martedì 11 dicembre 2018

" Annuncia alle città di Giuda-Ecco il vostro Dio-"(Is 40,9)



Meditazioni sulla liturgia di 
martedì della II settimana di Avvento 

" Annuncia alle città di Giuda-Ecco il vostro Dio-"(Is 40,9)


Dio non si stanca ad annunciare la salvezza, a costo di stancare, di essere ripetitivo, di farci esclamare come questa mattina è successo a me:" Ma questo l'ha già detto domenica! La chiesa dovrebbe stare più attenta a scegliere le scritture perchè non ci siano doppioni" .
La prima cosa che mi viene in mente è quella di passare al vangelo nella speranza di trovarvi qualcosa di nuovo e invece anche lì niente sorprese.
La parabola della pecorella perduta , anche questa letta da poco.
Quando sono stanca e annoiata della vita mi capita di non scorgere i segni del cambiamento, del nuovo.
Come il Qoelet mi viene da dire" Niente di nuovo sotto il sole" e ci rimango male, perchè la mia giornata si qualifica dalla novità che ogni giorno scorgo nella Parola di Dio, nella luce che si accende su un altro pezzetto della mia storia ancora in ombra.
Così mentre cerco il nuovo nelle cose, nelle parole scontate, mi accorgo che la consolazione è affidata a noi,
" Consolate il mio popolo, annuncia alle città di Giuda-Ecco il vostro Dio...Cantate canto nuovo...narrate in mezzo ai popoli la sua gloria..dite tra i popoli-il Signore regna! -(salmo 95/96)."
Non si scappa, Dio ci chiama a collaborare  e se non lo abbiamo ancora capito è giusto che lo ripeta all'infinito.
Quando eravamo piccoli mamma prima che obbedissimo doveva ripetercelo tante volte quello che dovevamo fare, perchè facevamo sempre finta di non sentire o non eravamo attenti a quello che diceva, presi dai nostri giochi, dalle nostre priorità.
Così questa mattina ho scoperto che oltre alla parola di riconciliazione Dio ci ha affidato il ministero della gioia, della consolazione.
Quante persone ne hanno bisogno!
Io per prima, mi viene da dire, ma purtroppo quando sento il bisogno di essere consolata, compatita, Dio mi manda qualcuno che sta peggio di me, qualcuno da consolare.
Che poi consolare è formato da parole che non possono non farci pensare ad una solitudine da cui dobbiamo fare uscire l'uomo, una solitudine che cessa di esserlo quando c'è chi ti si avvicina e la trasforma in porta di speranza.
Dio sa che abbiamo bisogno di uscire fuori da noi stessi, dobbiamo tendere le orecchie, stare attenti, aiutarci gli uni gli altri a non cadere, a tenere alto il morale, perchè tutti abbiamo bisogno di belle notizie, buone , annunci veritieri, di speranza che Dio ha cura di tutti ed è all'opera da sempre per farci vivere senza paura nel suo ovile dove non manca nulla, dove non moriremo per l'attacco dei ladroni e dei lupi, dove c'è sempre uno che vigila su di te, un angelo, un custode, una pecora madre, o anche solo un caldo e sicuro rifugio nel cuore del pastore, la sua parola di vita.
Allora collaboriamo tutti ad annunciare che Dio sta venendo. 
E l'Avvento è tempo di attesa e di grazia. 
Se ci mettiamo insieme sicuramente nelle scuole si tornerà a parlare del Natale e di Gesù bambino senza paura di offendere.

Nessun commento: