domenica 4 ottobre 2020

"Figlio oggi va' a lavorare nella vigna".(Mt 21,28)

 "Figlio oggi va' a lavorare nella vigna".(Mt 21,28)

Oggi Signore tu ci chiami a lavorare nella tua vigna, oggi, in questo momento, in questa situazione, in questa prova.
Non abbiamo scuse, né tu ti sogneresti di comandarci qualcosa di impossibile, ingiusto, dannoso.
Non possiamo risponderti sempre sì.
Ci sono momenti in cui ci occuperemmo forse del tuo regno se le troppe sono le cose da fare, i pensieri, gli impegni fossero meno onerosi.
Il tempo scorre veloce e a sera spesso ci ritroviamo con un pugno di mosche in mano, con la delusione di esserci affaticati invano, con la stanchezza di chi ha profuso energie a dismisura senza ricavarne nulla di buono.
Tu Signore ci hai creato, ti sei incarnato, hai visto, sperimentato cos'è la vita, quanti nemici ostacolano il nostro rapporto di fiducia con te.
Tu lo sai Signore quanto siamo pasticcioni, superficiali, deboli, incapaci.
Tu sai che per lavorare la vigna, per fare il contadino ci vogliono delle competenze che non abbiamo, almeno non tutti.
Cerchiamo faticosamente di acquisire quelle che ci servono per sopravvivere, per non morire di fame, per provvedere ai bisogni nostri e dei nostri più stretti congiunti e non sempre ci riusciamo.
Tu lo sai Signore quanto la vita, i problemi, le angosce, le delusioni, la nostra naturale fragilità ci avvolge e ci frena, ci soffoca come una piovra dai mille tentacoli.
Tu vuoi che io venga a lavorare nel tuo giardino.
Ora che il dolore mi schiaccia, ora che non riesco a pensare, trovare, immaginare una via di uscita, ora che il mio corpo sembra percorso da serpi viscide che mi stringono, mi dilaniano, mi immobilizzano facendomi molto soffrire.
Ora vuoi che io venga Signore?
Ieri sera nel turbine del dolore, dell'affanno, della fatica, del non senso ho cercato di trovare nel salmo della compieta, nelle preghiere della sera della tua Chiesa qualcosa che esprimesse ciò che io avevo nel cuore.
Ho dovuto richiudere il libro perchè mi veniva la nausea a leggere del tuo amore, delle tue risposte sempre puntuali.
Signore perdono quando la carne è così debole che mi chiude la bocca e mi tarpa il cuore, perdono quando non riesco a lodarli benedirti e ringraziarti perché venti tempestosi mi sconvolgono.
Perdono.
Tu vuoi un asino su cui gettare il mantello, un asino che ti porti a Gerusalemme.
Ne hai bisogno.
Ora.
Signore sia fatta la tua volontà non la mia.
Anche se non la capisco.

1 commento:

Gus O. ha detto...

Il problema è che la nostra fede non è quella che Dio ci chiede.
Ciao Antonietta.