sabato 28 maggio 2016

Autorità



"Con quale autorità fai queste cose?"(MC 11,28)

Te lo chiesero scribi e farisei quando rovesciasti i banchi dei cambiavalute nel tempio e mandasti all'aria tutto ciò che era ormai consuetudine ritenere giusto e scontato.
Oggi non mi viene da chiederti con quale autorità sconvolgi la mia vita, mi fai cambiare direzione, mandi all'aria i miei progetti, mi rimetti continuamente in discussione.
Non te lo chiedo Signore perchè so che tu agisci per il mio bene che non vedo in questo momento ma che credo sia l'unico che mi può salvare.
Del mio tempio tu vuoi fare una casa di preghiera dove due o più si riuniscono nel tuo nome.
Molto spesso mi sento sola Signore in questa battaglia senza esclusione di colpi.
Il nemico ne inventa una ogni giorno e mi attacca lì dove sono più vulnerabile o dove e quando non me lo aspetto.
Ma io porto sigillato, impresso nel mio corpo il tuo sigillo, porto il tuo nome Signore Dio degli eserciti e non voglio e non posso e non devo temere l'assalto degli arroganti, le loro trame di morte.
Tu sei il mio Salvatore Signore, e io aspetto che si compia su di me la tua volontà, la tua promessa di essereti sposa per sempre.
Voglio crederlo Signore anche se questo periodo di fidanzamento è turbato dalla mia incapacità di rimanere nel tuo amore, dal mio desiderio di cercare altrove ciò che per un poco e solo per un poco mi schioda dalla croce dove sembra tu abbia costruito per me una casa per strare a me più vicino.
A volte mi viene da pensare che questa intimità che tu cerchi è solo condivisione di dolore di passione di morte.
A volte mi viene da dire che non è giusto che tu venga a visitarmi solo quando sto male e che vorrei essere invitata qualche volta a mangiare con te insieme a prostitute e peccatori.
E poi mi pento di averlo solo pensato perchè cosa dire della messa quotidiana in cui mi dai tutto ciò che mi serve per vivere al meglio l'amore ?
Cosa dirti Signore, questa mattina, che non ti abbia già detto?
Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi, quando del tuo tempio ho fatto mercato, una spelonca di ladri.
Tutto è tuo Signore e io non lo sapevo!
Ti lodo ti benedico e ti ringrazio perchè le tue benedizioni entrano rompendo i vetri.
Il cieco che tu hai guarito con del fango misto a saliva messo sugli occhi, sicuramente non avrebbe sentito la necessità di lavarsi, di purificarsi se tu non avessi rincarato la dose.
Io ero un osso duro, lo confesso, corazzata contro chiunque avesse tentato di entrare nella fortezza che mi ero costruita per non vedere per non sentire per non soffrire ancora di più.
Quanti anni passati a difendermi da te, dalla croce, dalle croci di cui il mio cammino era cosparso!
Tu Signore hai permesso che vagassi nel deserto, che sperimentassi il morso di serpenti velenosi, che soffrissi la fame, la sete, il freddo di notte, il caldo di giorno, la fatica dell'andare, senza orizzonte, senza meta.
L'hai permesso Signore perchè volevi mandare all'aria tutti quegli strumenti che io usavo per la mia gloria per il mio tornaconto, per l'io cresciuto a dismisura in anni di lotta titanica contro di te.
Quanta superbia Signore, quante cose sbagliate nella mia vita!
Eppure tu non ti stanchi di tornare all'attacco per conquistare definitivamente il mio cuore.
Un giorno ti vedrò mio Signore, rivestito di gloria e di splendore e mi farai tua sposa per sempre condividendo con me solo gioia, solo pace, sole senza tramonto nella casa che sarà la tua casa e casa di tutte le genti, perchè insieme proclameremo il tuo nome e ci prostreremo alla tua presenza,

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