domenica 18 febbraio 2018

Non di solo pane vivrà l’uomo,ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.(Mt 4,4)



Non di solo pane vivrà l’uomo,ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.(Mt 4,4)


Il mercoledì delle Ceneri è suonato il sohfar, la tromba di guerra che ha annunciato la lotta escatologica tra il bene e il male, tra l'uomo, figlio di Dio e il demonio suo nemico.
Il sohfar era risuonato due volte durante la settimana delle ceneri, la prima attraverso il profeta Gioele che invitava gli uomini a tornare al Signore con pianti, lamenti e digiuni.
"Chissà che non cambi e si plachi e lasci dietro a sé una benedizione?"

Questa era la speranza del profeta.
Venerdì è stata la volta di Isaia che Dio fa parlare come tromba per scuotere, svegliare,chiamare a raccolta suo popolo.
"È forse questo il digiuno che bramo? Dice il Signore. Mi cercano ogni giorno, bramano di conoscere le mie vie e come un popolo che pratichi la giustizia e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio...". Nei confronti di Dio e degli uomini
Gioele, Mosé, Isaia nella settimana delle ceneri suonano la tromba di guerra e chiamano a raccolta il popolo per implorare la misericordia di Dio. Prendendo consapevolezza del proprio peccato, raddrizzano i cuori e la mente del popolo sì che al digiuno e al pentimento corrisponda effettivamente una volontà di cambiamento radicale.

La conversione non è solo un rito una volta per tutte, ma un continuo confronto tra nostra umanità, le nostre passioni i nostri limiti e la grazia che viene dall'alto, l'aiuto che viene dal Signore.
La settimana delle ceneri quindi ci fa entrare gradualmente nel deserto dove è più facile trovarsi faccia a faccia con il nemico e testare la propria fede messa a dura prova.
Perché è necessario questo tempo di agonia, perché ritirarsi nel deserto e correre il rischio di perdere ciò che con tanta fatica abbiamo conquistato, quella piccola fede che ci aiuta nella vita quotidiana?
Gesù ci dà un grande esempio di coraggio che parte dalla fiducia incondizionata nel Padre che lo ha mandato, affidandogli una missione di estrema difficoltà, essendo egli vero uomo con tutti i limiti e le necessità e i desideri propri dell'uomo.
Ognuno si può riconoscere nell'uomo Gesù quando viene tentato dal demonio.
La ricchezza, il potere, il dominio sulle leggi della natura sono le tentazioni alle quali ogni uomo viene sottoposto dopo il Battesimo.
Come Adamo ed Eva ognuno di noi vuole sottrarsi alla dura legge della dipendenza del tutto ciò che ci limita, ci ostacola, mette in pericolo le nostre sicurezze, la nostra stessa vita.
Gesù come noi viene tentato non una volta ma sempre nella sua vita.
40 giorni sono quelli che ricordano l'attraversamento del deserto da parte del popolo d'Israele, 40 anni che indicano un periodo imperfetto non compiuto, necessario per raggiungere la terra promessa, per passare da tempo finito al tempo infinito.
I 40 anni o 40 giorni preludono all'ingresso definitivo nella casa del Padre, un ritorno alla grande attraverso le prove e il sacrificio di una vita fortemente provata.
Il Vangelo di ci indica come la lotta iniziata mercoledì delle ceneri si possa vincere e quali armi garantiscono la sconfitta del nemico.
La parola di Dio in questo combattimento all'ultimo sangue è lo strumento usato da Gesù per respingere le lusinghe del demonio, ma è anche usata dal demonio per blandire e convincere Gesù.

La parola di Dio è un'arma a doppio taglio e sembrerebbe quasi non garantire la vittoria, visto che non è esclusivo appannaggio dei cristiani.
Ma come tutte le cose che vengono da Dio devono essere usate per il fine per cui sono state dette, fatte, pensate.
La parola di Dio può dare la morte e la vita a seconda che la si usi per benedire o maledire, per obbedire o disobbedire al Padre, per cementare o rompere la relazione vitale con lui.
Il Vangelo di oggi quindi mi porta a fare due riflessioni.
1) Gesù, come ogni uomo non debella il nemico una volta per tutte perché la battaglia continua ogni giorno fino alla fine della sua vita.
2) La parola di Dio può essere usata per il bene per il male dell'uomo, a seconda di chi la usa, a seconda che l'interesse da perseguire è la vita o la morte dell'uomo, il piacere immediato o il godimento pieno della promessa.
Il sofhar suona ogni notte per me; ogni notte sono chiamata a mettermi di fronte a Dio, a cospargere di cenere la testa, a rivedere i miei comportamenti alla luce della parola e a chiedere al Signore forza, coraggio, perseveranza in questo faticoso ma entusiasmante viaggio alla volta della terra promessa.

Grazie Signore della tua parola, grazie di queste perle preziose che ogni giorno metti nel mio forziere, grazie perché la tua parola è il mio pane quotidiano.

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