martedì 14 agosto 2018

" Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse, Signore." (Sal 118)

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" Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse, Signore." (Sal 118)


Se non ci fossi tu a rassicurarmi Signore scapperei dalla paura, tornerei indietro, mi nasconderei e mi lascerei morire, dimenticata da tutti. 
Se non ci fossi tu Signore che mi dai ogni giorno una parola di speranza, mi ricordi quanto hai fatto per i tuoi figli in generale e per ognuno in particolare, se non ci fossi Signore bisognerebbe inventarti, in tutto uguale a te, cosa per noi uomini difficile se non impossibile.
Con il tuo aiuto Signore impariamo a riconoscere i veri bisogni, impariamo a parlare con te e a chiederti ciò che tu vuoi, che è buono per noi, impariamo a fidarci perchè mai ci hai fatto mancare il pane, la parola di vita, necessario viatico per godere dei beni promessi.
Ti ringrazio Signore perchè mi hai fatto rientrare nel tuo utero di padre e di madre, nel tuo utero accogliente e sicuro, nella tua casa dove niente manca per realizzare il tuo progetto d'amore e godere della tua eredità.
Grazie Signore di questa progressiva infanzia spirituale, di questa fiducia che aumenta ogni giorno di più nei confronti di te che ti prendi cura di me.
Tu non fai come faceva mia madre quando ero in panne, dicendomi" Arrangiati!” parole che mi hanno condizionato tutta la vita, perchè ho dovuto imparare un arte che mi serviva per non soccombere agli inevitabili ostacoli della vita, ma che hanno alimentato e rafforzato l'orgoglio e l'autosufficienza fino a pensare che potevo fare a meno di tutti.
Tu conosci la mia storia Signore, conosci quante insidie si nascondono dietro la corsa, lo sforzo per conquistare l'autonomia, l'autosufficienza, per poter bastare a me stessa, senza dire grazie a nessuno. Tu sai Signore quanto è stato duro il cammino nel deserto che mi costruivo intorno e che si allargava sempre più a dismisura, man mano che raggiungevo da sola il trofeo del " ci sono riuscita!",un deserto che ha allontanato da me le voci degli uomini, mi ha chiuso le orecchie e gli occhi a ciò che stava fuori e ciò che dentro senza accorgermene nascondevo e mettevo a tacere.
Spesso ho pensato di essere nata grande, di non aver mai avuto il diritto di stare nelle braccia di qualcuno, tanto meno nelle tue braccia, perchè le pecore madri tu non le metti sopra le spalle come gli agnellini appena nati.
Ho pensato che il mio destino era segnato, da quando sono nata in una famiglia numerosa con tanti fratelli da accudire, essendo la più grande.
Mamma lavorava e si fidava di me, completamente, si appoggiava a me per essere aiutata a gestire la casa, il lavoro, i figli in un tempo in cui i problemi dell'assistenza ai più deboli si risolvevano in famiglia.
Questa scuola mi ha tanto fortificato da pensare che a me tutto era possibile, che per ogni problema sapevo trovare la soluzione, che tutto questo potevo insegnarlo anche agli altri. 
Per questo sono diventata insegnante di metodo, più che di discipline.
Ho fatto tanta fatica Signore per diventare grande, autonoma, autosufficiente, brava agli occhi degli altri, impeccabile, contorsionista, prestigiatore, pagliaccio, tutto per rimanere al centro del palcoscenico in attesa di appllausi.
Poi il teatro si è svuotato, le luci si sono spente e io sono rimasta sola con un pugno di mosche, fumo che non riusciva a coprire le mie vergogne.
Mi sono sempre paragonata ad un titano e ne ero fiera, e quello che più mi ispirava era Prometeo perchè aveva osato rubare il fuoco al suo dio e ne era fiero anche se ne aveva subito un'irreversibile condanna.
Il suo cuore, divorato la notte da un animale rapace, di giorno ricresceva più rosso che mai e questo era il suo e mio vanto.
Poi ti ho incontrato, nel deserto, e a te ho rivolto parole, le prime dopo anni di solitudine, parole che oggi mi sembrano blasfeme, vedendo in te uno come me, uno che soffriva, uno con cui potevo parlare alla pari, condividere il mio dolore, la mia solitudine, la mia disperazione che era anche la tua.
"Pure tu!" esclamai,” pure tu!”
Chissà perchè mi venne da dire così, quando c'era tanta gente che soffriva e moriva. "Pure tu!"
Avevo trovato qualcuno a cui non dovevo dare consigli, suggerire soluzioni, ma qualcuno con cui condividere l'impotenza, il dolore, l'abbandono, la morte.
Anche se stavi attaccato ad una croce che mi sovrastava ed era molto più grande di me, pure ricordo che il mio parlare con te fu come con un compagno di viaggio, alla pari, un uomo che forse poteva insegnarmi qualcosa e aiutarmi ad uscire dal mio deserto.
Da quel giorno, non ho smesso di ascoltare la tua voce o Signore che mi arrivava più distinta man mano che scendevo da quel piedistallo che mi faceva sentire pari a te. 
Ora sono ai tuoi piedi Signoere e mi sento piccola, tanto piccola, incapace anche di camminare. 
Ora non mi sento di dare consigli a nessuno, ma di mettermi in ascolto di quello che tu mi dici.
Voglio diventare ancora più piccola Signore, un granello di senapa, invisibile quasi, voglio essere l'ultima nata del tuo gregge per avere la speranza di un abbraccio, di un bacio, di una carezza, di un latte non inquinato, preso alla fonte delle tue mammelle, tanto piccola da rientrare nel tuo utero dove nè bombe, nè soldati, nè paure, nè sfollamenti, attentino alla mia sicurezza.
Sì Signore voglio essere la tua piccola bimba, la tua consolazione, il tuo gioco, il tuo diletto, la delizia dell'anima tua.
Aiutami Signore a non crescere in sapienza e intelligenza, ma a vivere nella fiducia tenera e costante nel mio creatore e salvatore .
Oggi voglio vivere l'ebbrezza, la gioia di essere portata in braccio, sicura di non cadere mentre sento il tuo cuore pulsare sul mio

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