(Lc 17,7-10)
In quel tempo, Gesù disse:
«Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
«Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, strìngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Ricordo
quando mi suonarono difficili e dure queste parole del Vangelo, ma
come riuscii a capirle e a farle mie ripensando ad una pezza di
fodera...
Quando
eravamo bambini, all’ora di pranzo ci mettevamo sulla strada, fuori
al cancello per vedere il carretto dei nonni che tornavano dal
mercato, dove erano andati a vendere la stoffa.
Ricordo
le pezze lunghe e pesanti dei tessuti invernali, quelle corte e
leggere delle fodere e dei tessuti di seta.
Noi
bambini eravamo sempre eccitati quando dall’angolo spuntava il
grande carretto, spinto a fatica dai grandi, che sotto ogni tempo
così si guadagnavano la vita.
Ricordo
l’ansia e la gioia di poter, una volta che era entrato in giardino,
correre per prendere in braccio una o più pezze di stoffa, così da
renderci utili e da accorciare il tempo dell’attesa del pranzo.
Gli
adulti ci lasciavano fare, sorridenti ci davano ciò che ognuno
poteva portare a seconda dell’età, ma con apprensione ci seguivano
con gli occhi, quando ci affidavano ciò che spesso finiva per terra
sporcandosi.
Così
tutti noi piccoli, per quello che sapevamo e potevamo fare, i grandi
per quello che dovevano per forza fare, contribuivamo a che la stoffa
fosse rimessa in ordine negli scaffali della sala, dove poi si
apparecchiava per mangiare insieme il frutto del lavoro di tutti.
Noi
bimbi ci illudevamo che fosse così e i grandi ce lo facevano
credere, ma quante volte hanno pensato che avrebbero fatto volentieri
a meno della nostra collaborazione, perché continuavamo a combinare
disastri.
Così
è il Signore che ci chiama a servirlo senza che noi sappiamo far
nulla, ma lo fa per farci partecipare con più gioia e soddisfazione
al grande banchetto che ci ha preparato.
E’
importante, in questo tempo che ci dona di vivere, che sappiamo
aspettare con pazienza al cancello, che siamo disponibili a prestare
le nostre deboli braccia per portare i vari fardelli.
Non
c’è dubbio che Lui ne dosi il peso secondo la statura, la
robustezza e l’età di ognuno, proprio come facevano mio padre e
mio nonno.
Voglio
ringraziare il Signore perché, attraverso questa parabola, mi ha
parlato del servizio, dell’importanza che assume nell’ambito del
suo progetto, ma specialmente dell’inutilità di quanto ognuno di
noi fa, ma che comunque serve per farci crescere e gustare con più
consapevolezza e gioia ciò che ci ha preparato, ciò che era già
pronto senza che noi lo guadagnassimo.
Ringrazio
il Signore di quella pezza di fodera che da bimba ho portato, che mi
ha fatto capire quanto sono poco importante, ma quanto valgo per Lui.
Voglio
benedirlo perché mi ha ricordato che solo i bambini ci possono
aprire il senso delle parabole.
«In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli."(Mt18,3)
3 commenti:
E' bellissimo, Antonietta.
Ciao.
Sei fortunata Anto!
Nonni, ne ho a malapena conosciuto uno ,ma era ammalato.E' mancato anche lui, presto. Noi eravamo cinque sorelle e lavorava solo il babbo,in una fabbrica di chimica, con orari estenuanti, la mamma era brava nel cucito e si prodigava a fare tutto anche per persone anziane, o che erano sole.
Quella è stata la mia prima consapevolezza, che si poteva fare qualcosa per gli altri anche se non potevano pagare.
Questa è stata per noi una testimonianza,che avevamo il dovere di aiutare chi era più povero di noi.
Ricordo con tanta nostalgia quel periodo di vita,eravamo molto uniti! Perché se si ha in cuore un pensiero per gli altri ,si è più felici, il cuore si dilata!
Bacione!
Mi è piaciuto molto questo post. Hai spiegato bene cosa significa essere "servo inutile". Ogni giorno questa parola ci sta davanti in tutto ciò che facciamo. Di servi inutili ne conosco alcuni, la loro dedizione alla parrocchia, senza chiedere nulla, tutto fatto in umiltà e semplicità senza mai lamentarsi, per me è un segno grande dell'amore di Dio per tutti noi. Buonanotte cara e grazie per la bella chiacchierata :)
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