lunedì 5 ottobre 2020

La speranza




«Va’ e anche tu fa’ così».(Lc 10,37)
Disse che sarebbe tornato.
La speranza è che non tutto finisce qui.
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Quante volte Signore ci fermiamo a soccorrere un malcapitato della notte e poi non torniamo, non ci ricordiamo più di lui e lo lasciamo solo come prima, senza avergli cambiato la vita.
Il tornare è dare alla speranza uno spessore, un senso.
La speranza che un benefattore torni a farci visita è sempre grande, grandi sono le aspettative sui ritorni.
Un ciclo di miti che si chiamava: "I ritorni " li abbiamo studiati a scuola.
I ritorni degli eroi della guerra di Troia.
A casa non trovarono sempre le cose come se le aspettavano, né chi li aspettava si immaginava così il ritorno del proprio congiunto.
La storia non è mai uguale e cancella le orme sulla spiaggia del mare come quando soffia il vento si e si alza la marea.
Quanti ritorni a casa mi hanno delusa, mi hanno fatto soffrire!
Così mi misi a cercare altre case dove abitare, finché ne costruii una fatta su misura per me.
Se la gioia del ritorno a casa fu sempre inferiore alle aspettative, quella che mi costruii fu la bara, il sepolcro dove rischiai di morire.
Una casa senza interlocutori, una casa separata, divisa in se stessa, ma anche lontana dagli affetti, dalle amicizie, dagli interessi vitali.
Fino a quando guidavo la macchina e la casa me la potevo lasciare alle spalle, era possibile traslocare in altre case di emergenza, nelle storie degli altri, nella vita degli altri che volevo fondere con la mia.
Feci anche di tutto perché nella "casa tomba", "sepolcro" le voci non si spegnessero, chiamando altri cantori, cercando altri spettatori alla mia situazione.
Ma tutto fu vano Signore, tu lo sai.
Io sono quella malcapitata che tu hai trovato moribonda sulla strada che da Gerico va a Gerusalemme.
L'imprudenza e la presunzione avevano fatto sì che mi avventurarsi in una strada scoperta, piena di pericoli.
Ma tu Signore hai avuto compassione di me, ti sei fermato e ti sei chinato sulle mie ferite, le hai fasciate e ti sei preso cura di me.
Sono ancora qui nella locanda dove mi hai lasciato in attesa del tuo ritorno.
So che tornerai Signore, so che finalmente ti rivedrò e sarà festa grande. Ti aspetto ma non mi arrendo che tu mi faccia di tanto in tanto delle improvvisate, delle visite che mi confermano che non sei un sogno, un fantasma della memoria.
Ogni giorno spero Signore di incrociarti sulla mia strada, spero di sentire il mio cuore fare un balzo di gioia e le lacrime fluire libere dal profondo delle viscere.
Ritornerai Signore, lo so.
È già capitato altre volte, ma tu vieni e ti trattieni troppo poco e io rimango sempre con il desiderio di qualcosa che mi manca, che desidero.
Ogni tua venuta accende in me un desiderio più grande di intimità, di condivisione, di comunione.
Ogni volta Signore il mio vaso sembra più vuoto di prima, ogni volta diminuisce l'appagamento per le cose di quaggiù, il cibo di questa locanda, il letto, le attenzioni e aumenta il desiderio che tu ti fermi definitivamente vicino a me.
Così non ci saranno più ritorni, ma un permanere sempre e comunque nel tuo amore.

1 commento:

Gus O. ha detto...

La speranza è tutta rivolta alla Misericordia di Dio.
Ciao Antonietta.