VANGELO (Mc 10,13-16)
In quel tempo,
presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli
li rimproverarono.
Gesù, al vedere questo,
s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non
glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di
Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo
accoglie un bambino, non entrerà in esso».
E, prendendoli tra le
braccia, li benediceva, ponendo le mani su di loro.
Sfogliando
il diario
21
gennaio 2003 ore 19
A
Giovanni che gioca sul tappeto
Giovanni
stai battendo le mani, seduto sul tappeto tra i tuoi giocattoli.
Gli
occhi ti ridono, il piccolo corpo è percorso da un fremito di gioia,
guardando le immagini che appaiono sullo schermo della televisione.
Non capisci, Giovanni,come sono belli questi momenti, come
irripetibili quelli in cui non ti preoccupi e non pensi a ciò che
accadrà nel futuro.
Non
hai problemi, Giovanni, tranne quello di tirarti su il naso che cola,
riuscire a prendere il giocattolo che in questo momento attrae la tua
attenzione. Ti guardo, Giovanni, sei affidato a me, questo
pomeriggio.
Le
ossa mi scricchiolano, i nervi, i muscoli del collo sono tesi come
corde di uno strumento, mi fanno male, tanto male da chiedermi come
io possa badare a te, mentre sto così male.
Il
sudore esce dalle mie mani, dagli occhi, da tutta la pelle cui sono
sottese le corde dei tendini impazziti.
Mi
chiedo come sia possibile che io sia qui con te, piegata perché tu
non ti faccia male, impegnata a distrarti e a farti sorridere, ad
insegnarti qualcosa di più di quanto finora abbia appreso.
Tu
tendi a me le manine, mi sorridi e mi accarezzi, affondando le dita
nelle mie guance, aggrappandoti ai capelli fino a farmi male.
Io
rido, Giovanni, e godo di te, del tuo essere così maldestro,
incapace, indifeso, piccolo, godo della tua pelle morbida e
vellutata, godo delle fossette che interrompono la carne tenera delle
tue mani, godo dei tuoi piedini costretti in due paia di calzini,
perché fa freddo, dei tuoi pochi capelli distribuiti in modo
difforme sulla testa tornita da un artefice sommo, godo della tua
bocca disegnata da un maestro mirabile, godo delle tue orecchie, del
suono della tua voce balbettante sillabe che solo l’amore capisce.
Giovanni
sei piccolo, ancora tanto piccolo da poterti tenere stretto e
coprirti con le mie braccia.
Sei
tanto indifeso che io, la nonna malata ti può difendere.
Ora
Giovanni ti basta il mio occhio vigile, la mia mano dolente ma ferma,
le mie braccia stracciate nelle più intime fibre per darti sicurezza
e conforto.
Ti
basta la mia voce che ancora persuade e comunica amore e tenerezza..
Fino
a quando?
Giovanni
oggi voglio godermi questo momento e ne ringrazio il Signore.
4 commenti:
Vedi Antonietta quanto è bello tenere anche un diario, in questo modo i ricordi che la memoria con il tempo sbiadisce, rimangono vivi e nitidi e così ci sembra di rivivere intensamente ancora quei bei momemnti passati. Io ho molte lettere in cui esprimo i semtimenti nei confronti dei miei cari, per fortuna.....vedi a tenere un diario non ci ho mai pensato..lo facevo da ragazzina, poi....
E' bello che tu condivida questi bei momenti. Bellissimo e verissimo quanto dici alla fine: "I bambibi sono la più grande ed efficace scuola d'amore"!
Ciao: Un bacione!
Quante cose ti hanno insegnato questi bambini che ti sono stati affidati.
Sei in buona compagnia.
Ciao Antonietta.
Ciao Anto,
quanto affetto e quanta vita in questi tuoi ricordi, vivi e presenti che tu condividi con noi, rinnovandone il valore e il significato.
Ti abbraccio, un saluto ai tuoi ragazzi che adesso percorrono la strada della conoscenza, arricchita dalla tua vigile e affettuosa presenza
Marilena
Posta un commento