martedì 24 aprile 2007

Famiglia:segno di speranza

 




Rubrica quindicinale con Gianni e Antonietta



Canto:Cristo è risorto veramente (CD Risorto per amore 1)



Saluto

Cristo è risorto veramente?

La famiglia è segno di speranza?

Qual è questo dono che dobbiamo accogliere e valorizzare?





Violenza negli stadi, violenza nelle strade, violenza nelle case.

Ma la repressione, il castigo, l'emarginazione dei colpevoli, le bandiere a mezz'asta, il silenzio commemorativo per le vittime, l'indignazione, i Porta a Porta, i Matrix e via dicendo possono fermare la mano omicida, il dissenso, la rabbia per chi non è come noi, non la pensa come noi, per chi ha scelto di dire la verità, o per chi invece non ha il coraggio di proclamarla, di urlarla?

Gli assassini sono i figli del nostro tempo, che abortisce i figli dopo averli dati alla luce, nutrendoli di cibo che non sfama e di parole che non dicono.

Il problema sta nella famiglia, che dovrebbe insegnare ai propri figli come si ama chi non ci somiglia, attraverso la testimonianza di una relazione stabile tra due diversi: il maschio e la femmina.

Se i figli non fanno esperienza di accettazione e di riconciliazione, come potranno vivere la diversità fuori dalle mura domestiche?

E'giunto il momento che questa società si interroghi dove si annida il vero pericolo.

Facciamoci guidare dalla parola di Dio che di somiglianze se ne intende davvero.





Partiamo dalla Parola di Dio che ci propone la liturgia di questi giorni: Gen 2, 18-25





Dal libro della Genesi.

Il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile.

Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo.

Allora l'uomo disse: «Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta».

Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.

Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, ma non ne provavano vergogna.





Non è bene che l'uomo sia solo

Non è bene che l'uomo sia solo, voglio fargli uno che gli sia simile, che gli stia di fronte, che lo guardi e si lasci guardare, uno nel cui sguardo specchiarsi e riconoscersi, uno che gli sia simile.

Più o meno così le parole con cui la Genesi racconta la creazione di Eva.

Mi sono commossa quando la biblista, a Nocera Umbra, ha raccontato la tenerezza di Dio, un Dio discreto e nello stesso tempo coinvolto nel rendere felice la sua creatura.

L'aveva creata lui, il re dell'universo, l'onnipotente, il santo e non bastava all'uomo, non gli poteva essere d'aiuto in quel sentirsi solo nella creazione, smarrito in quel giardino dove abbondavano frutti di ogni specie per nutrirlo, fiori di ogni colore, forma e profumo, per rallegrarlo, animali di ogni dimensione per fargli compagnia.

Eppure l'uomo era triste, un'angoscia profonda lo aveva preso e stava in silenzio, dopo aver dato il nome a tutti gli animali del cielo, della terra e del mare.

Penso a Giovanni, il nostro nipotino, quando gli arriva un giocattolo nuovo: lo adopera per un po', poi lo mette da parte, perchè non ha amici con cui giocarci.

Così si deve essere sentito Adamo, come un bambino che cerca altri bambini con cui parlare, giocare, condividere. Il papà e la mamma, come anche i nonni, fanno quello che possono, ma loro, i bambini, sentono quel tempo prestato, contato con il contagocce, perchè hanno altro da fare e non possono giocare sempre con loro.

Così Dio, rispettando il suo dolore, fece scendere su di lui un torpore, e con discrezione, da lui stesso, fece uscire la compagna da mettergli a fianco, la custode, l'alleata, la sposa, quella che con lui poteva gioire, piangere e ridere, senza rivendicare il possesso del tempo, perchè era una parte di lui, da lui era uscita, lui l'aveva partorita nel sonno.

Che bello questo Creatore che fa da levatrice, da ostetrica al primo parto dell'uomo.

Un parto indolore, quello delle origini; ma non sarà sempre così.

Il primo parto a cui siamo chiamati è il coniuge, ci è stato detto. Ma per partorire bisogna essere nati, altrimenti come potremmo?

Se non si fa l'esperienza di essere generati non si può fare quella di generare.

Gli voglio fare uno che gli sia simile. Chissà se Dio pensava a tutto questo quando ha creato Eva, la prima donna! Uno che gli sia simile, è una parola! In genere ci si innamora di chi ci completa, di chi è diverso da noi; per questo lo sposiamo, proprio perchè, altrimenti, finiremmo per fare a botte, più che all'amore. Ma poi, passato il periodo dell'innamoramento, scopri che quello che ti aveva attratto non ti piace più e cerchi di trasformare il partner in qualcuno che ti sia simile, che la pensi come te, che si muova come te, che desideri le stesse cose che desideri tu.

Oppure pretendi che faccia ciò che tu mai sei stato capace di fare, incredibilmente cercando in lui quello che ti manca. La somiglianza cercata diventa pretesa di perfezione, non accettazione della sua diversità, debolezza, limite.

Alla ricerca di qualcuno che ti sia simile, vaghi per il mondo, attraversi mille deserti, fai centomila esperienze, batti la testa in miliardi di ostacoli, ma non ti rassegni a cercare uno che ti sia simile e non smetti di litigare con tutti quelli che non la pensano come te.

Chissà perchè Dio ha detto che voleva fare per l'uomo uno che gli fosse simile!

Penso proprio che la lingua ci abbia ingannato e che in quel simile della traduzione italiana si nasconda esplicandolo del tutto il termine “relazione”, sì che la parola di Dio va letta” Non è bene che l'uomo sia solo, voglio fargli uno con cui possa relazionarsi, con cui possa dialogare”





Del resto aveva detto in un altro passo della Genesi:

Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”.

Dio creò l’uomo a sua immagine;

a immagine di Dio lo creò;

maschio e femmina li creò. ”





Per essere simili a Dio, per somigliargli, bisogna entrare in una relazione che non porti alla morte, ma che sia fonte di vita. Il Dio Trinitario ha creato la coppia perchè, attraverso la relazione perfetta dell'amore donato gratuitamente all'altro, dessero vita al mondo, lo popolassero.

La sciarpa, le cui estremità devono sempre essere strette nelle mani di ciascun coniuge, è stata la metafora di cui si è servito Don Carlino per rendere l'idea.

Adamo, quando vide Eva disse: "questo è carne della mia carne, osso delle mie ossa", per cui si chiamerà(Ishah) come me( Ish), ma con una lettera in più, per distinguerla da me e per dire che da me è uscita.

Il coniuge che partorisci deve sempre avere qualcosa in più di te, altrimenti che senso ha dire: "Prometto di amarti e onorarti per tutta la vita? "

Non è forse quell'aggiunta che onora l'altro, quel di più che riconosciamo all'altro, mettendoci umilmente al suo servizio, per lavargli i piedi, e qualche volta per rimetterlo in piedi?

Ma doveva venire Gesù per dirci queste cose, lui che dopo aver visto il fallimento delle alleanze umane,ha dato suo figlio, uguale a noi nel limite della carne, diverso per l'assenza di peccato.

Le colpe dei padri ricadono sui figli, e Gesù non poteva scontare una colpa che Suo Padre non aveva commesso e non poteva commettere, ma su di sé ha preso tutte le conseguenze della colpa dei suoi antenati.

Dio padre voleva dare una sposa a suo figlio, ecco perchè ha creato l'uomo, ecco perchè ha pensato di fargli capire, attraverso la donna messagli a fianco, qual era il suo progetto. Ma l'uomo non l'ha capito, per questo Dio si è dovuto incarnare: per insegnare all'uomo che significa amare, che significa somigliare, che significa cercare oltre ciò che nell'altro non possiamo trovare. Nell'altro cerchiamo altro, senza pensare che basta solo una vocale per cercarvi l'oltre.

Non è bene che l'uomo sia solo! Grazie Gesù che sei venuto ad abitare la nostra solitudine, grazie Dio Padre perchè ci hai dato uno che ci risponde, uno sposo perfetto. Grazie Spirito Santo perchè ci dai la capacità di vedere nell'altro l'oltre.



Canto:Gloria la Signore che salva (CD Voglio vedere il tuo volto 3)





Esperienza personale:due io che hanno fatto fatica a trovare il noi.


Il noi

L'abbiamo trovato nel Padre nostro recitato insieme ogni giorno,

l'abbiamo trovato nella sacra Famiglia di Nazaret, dove due sì hanno permesso che Gesù venisse alla luce e crescesse nel corpo e nello spirito,

lo abbiamo trovato in quel” Tuo padre e io ti cercavamo”, di Maria, quando il figlio adolescente afferma la sua autonomia e la sua dipendenza da Dio.

La natura ci ha aiutato ad entrare nel mistero del noi, del mistero di comunione che è il matrimonio.Il massiccio del Gran Sasso, più monti che assumono l'aspetto della Bella addormentata, per chi lo guarda dalla costa pescarese, del Gigante dormiente per chi lo guarda dalla costa teramana.( Riflessioni sul panorama che ammiriamo dal terrazzo della casa che stiamo costruendo in campagna)

L'abbiamo scelto come progetto di vita, quando abbiamo capito che per Dio la diversità e il limite non sono un ostacolo, ma diventano ricchezza, occasione di grazia per amare come Lui ci ha amati.

Solo Gesù poteva guarirci dalla solitudine, dalla fatica di andare da soli. Scegliendolo come compagno di viaggio e attingendo da Lui la forza il coraggio di dirsi di sì ogni giorno,la grazia del Sacramento è diventata operante.

Più andiamo avanti e più ci accorgiamo che quel dono è prezioso per la nostra vita personale, di coppia, di famiglia e di Chiesa.





Preghiera conclusiva

La fedeltà è il nostro amore appoggiato su Dio che è fedele alla parola data.
Lui per noi è la roccia.
Sulla sua fedeltà appoggeremo il trascorrere del tempo:
quando ci sarà il sole,
quando il dolore ci piegherà,
quando l’errore ci vorrà separare,
quando il dubbio ci renderà ambigui ricorderemo che ci siamo
donati fedeltà;
perché nessuno di noi due potrebbe essere se stesso lontano
dall’altro.
Non ci sono spazi in noi che non appartengono all’altro e
Non ci saranno mai fra noi proprietà sull’altro.
Per tutta la vita:
quando il vento sarà nostro amico,
quando il silenzio vorrà allontanarci,
quando nostro figlio ci chiamerà per la prima volta,
quando andrà via da solo.
Per tutta la vita:
quando mille impegni ci porteranno lontano,
quando non ci sarà che il nostro giardino per trascorrere il
giorno. Quando gli amici allieteranno la nostra casa,
quando in lunghe sere avremo già detto tutto e con amore
impareremo a tacere insieme.





Canto:Cristo è risorto veramente (CD Risorto per amore 1)

7 febbraio 2007 

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