venerdì 3 agosto 2018

" Non tralasciare neppure una parola." (Ger 26,2)




" Non tralasciare neppure una parola." (Ger 26,2)

Mi chiedo quanto sia giusto meditare la parola di Dio, trascrivere i miei pensieri per donarli agli altri, pensieri ispirati dal desiderio di diffondere il vangelo e di portarlo fino agli estremi confini della terra e vivere una situazione di estrema precarietà, di dolore continuo, di impossibilità di porre rimedio ad una sofferenza che sembra non avere mai fine.
Nella mia meditazione mattutina vorrei tanto chiedere al Signore una tregua a questo dolore che mi sta portando alla morte, morte dei pensieri, morte della speranza, morte di Dio.
Non sia mai detto che questo accada!
"Mi si attacchi la lingua al palato se ti dimentico Gerusalemme!"
Eppure la vita scorre così, tra speranze e delusioni, cadute rovinose e impensabili guarigioni operate da Dio.
Ho consultato tanti, tutti  i medici, ho percorso tutte le strade della medicina ufficiale e  alternativa e non credo che ci sia più niente da scoprire ancora.
Solo il Signore sa, solo il Signore mi svelerà il mistero di questo corpo che è diventato una prigione dalla quale vorrei tanto fuggire. Questo corpo mi permette di fare sempre meno cose rispetto ad un tempo e l'unica attività che mi è rimasta è quella di meditare e di diffondere la parola di Dio con fatica unita a tanta Grazia.
Il nemico mi perseguita e si accanisce sul mio corpo, questo corpo che Dio mi ha donato, questo corpo che è segno di morte e di resurrezione, segno che non sempre c'è corrispondenza tra quello che si vede e la grazia che lo sostiene.
So che non mi è lesinato il Suo aiuto,  percepisco la Sua vicinanza, percepisco il Suo sostegno nel portare il Vangelo e chi non lo conosce e cantare le Sue Lodi e suscitare ammirazione, stupore, interesse per ciò che Lui ha detto, per ciò che Lui ha fatto.
Non posso negare che quando parlo di Lui le persone in parte rimangono stupite, altre invece sì allontano, cambiano stanza, cambiano posizione, mi abbandonano, mi mettono alla porta. 
Penso alla triste sorte di dei profeti, di Geremia in particolare, che per amore del Signore, a costo della propria vita, non ha trascurato di dire tutto ciò che gli veniva comandato.
Penso alla triste sorte di Gesù che all'inizio fu disprezzato dai suoi paesani per il fatto che non aveva le credenziali giuste per poter dire cose di così alto peso riguardanti Dio e la Sua parola che in Lui si attualizzava.
Nella nostra società quello che conta non è tanto il valore personale quanto quello di essere figlio, fratello, parente di qualcuno che conta per avere un posto di lavoro ben remunerato,  per ottenere un favore, per ricoprire un alto incarico.
Quanti raccomandati vivono di rendita senza aver sudato, senza essersi mai spesi per una giusta causa!
E Gesù non era figlio di uno qualunque dei capi di questo mondo, era figlio di Dio e aveva la credenziale massima, aveva tutto ciò che era necessario per essere creduto, accettato, accolto, osannato.
Ma la sorte dei profeti è segnata, come Geremia anche Gesù sarà condannato a morire; ma solo Gesù risusciterà il terzo giorno e darà a noi la possibilità di rientrare in quel giardino che Adamo ed Eva non seppero custodire, del quale non seppero prendersi cura.
Con il battesimo siamo diventati i figli di Dio e chiamati a testimoniare il Suo amore nel mondo ai nostri fratelli.
Mi chiedo cos'è che fa la differenza, a distanza di tempo, tra quelli che hanno onore e gloria da vivi e quelli che invece solo dopo la morte vedrano germogliare, fruttificare ogni parola uscita dalla loro bocca, ispirata da Dio.
La vita è sofferenza da qualunque posto la si guardi.
C'è chi soffre nello spirito e c'è chi soffre nella carne.
Ma il dolore senza Dio è l'inferno.
Ad ognuno Dio dà gli strumenti  per diffondere la Sua parola.
I corpi malati sofferenti, sono uno strumento potente di salvezza per se stessi e per gli altri.
Dio ci ha salvato attraverso il corpo, noi dobbiamo fare altrettanto perchè il Suo sacrificio diventi efficace.
Gesù non si è trattenuto nulla per sé.
Non posso tirarmi indietro e dire "basta perché non ce la faccio, perché sono stanca, perché sono sola, perchè tu sei lontano e non mi aiuti quando te lo chiedo e non mi guarisci"
Non posso chiedere a Dio se non amare la sua volontà e desiderare che diventi la mia unica gioia, anche se la Sua volontà mi porta a morire per Lui.

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