martedì 10 maggio 2016

"Ho servito il Signore tra le lacrime e le prove"(At 20,19)



Meditazioni sulla liturgia di
Martedì della VII settimana di Pasqua
Letture: At 20, 17-27; Salmo 67; Gv 17, 1-11

Oggi la liturgia ci presenta il commiato di Paolo dalla comunità di Efeso e quello di Gesù da questo mondo.
Paolo ha predicato Gesù figlio di Dio, morto e risorto per noi, con umiltà, tra le lacrime e le prove, Gesù ha predicato il Padre, ha fatto conoscere il Padre, perché solo conoscendo il Padre si ha la vita eterna.
Gesù in molti passi del Vangelo ribadisce che l'unica via per arrivare al Padre, per conoscere il suo volto è Lui, Lui a cui è stata affidata la missione di renderlo visibile al mondo.
Dio nessuno l'ha mai visto, solo il Figlio nato dal Padre prima di tutti i secoli può rivelarcelo.
Molti credono in Dio ma pochi nel Dio di Gesù Cristo, perché è un Dio scomodo, non a nostra immagine e somiglianza, un Dio a cui vogliamo, pretendiamo di insegnare il mestiere.
Tanti cristiani si allontanano dalla fede perché non vedono esaudite le loro preghiere, perché Dio permette il dolore innocente, perché non fa quello che sarebbe logico fare se noi fossimo al suo posto.
Signore liberaci dalla nostra salvezza è una preghiera che cerco di fare ogni giorno, ricordando le parole del Padre nostro, insegnatoci da Gesù, dove diciamo" sia fatta la tua volontà".
La sua volontà spesso è dura da digerire specie quando le prove si protraggono all'infinito, quando siamo stanchi di aspettare risposte pertinenti, adeguate alle nostre esigenze di vita.
La Parola si doveva incarnare, come auspicò Platone perché il mistero dell'essere fosse svelato.
Era necessario che Dio prendesse i nostri connotati, usasse la nostra lingua per comunicarci che siamo stati creati per amore e siamo stati chiamati all'amore.
Per farlo ha dovuto morire, donando tutto se stesso e il paradosso sta nel fatto che tutto questo da Lui viene accolto, cercato, desiderato, invocato come gloria.
"Padre glorifica il Figlio tuo perché ti conoscano e abbiano la vita eterna"
Parole incomprensibili per noi che associamo la gloria al successo, alla fama, ai battimani, ai titoli a caratteri cubitali sui giornali.
La Gloria di Dio è l'uomo vivente ricordo di aver letto.
La vita eterna, la vita che ci è stata data non può Dio togliercela perché ci ama di amore eterno e pr questo ci conserva ancora pietà
Gesù è il primo degli uomini, il nuovo Adamo che è venuto a testimoniarci come la vita si alimenta e dura solo attraverso il peso il valore che Dio gli ha dato quando ci ha pensato e che, se noi glielo permettiamo continua a darci perché non moriamo.
Come un bimbo svezzato nelle braccia della madre noi non dovremmo desiderare altro che rimanere nell'utero caldo e accogliente dell'amore trinitario.
E' questa la vita eterna.
Ma se un figlio decide di allontanarsi dalle calde e sicure braccia, dall'occhio dalle cure di chi lo ha generato sicuramente sarà privato di ciò che gli garantisce la vita piena.
Cerchiamo le cose di lassù così che le prove e le tribolazioni diventano segno di una gloria imperitura.
Signore aiutaci a desiderare non la gloria del mondo ma quella che tu e i tuoi discepoli cercarono e ottennero mettendosi a servizio della tua Parola.
Il Tuo Spirito ci guidi alla verità tutta intera e ci faccia godere dei tuoi doni che non hanno prezzo.

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