusiva proprietà, attaccati da ogni parte, difesi da muri e da bombe intelligenti.

E noi che apparteniamo all'Occidente evoluto forse oggi che è pasquetta possiamo commuoverci davanti a un prato fiorito, durante la gita istituzionale di pasquetta, ma nessuno ha ancora imparato la difficile arte del contadino. 

Ma dov'è questa terra? 

Viviamo chiusi nei nostri appartamenti e lasciamo che gli ultimi, i poveri, gli extracomunitari coltivino per noi ciò che noi facilmente possiamo trovare al supermercato per imbandire la nostra tavola.

Gesù è la nostra terra, la terra da coltivare, concimare, , il suo corpo di carne che è ancora piagato, sofferente, bisognoso d'amore. 

Quando Tommaso mise le mani nei fori delle mani e dei piedi non erano piaghe finte. 

Questo non dobbiamo mai dimenticarlo.

Il corpo di Cristo è vivo e per questo prova dolore, il suo corpo è il nostro corpo, il corpo che con il Battesimo ci ha innestato a Lui.

Quanti Gesù ci vengono incontro ogni giorno senza allontanarci tanto da casa, quanti Gesù aspettano che noi li cerchiamo e li abbracciamo e ci prendiamo cura di loro.

Gesù ci aspetta ad ogni angolo della nostra storia, ci aspetta ma con connotati diversi. 

Per questo chi va in giro con l'immagine che se ne è fatta è difficile che lo trovi.

Se penso che io l'ho incontrato mentre in una chiesa cercavo una sedia che mi ha permesso di ascoltare senza troppi problemi statici la Sua Parola!

Dicevo della terra che Gesù ci ha consegnato da irrigare con il sangue e l'acqua del suo costato. Una terra dove l'amore fa vedere il colore dei fiori e sentire il loro profumo.

Una terra che si trasforma in un giardino, la meraviglia dell'inizio, dove tutto ti è dato se tutto ti dai. 

Grazie Gesù che non ti fai trovare spingendo un bottone, pagando un tichet, usando la preghiera o le opere buone come merce di scambio. 

Grazie perchè ti doni gratuitamente a tutti quelli che ti cercano con cuore sincero e solo da te aspettano istruzioni per imparare l'arte difficile del contadino, vale a dire per imparare ad amare.

Chissà se oggi ti incontrerò' so che tu mi verrai incontro e che mi risparmierai la fatica di spostarmi visto come sono messa. 

Ti voglio abbracciare i piedi, ti voglio adorare come le donne che il Vangelo oggi ricorda.

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