venerdì 23 marzo 2018

"Il Signore è al mio fianco come un prode valoroso"(Ger 20,11)




"Il Signore è al mio fianco come un prode valoroso"(Ger 20,11)

Delle letture di oggi mi hanno portato a riflettere le parole che il profeta Geremia pronuncia, sentendosi perseguitato e accerchiato da ogni parte.
La sua fede è ferma anche se il rifiuto, le accuse, la persecuzione contraddistinguono la sua vita.
Profeta perseguitato, accusato, non creduto è antesignano di ciò che accadrà a Gesù.
" Chi ti credi di essere?" chiedono beffardamente a Gesù i farisei, quando lo vedono comportarsi come fosse Dio.
Ma Gesù non trae gloria da se stesso, ma rimanda sempre al Padre, che lo ha mandato.
Noi non ci comportiamo così, anzi cerchiamo sempre di trarre vantaggio, gloria e onore da ciò che facciamo, diciamo, abbiamo, siamo, per nostro esclusivo merito.
"L'uomo crede di essere Dio, ma non è Dio" fu la frase che mi costrinse a sollevare gli occhi al crocifisso.
In effetti ci comportiamo come se tutto dipendesse da noi e viviamo affannati perchè vorremmo, anzi pretendiamo di essere i salvatori del mondo.
Ma se da un lato il cammino di fede ci fa riconoscere che è abissale, infinita la distanza tra noi e Lui, poi ci accorgiamo che è Lui che l'ha accorciata, superata, annullata per sollevarci dalla polvere, e trasformarci in scintille divine, destinate ad alimentare il sacro fuoco dell'amore che arde ma mai si consuma.
Da soli non possiamo fare niente, nè siamo niente, se Dio non ci guarda e ci specchia e ci fa risplendere di una luce che è sempre più pura e forte e limpida quanto più lo specchio viene pulito.
Siamo dei, lo dice la Scrittura, ad immagine e sommiglianza di Dio creati, siamo suoi figli, per i meriti di Gesù.
Eppure a Gesù è costata cara la sua professione di fede, Lui che poteva ben vantarsi di essere quello che era e che è.
Per fortuna le cronache di oggi ci mostrano il coraggio, la fede, di tanti che non hanno paura a professarsi cristiani fino a morire per la loro fede.
Questo ci rincuora, perchè significa che Gesù non è morto invano e che il suo insegnamento ha fatto breccia in molti cuori.
Mi chiedo se tanto coraggio lo avremmo noi che apparteniamo al mondo evoluto e civile, se ci capitasse di scegliere tra la vita e l'abiura della nostra fede.
"Quando Gesù tornerà, troverà fede sulla terra?"
Gesù se lo chiede e io penso che non può essere annullato un sacrificio così grande, rimanere senza frutto la sua morte in croce.
Presero delle pietre per lapidarlo più di una volta, pietre con le quali i benpensanti solevano lapidare i pubblici peccatori.
L'adultera se ne andò perdonata da Dio, illesa perchè difesa dalla Verità, ma Gesù doveva morire perchè la verità venisse allo scoperto.
Oggi voglio meditare su quante volte mi sostituisco a Dio, quante volte voglio scegliere io qual è la verità, quale è il vero bene.

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