giovedì 12 marzo 2015

Non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.





VANGELO (Mt 5,17-19)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

 "Ascolta le leggi e le norme che io ti insegno" Quando leggiamo la Scrittura, ci sono parole che ci turbano, ci indignano, ci fanno star male. Sono quelle che, se   prese alla lettera e interpretate secondo il nostro uso corrente, ci mostrano il volto di un Dio despota, inclemente e poco amorevole. 
Le parole che oggi la liturgia sottopone alla nostra riflessione sono: legge, decreti, comandamenti, norme,osservanza, trasgressione,-castigo. Gesù rincara la dose perchè non è venuto a cancellare neanche uno iota di quello che Dio ha detto al suo popolo ma a dare compimento. Parole difficili che ci costringono a fermarci e a interrogarci su quali norme seguiamo e se ci costa sacrificio, se obbediamo per paura o per convinzione, se siamo convinti che senza regole non si può vivere e che le regole non sono frutto di un voto di maggioranza ma di una volontà che ci supera e che si identifica con il bene assoluto per noi. 
Adamo ed Eva vollero prescindere dalla legge di Dio come oggi sta accadendo alla nostra società evoluta, perchè ci si vuole convincere che noi siamo artefici della nostra sorte e ci apparteniamo ed è nostro diritto, perchè siamo liberi di fare quello che più ci piace. 
Un discorso del genere anche se ci affascina,(a chi non piace prescindere dagli orari, daigli obblighi che vengono dalla civile convivenza?) non può che portarci al degrado, alla morte, perchè sappiamo come vanno a finire certe vite che hanno voluto fare di testa propria. 
Ricordo quanto mi pesavano le regole che mi imponevano i miei, specie mio padre, il più severo, riguardo alla libertà da dare a noi figlie femmine. 
Così decisi di sposarmi per svincolarmi da regole per me incomprensibili e tacitare i complessi di colpa verso Dio e verso i miei famigliari quando contravvenivo a ciò che mi veniva imposto. Il tempo ha portato consiglio e il Signore non ha permesso che sulla mia tomba facessi scrivere"Volli, sempre volli, fortissimamente volli"," Homo faber fortunae suae".
Ho preso trenate a non finire prima di rendermi conto che il volere è dell'uomo, ma il potere è di Dio e che il volere di Dio è espressione di un amore viscerale verso i suoi figli.
Dio ci ama e sa di cosa abbiamo bisogno.
Ci ha partorito Lui e siamo carne della sua carne, ossa delle sue ossa, pur essendo Lui Dio infinitamente perfetto e distante da noi, ma intimamente connesso con noi attraverso la Sua Parola. 
Mi viene in mente l'immagine del bimbo che, quando sta nella pancia della madre da lei viene nutrito, senza vederla e, ascoltando la sua voce, impara a distinguerla tra tutte le altre. 
La voce della madre è quella che Dio ci ha fatto ascoltare nell'antico Testamento, quando Dio nessuno l'aveva mai visto  ,   avendo già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi. 
Il bambino , dopo essere venuto alla luce, riconosce che la stessa persona che con amore gli ha parlato tutto il tempo che era al buio, si prende cura di lui . 
Per questo ha mandato suo figlio a spiegarci lo spirito della legge, che è l'amore.
Gesù è venuto a dare compimento, vale a dire a mostrare il volto del Padre, che è di carne, un volto, un cuore che ci contiene tutti e che ci ama a prescindere, sempre,   additandoci ciò che ci salva da morte sicura.

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