(Is 40,1-5.9-11 )«Consolate, consolate il mio popolo – dice il vostro Dio –. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati». Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata. Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato».
"Consolate, consolate il mio popolo!" è il grido appassionato di Dio che ci vede vagare nel deserto, come pecore senza pastore.
Abbiamo
bisogno di Qualcuno di cui fidarci, a cui affidare le nostre pene,
consegnare i nostri fallimenti, presentargli gli idoli in frantumi ai
quali, di volta in volta ci siamo aggrappati.
Abbiamo tutti
bisogno di verità, di giustizia, di pace e di senso da dare alla nostra
vita, sballottati dall'uno all'altro padrone.
Il Signore viene,
ma dobbiamo preparagli la strada su cui passare: abbassare i monti
dell'orgoglio, colmare le valli delle nostre inadempienze, abbattere i
muri di divisione, smussare gli spigoli del nostro carattere..
Dio
ci viene incontro in questo sforzo di purificazione, ci tende la mano e
ci fa vedere la fonte alla quale attingere ciò che nel deserto e solo
nel deserto capiamo essere essenziale.
Il 17 dicembre di 36 anni fa nasceva nostro figlio, dopo 9 mesi di attesa trepida e non indolore.
Quando nacque non ci preoccupammo di ringraziare chi ci aveva fatto recapitare quel dono in un modo così rocambolesco.
Il
pensiero andava alla conclusione di un percorso difficile, segnato da
paure, inadeguatezze, dubbi, smarrimenti e bruschi e inattesi
cambiamenti di rotta.
A ridosso del Natale,tirammo un sospiro di
sollievo, perchè la meta pensavamo di averla raggiunta, con qualche
giorno d'anticipo.
Poi il travaglio, quello vero, è venuto, con la malattia.
Alla
ricerca di qualcuno o qualcosa che potesse guarirmi, perdemmo di vista
quel dono, consegnatoci a ridosso del Natale del 1972.
Se ne
prese cura mia madre che gli parlò di Dio e gli insegnò a pregare,
perchè Dio è Padre di tutti e, se i genitori sono latitanti, Lui non
lascia mai soli i suoi figli, affidandoli a qualche angelo che se ne
prenda cura.
Non abbiamo preparato con lui nè presepi, nè alberi, nè dolci per il Natale.
Lui,
insieme ai suoi amici scout, li preparava in chiesa e faceva la veglia
alla vigilia e cantava e pregava unito al branco, accompagnato dalla
chitarra, sua inseparabile compagna.
Noi, soli in casa,
aspettavamo che ritornasse, perchè la malattia m'impediva di soddisfare
anche la più elementare curiosità di vedere cosa faceva.
Poi l'amore trovato a 17 anni, in quel contesto di servizio, di gioco e di preghiera.
A giugno del 2001 si è sposato.
Oggi
questo figlio, a fatica riconquistato, affidandondoci i suoi bambini,
ci dà l'opprtunità di scoprire quanto è grande l'amore di Dio,
attraverso tutto ciò che un tempo davamo per scontato.
Il presepe quest'anno, è stato suonato a più mani e ne ringraziamo il Signore.
Lo
scorso anno non trovammo in cantina lo scatolone dove avevamo riposto
tutto l'occorrente e mi dovetti accontentare di una piccola natività
superstite, perchè era rimasta mischiata ai giochi preferiti di
Giovanni, che mettemmo in bella mostra sul cassettone dell'ingresso,
contornata da angeli che cantavano il gloria.
Ricordo che Giovanni mi disse: “Nonna non ti preoccupoare perchè il mio presepe è anche il tuo!”
Ma quest'anno c'è Emanuele a cui bisogna parlare di Gesù in un modo comprensibile.
Ecco
perchè siamo andati a comperare personaggi e animali con cui potesse
mettersi in relazione, nonostante mia sorella mi abbia regalato le sue,
avendole sostituite con altre più prestigiose e di grande valore.
Ma
ai piccoli insegna più un pastorello con una borsa sopra le spalle(
ricordo che Giovanni mi chiese, la prima volta che lo vide, se dentro lo
zainetto c'erano i giochi per Gesù),piuttosto che una donna che sta
all'arcolaio.
Infatti, a Natale di 3 anni fa, fu naturale per lui
constatare di fronte alla mole di regali ricevuta, che Gesù ricambiava
cento volte tanto quello che gli veniva offerto.
Ma io le statuine ce le ho messe tutte per non sbagliare, perchè il presepe serve a grandi e piccini.
Che dire di quanta strada abbiamo fatto per cercare qualche casina che non costasse molto?
Alla
fine di un pomeriggio di pellegrinaggi inconcludenti abbiamo deciso di
farcele da soli le casette e questa è stata la nostra gioia nel
pensarle, nel progettarle, costriurle, colorarle in una sana gioiosa
quanto faticosa baraonda.
Abbiamo in questi giorni
vissuto il mistero della morte e resurrezione ogni momento, quando
abbiamo collaborato grandi e piccoli a preparare il Natale.
Giovanni(6
anni) ed Emanuele (2 anni), per farsi perdonare la vivacità con cui si
erano messi d'impegno a demolire il presepe che stavamo faticosamente
costruendo e tornare a collaborare (!!!), si sono presentati alla porta
con un foglio nascosto dietro la schiena.
"Prima di vederlo, ci devi dare un abbraccio", ha detto Giovanni, parlando per tutti e due.
Non me lo sono fatto ripetere due volte, tanta era la curiosità di vedere cosa avevano escogitato le adorabili canaglie.
Il
primo a porgermi il foglio su cui aveva fatto un disegno, è stato, non
c'è bisogno di dirlo, il grande, che ha provveduto a spiegarmelo.
C'era scritto grande :TI VOGLO BENE, sotto al centro una candela accesa con a fianco un angelo vestito di azzurro.
"L'angelo sei tu, nonna, e la fiamma(non la candela) è Dio."
"E tu dove sei?" gli ho chiesto.
"Io sono la scritta."
Emanuele,da
parte sua, sull'esempio del fratello, forte del mio abbraccio e di un
simile avvocato, con il suo scarabocchio-capolavoro, ha cercato di
riappacificarsi con me.
Quello che conta sono le intenzioni, non il disegno, mi sono detta.
Ma
dopo che pensavo fosse tutto finito sempre Giovanni mette un gormito
sopra l'unica strada tracciata, in forte pendenza e mi dice: “Ma questo è
uno scivolo, mica una strada! Come fanno i pastorelli e i magi ad
arrivare alla grotta?”
Era vero: mi ero dimenticata di tracciare
le strade. Non era la prima volta che mi succedeva, ma ora non potevo
non rispondere alle domande di un bambino, anzi di due, perchè
Emanuele, anche se non sa parlare capisce.
Così ho disfatto il mio capolavoro e ho chiesto consiglio e aiuto all'ingegnere che di strade e di pendenze se ne intende.
Fino a quel momento si era limitato a portare su la roba e a pulire il macello che facevano i bambini.
Forse
era arrivato il momento che le strade le preparassimo insieme, le
strade, non la strada, perchè i personaggi sono tanti e quello che
importa è che possa arrivare al Signore da qualunque luogo si trovi.
Ci
siamo messi d'impegno a costruire anche le strade che dal castello di
Erode che, come uno sparviero dominava il paesaggio circostante,
partisse una strada.
Chissà che non servisse a qualcuno?
I
re Magi sicuro l'avrebbero percorsa e infatti da lì li abbiamo fatti
partire, ma che servisse ad un uomo bionico, non ce lo saremmo mai
aspettato.
Così ce lo ha spiegato.
Dal castello di Erode parte un servo, un uomo bionico che spara fiori sulla strada deserta, per far felice la gente.
Erode esce in carrozza a vedere quello che succede e diventa buono.
Con
il salmo 8 voglio esprimere la mia gratitudine al Signore per tutto
quello che continua a donarci in cambio dei nostri pani raffermi che
non sempre ci ricordiamo di dargli.
O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra:
sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.
Con la bocca dei bimbi e dei lattanti
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli
Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l'uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell'uomo perché te ne curi?
Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato:
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi;
tutti i greggi e gli armenti,
tutte le bestie della campagna;
Gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
che percorrono le vie del mare.
O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.
1 commento:
Bellissimo e commovente leggere quanto hai scritto!!
Ciao Antonietta.
Buona serata!
Un affettuoso abbraccio!
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