giovedì 26 marzo 2020

"Voi non volete venire a me per avere la vita".(Gv 5,40)


SFOGLIANDO IL DIARIO...

14 marzo 2013
giovedì della IV settimana di Quaresima.


"Voi non volete venire a me per avere la vita".(Gv 5,40)
La fede. La preghiera.

La preghiera nasce dalla fede e la fede viene alimentata dalla preghiera.
La liturgia di oggi è basata tutta sui rimandi, vale a dire che gli attori danno ad altri e non a se stessi il compito di dire la verità.
La verità dell'identità di Dio è l'amore.
È l'amore riconosciuto che fa scaturire la preghiera contemplativa, adorante, ma anche la preghiera di intercessione per gli altri.
Non riconoscere l'amore di Dio impedisce all'uomo di dialogare con Lui in spirito e verità.
Dicevo che la liturgia è basata sui rimandi.
Il popolo d'Israele, stanco di aspettare Mosé che tornasse dal Sinai, si costruisce un vitello d'oro.
Il primo rimando è quello del popolo (dimentico di tutto ciò che Dio ha fatto per lui, facendolo uscire dal paese d'Egitto e guidandolo attraverso il deserto) che si costruisce un idolo, a cui chiedere, da cui avere ciò che gli urge.
Il vitello d'oro quindi è sostituito a Dio, un idolo muto ad un Dio che parla, che si relazione con il suo popolo.
Si fa presto a dimenticare tanti suoi benefici, quando la paura, la stanchezza, la prova si prolunga, si fa presto a cambiare canale quando quel programma non ti piace.
Normalmente lo si fa durante le pause pubblicitarie che sembrano innocue diversioni, ma alla fine condizionano anche le nostre scelte successive, perché facendo zapping, puoi incappare in un programma di gran lunga più appetibile.
Gli Ebrei avevano cambiato canale, tutto qui
Ma Dio che vede tutto, si sdegna e a questo punto parla, traendo le conclusioni da quello che vede.
Il popolo non gli appartiene, se invece di fare riferimento a lui si è costruito un idolo di metallo fuso.
Non puoi appartenere a Dio se appartieni ad un altro.
E se appartieni ad un altro la tua è storia di uomini, non storia sacra, storia di salvezza, storia di vita.
Il popolo quindi diventa di Mosé perchè è Mosé che lo ha guidato per quarant'anni attraverso il deserto.
Mosé, nella preghiera, risponde con un atto di fede, vale a dire rimanda a Lui, Dio, tutta la storia della salvezza, della liberazione.
Il popolo viene salvato attraverso l'atto di fede di Mosé che non vuole nessun onore ma che l'onore e la gloria siano dati solo a lui, perchè è Dio che gli parla.
L'atto di fede di uno solo può salvare un intero popolo.
È straordinario questo dialogo tra Dio e Mosé, perché sembra ricordare il battibecco tra coniugi quado i figli si comportano male.
Il figlio è dell'altro, cessa di essere il figlio della coppia.
Nella Scrittura, nel Vangelo invece troviamo una straordinaria sinergia tra Dio e l'uomo, un'alleanza che viene affidata ad ognuno perché rimanga salda.
Pregare gli uni per gli altri, non prendere gloria gli uni dagli altri.
Il Vangelo è ancora più esplicito, perché la figura centrale, Cristo, è quella che risplende, emerge, anche se il gioco dei rimandi è ancora più palese.
Gesù attesta di essere figlio di Dio, rimandando alla testimonianza di Giovanni Battista e alle opere compiute, alla voce di Dio che l'ha chiamato figlio nel giorno in cui si è immerso nelle acque del Giordano, la voce di Dio che parla attraverso le Scritture.
Il rimando è quindi a Dio che ha ispirato sia il profeta Giovanni), sia le Sacre Scritture, sia ha reso possibile le opere fatte da Gesù.
Gesù come Mosé rimanda a colui che lo ha mandato, al Padre, Creatore e Signore del cielo e della terra.
Gesù vero uomo fa un atto di fede quando attribuisce la gloria non a se stesso,delle opere compiute, non si inorgoglisce ma rimanda a Dio, pur essendo lui Dio.
La preghiera di Gesù è un rendere testimonianza al Padre.
La nostra preghiera è rendere testimonianza a chi ci ha dato la vita e continua a darcela attraverso il lavacro battesimale.
La nostra preghiera è adorazione e contemplazione silenziosa, nella certezza che Dio ci vede innestati nel corpo vivo di Gesù e continua ad avere bisogno di noi, perché la Chiesa viva facendo la sua volontà.
Pregare quindi è un sentirsi docile fibra dell'universo, innestati in un'orchestra di cui possiamo sentire la musica, l'armonia, il suono, solo se stiamo in silenzio e attenti a che il nostro strumento non stoni, ma sia accordato allo strumento degli altri.
Il tuo corpo Signore vive, il tuo corpo martoriato, il tuo corpo presenta i segni dei flagelli e dei chiodi , il tuo corpo Signore sento vivo perché è corpo che soffre ed io prego mentre la parabola della mia vita mi racconta di te.
Un corpo mi hai dato, sul rotolo del libro è scritto: mio Dio eccomi di me si faccia secondo il tuo volere

1 commento:

Gus O. ha detto...

La preghiera ci permette di entrar in intimità con Dio.
Ciao Antonietta.