venerdì 28 luglio 2017

Libertà

"Io sono il Signore Dio tuo".(Es 20,2)

Quando gli Israeliti erano in Egitto, schiavi del faraone, certo non potevano obbedire alle leggi di Dio perché schiavi.
Il padrone detta le leggi e, se non le rispetti, la pena è grande.
La madre di Mosé fu donna coraggiosa e si espose, pur di salvare il figlio.
Ma sono esempi straordinari che Dio poi ricompensa con tanta grazia.
Perchè lo straordinario diventi ordinario e non ci siano più ostacoli, bisogna che Dio intervenga .
Per questo dette il potere a Mosè di aprire le acque del Mar rosso che divenne la tomba dei cavalli e dei cavalieri che inseguivano il popolo di Dio.
Ma viene da chiedersi se è proprio necessario passare da una legge ad un'altra legge, da un padrone ad un altro padrone, da una schiavitù ad un'altra.
Quando ero piccola mi sentivo schiava di leggi e precetti incomprensibili.
La legge del Signore non mi rinfrancava l'anima, anzi me l'opprimeva e io mi sentivo pressata solo da obblighi insensati, assurdi, dai quali volevo liberarmi al più presto.
L'autonomia, l'indipendenza economica erano l'obiettivo per cui mi sono battuta, ho lavorato, studiato, mi sono sacrificata, perché non ce la facevo più a trovare scuse per coprire le mie mancanze.
Volevo una legge di libertà e la libertà è stata sempre il mio miraggio, una libertà che non aveva niente a che vedere con Dio e con nessuna regola che mi fossi imposta dall'alto.
Volevo fare ciò che io sentivo giusto ritenendomi capace di distinguere il bene dal male.
Ma Dio aveva un altro programma per me, per tutti, perché conosce i nostri bisogni e sa come soddisfarli perché ci ha creati.
La libertà quindi non è fare quello che più ci piace o quello che umanamente riteniamo giusto, quanto quello di riconoscere che Dio è il nostro Signore e il nostro Creatore e Salvatore, è solo lui può sapere ciò che ci fa stare bene.
La libertà quindi consiste nel seguire i suoi comandamenti.
L'amore è ciò che fa realizzare pienamente l'uomo, lo rende felice, lo libera dalla morte.
"Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio davanti a me ( prima di me non dovrai mettere nessun altro interesse, nessun padrone».
Gesù quando spiega la parabola del seminatore parla di quelli che portano frutto, quelli che accolgono la parola perché il loro terreno è buono, disposto alla semina, ben dissodato, con le zolle rovesciate dall'aratro, ben pulito dalle sterpaglie e dalle erbe infestanti, dalle pietre, dai rovi.
Il terreno che porta frutto è un terreno fecondo, un terreno felice.
Siamo stati creati per essere felici e la felicità è la conseguenza della libertà di seguire Dio e suoi comandamenti, perché la legge di Dio è perfetta, rinfranca l'anima.
Maria la madre scelta da Dio per dare alla luce il figlio è la via di cui si serve per arrivare a noi.
Il terreno di Maria era ben dissodato perché fin da piccola era stata educata a tenerlo sgombro da tutto ciò che potesse ostacolare l'insediamento del seme.
Certo che, se Maria era terreno privilegiato lo dobbiamo all'educazione dei suoi genitori, sia alla sua volontà di collaborare che tutto si compisse secondo il volere di Dio.
Il seme ha portato frutto ma non dobbiamo dimenticare che Maria è la prima dei salvati ma non l'unica.
Ognuno di noi è chiamato a partorire Gesù, darlo alla luce perchè il mondo esca dalle tenebre e si accorga di Lui.

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