sabato 15 ottobre 2016

IL CORPO

corpo di Cristo
“Le genti sono chiamate in Cristo Gesù a formare lo stesso corpo”(Ef 3,6)
Stavo per scrivere un solo corpo, un unico corpo, e mi sono trovata la parola che cambia le cose in modo radicale.
Un conto essere un solo corpo, un solo spirito, come ci immaginiamo quando siamo profondamente, visceralmente innamorati di qualcuno, un conto è dire che siamo lo stesso corpo, facciamo parte di uno stesso corpo che non è nè il mio, nè quello del mio sposo, ma di Cristo.
Siamo corpo di Cristo e in questa potente armatura di luce, in questa perfetta armonia e sincronizzazione di tutti gli strumenti noi troviamo ciò che manca alla nostra perfezione, alla nostra santità.
Possiamo partecipare all’orchestra del cielo, alla sublime armonia dello Spirito solo se ci sentiamo parte di uno stesso corpo, quello di Cristo.
Ci sono paesi, città, che funzionano bene, perchè gli amministratori si fanno carico dei bisogni di tutti gli abitanti, poveri e ricchi, abili e disabili.
Il buon funzionamento deriva dalla capacità di chi sta a capo di organizzare, vedere, progettare, ascoltare, farsi servo di tutti sì che tutti traggano beneficio dal lavoro e dalla collaborazione di chi può dare ora 10, ora 20, ora cento.
Magari c’è chi non può dare nulla perchè è malato o c’è chi è morto ma ha lasciato eredità di affetti e buoni insegnamenti.
Chi fa funzionare quindi un paese, una città, uno stato è chi sta a capo, che cerca e trova collaboratori utili, per realizzare l’armonia e la pace e la giustizia all’interno del territorio sotto la sua giurisdizione.
Ma qui l’esempio è molto lontano dalla realtà, anche se serve a far capire come in uno stato, in un popolo, tutti in Cristo possono vedere soddisfatti i propri bisogni, perchè il corpo è il suo e per corpo metaforicamente pensiamo ad una costruzione ben compaginata e connessa dove la pietra scartata dai costruttori è diventata testata d’angolo.
Questa mattina voglio immergermi nella contemplazione del Corpo di Cristo, che continua a servirci nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia.
Il suo corpo mi dà la garanzia che anche se le leggi di questo mondo non sono giuste, chiare, utili, buone, Lui garantisce per me il bene, qualunque sia il percorso che devo fare, gli inciampi, i ricalcoli, le battaglie, l’impotenza, la giustizia di ciò che cerco.
Dio sa di cosa ho bisogno.
Formo il suo corpo. Come può dimenticarsi di me?
Chi può scrutare i suoi pensieri?
Voglio mettere a servizio il mio sì all’adempimento della sua volontà.
Salmo 138
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu sai quando seggo e quando mi alzo.
Penetri da lontano i miei pensieri,
mi scruti quando cammino e quando riposo.
Ti sono note tutte le mie vie;
la mia parola non è ancora sulla lingua
e tu, Signore, già la conosci tutta.
Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
Stupenda per me la tua saggezza,
troppo alta, e io non la comprendo.
Dove andare lontano dal tuo spirito,
dove fuggire dalla tua presenza?
Se salgo in cielo, là tu sei,
se scendo negli inferi, eccoti.
Se prendo le ali dell’aurora
per abitare all’estremità del mare,
anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.
Se dico: «Almeno l’oscurità mi copra
e intorno a me sia la notte»;
nemmeno le tenebre per te sono oscure,
e la notte è chiara come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.
Sei tu che hai creato le mie viscere
e mi hai tessuto nel seno di mia madre.
Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio;
sono stupende le tue opere,
tu mi conosci fino in fondo.
Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
intessuto nelle profondità della terra.
Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi
e tutto era scritto nel tuo libro;
i miei giorni erano fissati,
quando ancora non ne esisteva uno.
Quanto profondi per me i tuoi pensieri,
quanto grande il loro numero, o Dio;
se li conto sono più della sabbia,
se li credo finiti, con te sono ancora

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