" Tu sei il mio Figlio, l'amato" (Lc 3,22)
La scena che oggi la liturgia ci presenta mi ha sempre fatto commuovere, perchè ci mostra Gesù che si mischia alla gente nel fango del Giordano e si mette in fila per farsi battezzare.
Gesù non si risparmia niente di ciò che riguarda i comuni mortali, non si fa sconti perchè è Dio, figlio di Dio.
La stalla, la mangiatoia, la persecuzione e la fuga in Egitto.
Non si è fatto mancare niente Gesù, sin dall'inizio.
La sua non è stata una vita contrassegnata dai privilegi che derivano dall'essere figli di re, e lui a buon diritto era ed è figlio del Re dei re e qualcosa poteva risparmiarsela.
Penso a quante cose ho avuto nella mia infanzia che a Lui non sono toccate, cose che non mi sono piaciute o che non ho apprezzato.
Penso a tutto ciò che mi è stato tolto, negato, non sempre per incuria, cattiva volontà, ma per necessità.
Mi rammarico dell'infanzia negata per via del lavoro di mia madre e delle responsabilità che mi sono piovute addosso essendo la più grande di 4 figli, della continua nostalgia della casa materna( chissà perchè non mi viene da dire paterna! Forse perchè papà faceva il ferroviere e solo turni di notte. Il giorno dormiva e bisognava stare in silenzio.)
Leggendo la vita di Gesù, mi vergogno di tutte le lamentele i rigurgiti acidi verso le persone e le situazioni che non mi hanno fatto vivere un'infanzia felice e spensierata.
Pur essendo stata educata in un istituto di suore, nessuno mai mi ha insegnato a ringraziare il Signore a lodarlo e a benedirlo.
Mi sono sentita sempre la più sfortunata, il brutto anatroccolo che nessuno voleva.
Sono nata grande, dicevo, e invidiavo, quando ho cominciato (tardi ahimè!) a leggere la parola di Dio, gli agnellini che Gesù portava in braccio.
Quante volte ho chiesto al Signore di poter essere uno di quegli agnellini!
" Bisogna rinascere dall'alto" ha detto Gesù a Nicodemo e all'inizio come Nicodemo mi sono chiesta come avrei potuto rientrare nell'utero di mia madre.
Sono nata in tempo di guerra, in un paesino sul fronte, durante un coprifuoco.
Le bombe non le campane hanno salutato il mio ingresso nel mondo.
Ma sono stata battezzata lo stesso giorno, perchè allora si credeva che, se il bimbo fosse morto prima di ricevere il Sacramento, non sarebbe andato in paradiso.
Adesso a nessuno interessa granchè quale fine facciano i bimbi non battezzati anzi fanno a gara ad ucciderli prima che vengano alla luce se non sono in sintonia con i desiderata di chi si deve prendere cura di loro.
Io e Gianni ci siamo trovati a occuparci della catechesi prebattesimale nella nostra parrocchia per puro caso ( dioincidenza è il termine più appropriato), e man mano che procediamo ci accorgiamo di quanta poca fede accompagni quei pochi che scelgono di battezzare i propri figli.
Anche noi non ne avevamo quando decidemmo di fare ciò che per tradizione si faceva, pensando solo alla festa e al vestito e non alla grazia che sarebbe piovuta abbondante su nostro figlio e su di noi.
Fu lui che ci riportò in chiesa, perchè il Signore non lascia orfano nessuno e , poichè, grazie a Dio, mi ammalai quasi subito, mia madre gli insegnò il segno di croce e gli parlò di Dio.
Oggi siamo una famiglia che è ancora nel travaglio del parto, ma sicuramente si sta sforzando di passare da quella ferita da cui sgorgò acqua e sangue, simbolo dei Sacramenti, dono di Dio agli uomini, quando il soldato, per l'ennesima beffa, lo trafisse con una lancia.
Oggi voglio ringraziare il Signore per questo parto, non indolore per Lui che ci sta rendendo capaci di metterci in fila e dire:" Domine non sum dignus", consapevoli che
solo lui ci rende degni di essere presi in braccio e di sentire il suo cuore battere sul nostro.
Grazie Gesù perchè ti sei messo in fila e hai atteso il tuo turno, senza raccomandazioni.
Il Padre oggi attraverso di te ci dice di quali raccomandazioni abbiamo bisogno.
Grazie Signore perchè ad ognuno di noi oggi ricordi che si può ridiventare bambini e saltare nelle tue braccia.
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