lunedì 2 luglio 2018

" Seguimi!" (Mt 8,22)



" Seguimi!" (Mt 8,22)
" Per questo l'uomo abbandonerà sua madre e suo padre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola".
(Gn 2,24).

Chissà perché leggendo il Vangelo oggi mi è venuto in mente questo passo della Scrittura, dove si parla del taglio radicale che comporta il matrimonio tra un uomo e una donna innamorati.
Quando nel giorno più bello per due l sposi viene letta questa parola nessuno si scandalizza, perché è normale che l'amore abbia la priorità su tutto, quando fai esperienza di paradiso, attraverso la relazione che si instaura nel periodo del fidanzamento.
La coppia fa esperienza di Dio, di eternità, di infinito, di uno e distinto, di comunione, di trascendenza, quando gli occhi e il cuore sono solo per l'altro.
Come non pensare che questa situazione iniziale non duri all'infinito?
Come dubitare che sia possibile lasciare il padre e la madre non solo fisicamente, anteponendo a loro le esigenze della famiglia nuova che ti accingi a formare?
Eppure accade che ben presto la meraviglia dell'inizio, lo straordinario assaggio di ciò che sarà lo straordinario, irripetibile, eterno pranzo di nozze, dove il vino non verrà mai a mancare, vengono dimenticati, e la routine logora le buone intenzioni, i sogni, le speranze, l'euforia iniziale.
Il giardino dimentichiamo di annaffiarlo, concimarlo, prendecene cura, anteponendo alla fedeltà promessa nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, interessi, desideri, persone, cose che niente hanno a che vedere con l'altro a cui pensavamo di volere un mondo di bene.
Sono gli amori a termine che ci fanno perdere di vista l'autenticità e la verità, ma soprattutto la fattibilità di ciò che Gesù ci chiede.
Seguirlo anteponendolo a qualsiasi interesse, persona, gioia o dolore.
Sembra assurdo ciò che ci chiede, ma forse un frammento di verità lo possiamo sperimentare anche nel rapporto che si instaura tra madre e figlio, madri normali, dico, madri che amano i figli a prescindere da ciò che dicono, fanno, a prescindere dalla risposta alle loro attenzioni, preoccupazioni, cura.
Quando un figlio ha bisogno di te non ti preoccupi di sbrigare prima le cose che ritieni più urgenti, non ti preoccupi di salutare nè di partecipare al funerale di chicchessia.
Se tuo figlio è malato corri al suo capezzale, se ha bisogno del tuo aiuto lasci tutto e corri da lui.
Gesù sa che siamo capaci di grandi sacrifici se amiamo.
Gesù rivendica a se tutte le attenzioni che siamo soliti dare per un periodo di tempo più o meno prolungato a persone a cui ci sentiamo intimamente legate, di cui siamo innamorate.
Quando Gesù parla così sembra che ci voglia togliere qualcosa per mettersi avanti e condizionare tutte le nostre scelte future, la nostra volontà, la nostra felicità.
Il Vangelo letto superficialmente sicuramente non ci tocca il cuore, non ci cambia nel profondo, non ci apre ad una felicità più piena e duratura.
Gesù vuole che lo seguiamo fidandoci di lui, perché vuole qualificare i nostri amori, qualificare le nostre scelte, rendere perfette le nostre relazioni sì che siano feconde e vitali.
In Lui troveremo tutte le nostre sorgenti, ad esse ci abbevereremo e mai moriremo di sete anche se ci troveremo ad attraversare deserti sconfinati di incomprensioni, non risposte, silenzi e rifiuti da parte di quelli che abbiamo amato, quelli a cui abbiamo dato tutto il nostro cuore.
E' Lui che ci insegna ad aprire le braccia, a portare il nostro piccolo pezzo di legno dietro a Lui, perché il nostro amore imperfetto inchiodato alla croce diventi un abbraccio per tutta la vita a tutti quelli che in Lui sentiamo fratelli, figli di un unico Padre a cui siamo con il Suo aiuto chiamati a rispondere, perchè in noi si compia il Suo progetto di vita, di gioia, di amore senza confini.

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