mercoledì 16 agosto 2017

AC-COR-DO

"Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io"(Mt 18,20)

La parola che oggi unisce la prima con la seconda lettura è "ac-cor-do" che racchiude nel suo seno il cuore (cor, cordis latino) come miseri-cor-dia, cor-aggio, cor-doglio e via dicendo.
La misericordia, il cordoglio, l'accordo presumono una relazione tra un io e un tu, tra un io e Dio, io e l'altro, io e gli altri.
Per coraggio mi viene in mente quello che don Abbondio disse al Cardinale Federico Borromeo che lo redarguiva per il suo comportamento pusillanime.
" Uno il coraggio non se lo può dare" rispose, ed è vero.
C'è solo uno che può darti coraggio, cuore, da sfidare qualunque avversità o pericolo: Dio.
Mosè era un uomo che mite proprio non era, ma aveva un cuore generoso sì da mettere a repentaglio la sua vita per vendicare l'oppressione subita dai suoi fratelli.
Così uccise l'Egiziano e fu costretto a nascondersi perdendo la stima del faraone, il potere a lui dato e tutti i privilegi di cui godeva.
Mosè attraverso questo ricalcolo doloroso della sua vita, costretto a nascondersi per evitare le conseguenze del suo gesto, imparò a diventare umile e a fidarsi solo di Dio. Tanto umile che Dio lo mise a capo della più grande ed eroica impresa che si ricordi; quella di far uscire il suo popolo dall'Egitto, con il Suo aiuto affrontando e superando ostacoli inimmaginabili, per portarlo nella terra promessa, che lui vide però solo da lontano.
Mosè è considerato con Elia un profeta tanto grande che sul monte della trasfigurazione Gesù li scelse come suoi interlocutori per manifestare a Pietro, Giacomo e Giovanni la continuità della storia dell'alleanza tra Dio e l'uomo.
Il coraggio Mosè non lo mostrò uccidendo l'Egiziano, ma nell'abbandono fiducioso nelle mani di iDio a cui chiedeva sempre consigli ma che non ebbe paura di contraddire in una pagina rimasta memorabile.
Mosè messo alla prova da Dio che lo rimproverava perchè il popolo a lui affidato si comportava male, osò controbattere le sue ragioni, ricordandogli che il popolo prima di essere suo( di Mosè) era suo ( di Dio).
Il passo del vangelo di oggi parla allo stesso modo di coraggio e di accordo.
"Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo".
Ci vuole coraggio per andare a dire ad una persona che sbaglia, ma il cuore se è sintonizzato con quello di Dio il coraggio non manca.
Così anche il chiamare altri in aiuto presuppone che ci sia accordo sulle cose da dire, ma anche sulla motivazione che spinge a correggere chi sbaglia.
L'accordo deve esserci non solo con il fratelli ma principalmente con la Parola di Dio che è Dio stesso e che unisce ciò che l'uomo non riesce a fare.
Così di seguito è importante questa sincronizzazione di cuori con Dio e con i fratelli per salvare un'anima.
Perchè di questo si tratta.
Se un fratello sbaglia e rischia di perdersi, noi come farebbe un medico, da solo o consultandosi con i suoi colleghi, dobbiamo fare di tutto per suggerire le terapie giuste.
Da soli non possiamo fare niente, con Dio tutto è possibile.
Per questo Gesù conclude il discorso della correzione fraterna dicendo che perchè Lui si manifesti e operi con noi e per noi è necessario che ci mettiamo insieme e ci accordiamo.

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