(Mt 26,14-25)
In
quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi
dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo
consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da
quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
Il
primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli
dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare
la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e
ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua
da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro
ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta
la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In
verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente
rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io,
Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel
piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va,
come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio
dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai
nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli
rispose: «Tu l’hai detto».
Il
tradimento di Giuda da domenica, che abbiamo letto il Passio, è la
terza volta che ci viene presentato e io penso cosa il Signore mi
vuole dire quando annuncia la sua passione e la sua morte.
Le
immagini dei disperati che sempre più numerosi affluiscono sulle
coste della nostra nazione non le posso dimenticare.
Sono
immagini crude, immagini che toccano l'anima, che ci scuotono e ci
interpellano.
Ma
da dove escono tutte queste persone?
I
paesi di provenienza li ho cercati sopra l'atlante.
Ho
insegnato geografia per tanti anni, ma la vita è un'altra cosa. I
nomi sono scritti piccoli piccoli e faccio fatica a leggerli.
Piccole
porzioni di un continente di cui ho perso memoria ad eccezione della
Nigeria perchè Miriam e Ioseph, la coppia di cui ci siamo fatti
carico viene da lì.
Con
Giovanni ce l'abbiamo messa tutta a imparare da dove nasce il Po,
dove sfocia...e tutto il resto.
Frequenta
la terza elementare e l'Africa forse gli tocca il prossimo anno.
Ce
ne siamo occupati solo per vedere dove vivono le scimmie e i leoni.
Una
volta Giovanni mi chiese dove poteva trovare un povero, perchè non
ne conosceva nemmeno uno.
Quella
volta mi affannai su Internet a cercare immagini di poveri, ma non
essendo ancora padrona di questo strumento, mi fu difficile trovare
la foto di qualche bambino denutrito che non lo turbasse troppo,
visto che era ancora piccolo,una foto comunque che lo inducesse a
pensare che ci sono bambini meno fortunati di lui.
Adesso
i poveri sfilano nelle immagini che ogni giorno la televisione ci
propone, sbandati, perseguitati, in fuga, come se i sepolcri in cui
li avevamo rinchiusi fossero incapaci di contenerne il desiderio di
vita.
Mi
ha colpito l'immagine di un profugo che si era portato la Bibbia e se
la teneva stretta.
Qualunque
sia il Dio che lui prega, mi sono detta, è un uomo di fede e
sicuramente vedrà la gloria di Dio.
Gesù
nell'ultima cena della Pasqua che si accinge a celebrare annuncia che
verrà fare la Pasqua con noi, perché il tempo volge al termine.
Le
bande di disperati, che fuggono da situazioni di estrema sofferenza,
affrontano la morte nella speranza di essere salvati.
Da
chi?
“Celebrerò
la Pasqua con voi”
Sono
le parole che questa mattina risuonano dentro di me.
Con
noi, con me, Gesù verrà a celebrare la Pasqua.
Di
quale povero mi devo occupare, quale povero tu ci mandi perché noi
possiamo mangiare con te?
Chi
di noi Signore ti consegnerà al nemico, chi ti abbandonerà, chi ti
rinnegherà Signore? Forse io?
Signore
io non pensavo che ci fossi, che arrivasse il momento di scelte così
difficili, non pensavo di essere così fortunata ad avere una casa,
cibo tutti i giorni, un letto su cui dormire, dei vestiti con cui
coprirmi, uno stato in cui la libertà si cerca di garantirla.
Non
pensavo di essere così fortunata Signore e non pensavo neanche di
dover rendere conto un giorno di quelle poche cose che mi sono
rimaste.
Cosa
posso offrirti Signore in questo momento della mia vita, in un
momento così difficile perché le forze vengono meno, la speranza si
affievolisce, i beni sempre più sembra che appartengano agli altri?
Cosa
Signore?
Questa
notte mi sono ribellata per la prima volta e non ti ho chiesto il
perché della sofferenza, il perché del dolore innocente, come sono
solita fare quando i problemi del mondo mi sembrano estremamente più
gravi di quelli che io ho.
Questa
notte ti ho chiesto perché proprio a me, perché solo a me, perché
sempre a me il dolore, la sofferenza, la morte.
Sono
anni Signore tu lo sai che combatto con questo corpo che non ne vuole
sapere di stare in silenzio, che si ribella, questo corpo che tu mi
hai dato, un dono destinato a servire, a morire, a comunicare il tuo
amore.
Questa
notte mi chiedevo il senso di questo sofferenza che si protrae ogni
giorno di più.
Una
sofferenza che arriva il momento che ti provoca il vomito, una
sofferenza che ti fa venire il desiderio di urlare, di tirarti non
solo la tunica,ma anche il mantello, le braccia, la barba e dire
“Signore ma che stai a fare lì? Perché non scendi? Perché stai a
guardare senza muovere un dito? Perché Signore? Perché? “
Questa
notte le preghiere le ho concentrate su di me.
Il
dolore mi faceva impazzire: le braccia, il collo, la testa non c'era
verso trovassi una posizione neanche per sgranare il Rosario perchè
le mani facevano fatica a trattenere qualunque cosa. Ma la ribellione
era forte.
Confesso
che questa notte non ho pensato ai disperati, ai profughi, non ti ho
lodato, benedetto, ringraziato perché avevo un tetto, perché avevo
una coperta, perché non mi mancava il cibo, non ti ho lodato per
tanti tuoi benefici. No Signore.
Normalmente
però trovo la strada per farlo e ciò mi dà calma serenità e forza
di sopportare l'ennesimo attacco del nemico.
Ma
questa notte no, questa notte più che invocarti ho imprecato contro
di te perché permetti che io sia distrutta dal dolore.
È
poi questa mattina, alla messa, come un lampo mi sono venute in mente
le immagini dei profughi che vengono portati in braccio, salvati
dalla furia degli elementi, e la Bibbia in primo piano stretta tra le
mani di quell'uomo su cui la telecamera si è soffermato.
Mi
sono venuti in mente i barconi sovraccarichi, affondati, i corpi
galleggianti, gli urli i lamenti dei sopravvissuti, le invocazioni,
la speranza, il dolore tutto mi è venuto in mente di questa gente
uscita dal sepolcro, in cui noi l'avevamo relegata.
Non
è un caso che la Pasqua sia la festa dei macigni rotolati che la
Pasqua sia il giorno in cui il sepolcro si trova vuoto.
La
Pasqua ci parla della resurrezione, di te che noi dovevamo cercare
non in un sepolcro ma dovevamo incontrare in un giardino, perchè tu
sei custode del giardino.
Ecco
allora questa Pasqua tu la vuoi fare con noi, verrai a cenare a casa
nostra per dirci di guardare cosa era nascosto dentro il sepolcro,
per donare ad ogni uomo affamato, assetato, ignudo un po' di amore.
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