venerdì 16 febbraio 2018

Cristo Sposo della Chiesa Sposa



Meditazioni sulla liturgia di
Venerdì della settimana delle Ceneri


letture: Is 58, 1-9; salmo 50; Mt 9, 14-15

" Davanti a te camminerà la tua giustizia"(Is 58,8)

Il protagonista delle letture di oggi è il digiuno, parola che mi privazioni e sofferenza, povertà e obblighi da ottemperare.
Ricordo quando le suore con malagrazia mi strapparono dalle mani un panino con dentro l'odore rivestito di mortadella e lo buttarono nel cestino perchè era venerdì, rimproverandomi aspramente.
Era raro allora che nella nostra famiglia ci fosse da spartire una o due fette di mortadella e quindi si può capire come ci rimasi, vedendo volatilizzarsi il mio piccolo tesoro.
Ma non mi meravigliai, questo è vero, perchè ad aspettarmi, se non l'avessi fatto, ci sarebbero state le fiamme dell'inferno che mi avrebbero divorata viva insieme con l'odore di mortadella, come mi avevano convinta a credere.
Ringrazio il Signore che mi ha fatto capire di cosa abbiamo bisogno e a cosa dobbiamo rinunciare per stare bene e non morire di fame.
Chissà perchè, leggendo le parole che oggi la liturgia ci propone mi è venuta in mente la fetta di mortadella a cui dovetti rinunciare per non andare all'inferno!

Ma grazie a Dio ci sono digiuni e povertà, e questo l'ho capito un po' tardi, che ti portano in paradiso.
" Beati i poveri di spirito, perchè di essi è il regno dei cieli"
Il deserto chiarifica il desiderio e ti porta a desiderare ciò che è essenziale, giusto e buono per noi.
Dio è in ciò che ci manca.
Il digiuno caratterizza l'attesa di essere riempiti di ciò che soddisfa la nostra fame, la nostra sete, il nostro desiderio di essere liberati da qualsiasi bisogno.
Beato è colui che è reso felice non quando ha ottenuto quello che vuole, ma che vuole ciò che gli fa bene.
Il cammino di fede è l'attesa gioiosa della sposa che si prepara alle nozze con lo sposo promesso.
Ma bisogna fargli spazio, questo è il vero ostacolo ad un incontro che ti cambia la vita.
Come la mongolfiera non può alzarsi se non getti via la zavorra, così noi se non liberiamo la nostra casa da tutto il ciarpame che vi abbiamo accumulato, non possiamo sollevarci da terra.
C'è da chiedersi il perchè di questo spogliamento graduale per entrare nelle stanze più riposte del palazzo del Re.
Un serbatoio si riempie di acqua pulita solo se si svuota, se apri il rubinetto e lasci uscire l'acqua sporca.
Ma cosa Dio mette nel nostro serbatoio? Di cosa abbiamo bisogno?
Di pane, di carne, di vestiti, di casa, di soldi ecc ecc?
A me sembra che il primo irrinunciabile bisogno dell'uomo sia l'amore, l'amore che muove tutte le cose.
Dio è amore.
Dio ci dà ciò che è.
La nostra croce è quella di non riuscire ad amare le persone che ci stanno sullo stomaco.
Gesù ci invita a seguirlo portando il nostro piccolo amore( la nostra croce) perchè lui la trasformi nella capacità divina di amare e perdonare sempre, a prescindere.
L'amore di Dio da un lato ci esonera dal digiunare, quando lo lasciamo entrare, facendoci da parte, dall'altro ci spinge a digiunare, aprire il rubinetto del nostro sebatoio per poterne dare anche agli altri.
Non a caso in Quaresima siamo invitati a intensificare le opere di misericordia corporale e spirituale.
Vale a dire aprire i rubinetti del cuore.
Tanto più sei con Lui tanto più puoi digiunare, perchè il vuoto si riempia e l'acqua pian piano purificata possa essere attinta da chi ha una brocca.
Il nostro sebatoio di pietra diventato di carne sarà capace di dilatarsi per accogliere l'amore di Dio e donarlo a quelli che lo cercano con cuore sincero.

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