“Mentre
seminava una parte cadde lungo la strada”(Lc 8,5)
Cosa
mi sono lasciata sfuggire Signore, da cosa mi sono lasciata
depredare?
Cosa
vuoi dirmi Signore con questa parola che riguardi la mia vita,
presente, passata o futura?
Io
amo la tua parola, dipendo dalla tua parola, non posso fare a meno
della tua parola.
Man
mano che ti conosco penso che sia l'unica che mi possa indicare una
strada di vita.
Un
tempo ero strada ma forse anche oggi a volte lo sono, perché penso
ad altro, perché mi concentro su me stessa e non mi affido
completamente a te.
Pur
amandoti sopra ogni cosa, spesso non ti metto al centro della mia
vita ed è facile che mi ritrovi ripiegata su me stessa, impermeabile
all'azione dello spirito.
Questo
mi accade quando la delusione, lo scoraggiamento hanno la meglio,
quando la prova si protrae nel tempo, quando i tuoi doni pian piano
mi chiami a riconsegnarli.
Man
mano che procedono gli anni riconosco di avere sempre meno terra da
offrirti, perché il mio corpo in più parti malato è incapace di
servirti come un tempo quando gli occhi, le orecchie,le braccia, le
gambe ecc funzionavano e servivano a me e ai miei fratelli.
Il
mio corpo è la tua terra, la terra che non ti sei stancato di
seminare, ma ci sono parti che sono diventate dure, coriacee
all'aratro, impermeabili alla pioggia e non si prestano a nessuna
coltivazione.
Si
riduce sempre più quindi la la zona produttiva e io temo il momento
in cui mi chiamerai a riconsegnare anche la capacità di pensare a
te, di pregarti, di riconoscerti, di amarti.
Gli
anni si sa non aiutano a fare le cose nel miglior modo possibile e le
forze ci abbandonano.
Cosa
dirti Signore se non che questo mi fa paura?
“Se
il chicco di grano non muore non porta frutto”.
La
vita me la sento sfuggire di mano e la cosa mi disorienta non poco.
Perciò
mi smarrisco e mi sento proiettata in un grande deserto.
Solo
quando penso a te il cuore mi si dilata e dimentico tutto e come un
bambino mi faccio consolare, abbracciare, cullare da te, da voi che
siete la mia famiglia e mi asciugate le lacrime e mi dite “Coraggio,
non temere sono io! Non avere paura!”
Quante
volte Signore tu ripeti nella scrittura queste parole!
Ma
io le dimentico nel momento in cui sono chiamata ad un'altra
riconsegna e un brivido percorre freddo le ossa.
Io
voglio essere terra buona, ben dissodata, voglio essere una terra
accogliente anche se contenuta in un piccolo vaso.
Purchè
germogli il seme e tu vi hai gettato.
Non
mi piacciono i fiori recisi, non mi dicono niente, mi fanno pensare
alla morte mentre amo le piante che debbano crescere, quelle che
hanno bisogno di cure, quelle ammalate, quelle attaccate dagli
insetti e non faccio che comperare terra buona che non basta mai,
perché le radici pian piano occupano tutto lo spazio e tolgono alla
pianta l'elemento vitale.
Ricordo
quello che ci dicevamo io e mio padre prossimo alla fine.
“Quando
la pianta è piccola si mette in un piccolo vaso, quando cresce ha
bisogno di un vaso più grande, ma arriva il momento che non c'è
vaso che la contenga...”ed è necessario piantarla in un giardino”
concludeva lui.
Arriva
quel momento per tutti e su questo voglio riflettere.
Il
giardino che ci aspetta è quello da cui fummo cacciati ma che per la
tua misericordia ci hai con il Battesimo riconsegnato perchè ce ne
prendessimo cura.
Come
riuscire a imparare l'arte difficile del contadino se non accogliamo
il Tuo Seme, la Tua Parola, Gesù, facendoti spazio?
Come
mi insegnò Giovanni quando mi chiese dove poteva trovarti,
precedendomi nella risposta.
Bastava
farti spazio, prima pensando ad una sedia, un posto dove farti
accomodare, poi facendosi da parte nel letto per poterti abbracciare.
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