sabato 23 giugno 2018

"Osservate come crescono i gigli del campo".(Mt 6,28)





"Osservate come crescono i gigli del campo".(Mt 6,28)

I gigli dei campi, gli uccelli del cielo…
Chi si è accorto che c'erano?
A ragione il primo esperto a cui mi rivolsi per le crisi di panico mi disse alla fine di un lungo soliloquio: "Lei non vede il colore dei fiori, non sente il loro profumo!"
Allora pensai che non aveva capito niente di me, di quella paura improvvisa che mi destabilizzava e mi faceva sentire i brividi della morte.
Avevo paura Signore di lasciare gli schemi rassicuranti di una vita, dove tutto è prevedibile, tutto gestibile, tutto programmabile.
“Volere è potere” era il mio motto e in quanto a volontà ne avevo da vendere per rendere sempre più saldo il mio futuro, al sicuro da ogni preoccupazione finanziaria.
Un lavoro sicuro, soldi sicuri.
Per questo ho lottato, negandomi il gioco e lo svago, negandomi tutto in vista dell'obiettivo.
Non volevo avere problemi economici, non volevo avere debiti mai, problemi alla base di tanta infelicità nella mia famiglia d'origine.
Oggi il vangelo parla dell'uso del denaro.
Io non ho mai avuto un buon rapporto con i soldi, un rapporto sano, anche se non ho mai rubato a nessuno.
Però non ricordo di aver fatto beneficenza se non quando ero certa che ne avanzava per me a sufficienza.
La sicurezza che mi dava il denaro era più importante della sua quantità.
Oggi che siamo pieni di debiti, al limite del collasso, oggi che nulla più è garantito né da probabili eredità, né da genitori munifici, né da giovinezza, salute, lavoro mi sento ricca, piena di tutto ciò che mi serve.

Al mattino Tu mi riempi di sole, di luce, di vento, di silenzio, del canto degli uccelli, della tua Parola, prima di tutto... i polmoni respirano la tua aria, il tuo soffio Santo, mi lascio intridere dalla tua acqua, dall'aria, da tutto ciò che mi circonda e mi parla di Te...
il sole come l'ombra degli alberi, come gli ombrelloni, la sabbia come il rumore ritmico delle onde che si infrangono sulla battigia.
Oggi non ho bisogno di altro che di te Signore che mi fai da battistrada per cogliere i fiori sparsi sul mio cammino.
Ieri Giovanni, quando gli ho parlato del fatto ineluttabile che prima o poi avremmo dovuto dividerci, delle cose che ci avevano uniti, della gratitudine per i miracoli a cui avevamo assistito ogni giorno, del fatto che ancora qualcosa insieme potevamo dire, fare è diventato triste all'improvviso e a fatica mi ha confessato che, come in una visione, ha visto l'umanità e ha pensato al dolore del mondo.
Io l'ho guardato con tenerezza, Signore, ma anche con la paura di avergli aperto gli occhi troppo presto.
Questi pensieri a me non sono mai venuti, quando avevo la sua età e neanche dopo.
Giovanni si è rattristato perché sta prendendo coscienza che la felicità, la sicurezza non esiste, che tutto può finire.
Gli ho parlato di te Signore dell'allenamento che è la vita.
Mentre ci alleniamo facciamo fatica e nelle prove magari cogliamo gli scintillanti, ma solo alla fine li vedremo tutti brillare i tesori di cui tu cospargi la nostra vita, che dura in eterno,  se usiamo il carburante che non si esaurirà mai, che non inquina, che dà la possibilità a tutti di attingere a piene mani nella fonte del banchetto della vita che sei Tu.

Ti lodo ti benedico e ti ringrazio Signore perché continui a donarmi segni della tua presenza in in mezzo a noi, dentro di me.
Fa' che i miei occhi siano sempre aperti ad accogliere la tua infinita bontà per ogni uomo.
Penso alla ricchezza di cui parla il Vangelo, a tutto quello che tu gratuitamente ci hai dato e che non abbiamo saputo amministrare.
Signore liberaci dall'idolo del denaro, dal pensiero che se avessimo più soldi saremmo più felici, risolveremmo tutti i nostri problemi o gran parte di essi.
Con il denaro abbiamo pensato di comprare la felicità.
Abbiamo pensato che con il denaro si comprasse la salute ma non è stato così.
Il denaro è stato l'ostacolo ad incontrarti Signore come anche tutto ciò che ad esso era connesso.
Oggi penso che le cose più belle, le gioie più piene ce le hai donate quando non avevamo nulla, quando a te abbiamo presentato le nostre mani vuote, il nostro deserto, il buio, il non senso, il nostro esserci affaticati invano.
Le cose più belle, i gigli dei campi e gli uccelli del cielo!
Quanti gigli Signore ho visto sulla strada nella povertà dello spoliamento, della rinuncia, dell'affidamento a te!
Quanta provvidenza nella quotidiana fatica per guadagnarci il nostro pane quotidiano!
Continua a stupirci Signore con la tua multiforme Grazia!

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