mercoledì 13 giugno 2018

" La nostra capacità viene da Dio"(2,Cr 3,5)



" La nostra capacità viene da Dio"(2,Cr 3,5)
"Non sono venuto ad abolire la legge, ma a dare compimento" (Mt 5,17)


Certo che non sono parole facili da comprendere se non ne facciamo un'esperienza viva attraverso l'ascolto e la preghiera che ci tiene saldamente uniti a Lui fonte di ogni verità, fonte di bene, fonte di vita.
Questa mattina, leggendo il vangelo ho ripensato alle parole che mi diceva mia madre quando mi affidava un compito o quando ero in panne.
Me lo disse anche Franco quando mi affidò i suoi figli da accudire, nonostante lo stato mi avesse messo a riposo per via della mia incapacità di deambulare.
L'"arrangiati" di mia madre provocò le più grandi sofferenze conseguenti al sentirmi sempre tanto sola in ogni frangente della mia vita.
Quell'"arrangiati" mi fortificò nel cercare e trovare espedienti, trucchi per ottenere il risultato migliore con il minimo investimento.
Ne feci una professione, quella di insegnare agli altri come l'ostacolo si può aggirare o lo si può usare a nostro vantaggio.
Insegnante del metodo mi chiamarono, perchè non ci dormivo la notte per rendere facile il difficile, per trasformare un ritaglio in uno splendido manufatto, sì che era diventato un valore la mia capacità di trovare soluzioni per ogni cosa, per farmi piacere le cose anche quando le avrei vomitate, sentendomi brava e capace sempre perchè, dove avevo gli occhi, avevo le mani, come soleva dire mio padre.
L'autoreferenza era un'esigenza per vivere, per sopravvivere nella mia famiglia d'origine dove se non eri malato non avevi attenzioni.
Così la bravura fu il mio distintivo, la bravura a cavarmela da sola, la bravura a farmi maestra di percorsi alternativi, per non soccombere al fallimento.
Ma poi mi sono trovata a fronteggiare qualcosa a cui non potevo trovare rimedio. L'occasione fu la malattia di mio fratello che lo condusse alla morte.
Bisogna prima o poi scontrarsi con una montagna che non puoi scalare, con l'inadeguatezza dei mezzi a tua disposizione, per capire che la strada da percorrere non è quella del fare da soli e vantarsene, ma quella di accettare il proprio limite, smettendo di dare ricette, non partendo dai tuoi bisogni ma da quelli di chi ti sta di fronte.
La più grande e insopprimibile esigenza è quella di sentirsi amati e noi facciamo l'errore di cercare tra gli uomini uno che ci ami a prescindere, anche se non siamo bravi, buoni, anche se abbiamo il destino segnato e non serviamo più a nessuno.
Così la vicenda di mio fratello mi mise di fronte all'impotenza dell'uomo di fronte alla morte.
Solo quando in quella morte vidi spuntare un germoglio, lo vidi crescere quando pensavo che tutto era finito, venni traghettata in un Oltre rassicurante, un Oltre che mi aprì le orecchie al battito del cuore di Dio in cui tu ero stata messa da quando ero stata pensata da Lui, perchè con Lui potessi godere del paradiso.
Quando Giovanni, il mio primo nipotino stava nascendo , ricordo che mi misi a pregare, e continuai a farlo per ogni attimo della sua vita e quella di suo fratello, specie quando mi dovevo prendere cura di loro.
Insegnante del metodo mi trasformai in nonna delle regole.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio, visto che continuai a vivere i rapporti basandoli su regole, ma questa volta me le facevo suggerire da Dio.
La differenza sta tutta qui.
Non ero io che educavo, trovavo soluzioni, ma il Signore che invocavamo prima dopo e durante qualsiasi attività, compito,difficoltà.
Ricordo che un giorno mi vidi piombare la madre dei piccoli a casa dicendo che da quel momento il figlio doveva vivere senza regole, perchè glielo aveva detto lo psicologo.
Il piccolo aveva deciso di diventare cattivo inspiegabilmente, per questo era stato portato ad una visita specialistica.
Io rimasi turbata e come avevo imparato a fare quando ero in difficoltà mi misi a pregare.
Pregai perchè il bene venisse fuori, non il mio, ma quello del più debole, del più piccolo che non poteva difendersi.
Così, appellandomi al bene che tutti noi nonni, genitori, educatori in genere volevamo per il piccolo, ho detto che la cosa più importante è che ci mettessimo d'accordo, prima di tutto loro, i genitori.
In funzione del bene. Così il bambino non si sarebbe trovato disorientato con una serie di imput contraddittori.
I primi a doversi accordare erano loro, il papà e la mamma e poi noi.
Decidemmo di frequentare insieme un corso dal tema"Genitori non si nasce, si diventa" che fu una pietra miliare per passare dalla legge allo Spirito della legge.
Continuo a ringraziare il Signore perchè ci ha fatto capire che solo l'amore è alla base di ogni precetto buono e fecondo.

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