mercoledì 15 febbraio 2017

"Egli ci vide, fu guarito”(Mc 8,25)



Sfogliando il diario...

19 febbraio 2014 ore 5.46
Mercoledì della VI settimana del tempo ordinario.
Letture; Gc 1,19-27; Salmo 14; Mc 8,22-26

"Prese il cieco per mano e lo condusse fuori dal villaggio".(Mc 8,23)

Ore 10: intravitreale
Giovanni si meraviglia che quello che trovo scritto la mattina sul calendario liturgico ha stretta corrispondenza con quello che succede nella giornata (dice che si avvera).
Certo è che si esprime come ne è capace e a volte confonde le informazioni che gli trasmetto.
Ma la sostanza è quella che interiorizza, perché è ancora un bambino e riesce a credere che è tutto vero e che l'invisibile diventa visibile e che Dio opera nella nostra storia sempre e comunque.
Così l'ho educato e così cerco di vivere la mia vita, alla luce della Parola che ogni mattina mi dà le indicazioni di percorso.
Ci sono dei giorni in cui la Parola mi sembra molto lontana dalla storia che sto vivendo in quel momento, non appropriata, non per me, cosa che mi disorienta non poco.
Certo che non tutto possiamo capire e solo lo Spirito Santo ci guiderà alla verità tutta intera.
Gli apostoli, nonostante avessero a portata di mano ogni giorno il Maestro, e che Maestro! continuavano a preoccuparsi di ciò che mancava loro.
"Abbiamo un solo pane!" dicevano con Gesù vicino che aveva proprio poco tempo prima moltiplicato i pani e pesci e sfamato una folla di 5000 persone e c'erano avanzate anche 12 ceste.
Ma se i discepoli non capivano e continuavano a discutere davanti a segni così evidenti e, come diceva Don Ermete ieri sera, pensavano “Questo chiacchiera, chiacchiera, ma noi non abbiamo il pane!".
Vale a dire che le chiacchiere non servono a niente quando hai fame, hai bisogno, hai paura.
Chiacchiera è una brutta parola ma Don Ermete la usa a proposito, per far capire meglio l'incomprensione dei discepoli.
Noi che siamo gente per bene non ci permettiamo di dire che Gesù fa le chiacchiere, ma la pensiamo allo stesso modo, quando le cose non vanno come vorremmo.
Il vangelo di oggi giunge a proposito di una vicenda che mi vede protagonista poiché alle 10 ho programmata la puntura intravitreale per l'edema maculare cistoide con il sospirato e costosissimo OZURDEX.
Anche la lettera di Giacomo giunge a proposito, se è per questo.
L'argomento è il sentire e il vedere, cose che mi riguardano molto da vicino, visto che per ascoltare, capire meglio e bene ciò che mi viene detto, ho preso la decisione di mettere gli amplificatori, altrimenti chiamati, protesi acustiche, salvo poi rendermi conto che, se non sento quello che si dice in chiesa è per via di don Gino che ha abbassato il volume dei microfoni perché fischiavano e, se Gianni non lo sentivo e non lo sento, è perché da quando ha avuto l'attacco ischemico gli si è abbassata la voce.
Ho imparato dalla vita a chiedermi sempre di chi è il problema, e, siccome il problema è il mio, ho agito di conseguenza.
Per me è importantissimo ascoltare, un po' meno vedere.
L'ascolto è un mezzo fondamentale per metterti in comunicazione con l'altro.
Questo vale anche e soprattutto per la Parola di Dio, perché è importante che ti arrivi alle orecchie senza distorsioni, contaminazioni, chiara, forte, potente, voce che ti risveglia, ti risuscita, ti ridà vita.
Le parole dicono se una persona ti vede o se tu la vedi, ti accorgi del suo bisogno, perché è la parola che ti spinge ad agire.
La Parola di Dio.
Per fortuna che per ora non ho bisogno di auricolari che mi isolino dalle persone, ma di amplificatori che mi aiutino a far entrare le persone dentro di me.
Questa generazione purtroppo fa la strada al rovescio e invece di amplificare ciò che serve, si sceglie quello che vuole sentire e si mette le cuffie, isolandosi di fatto dalla vita vera.
Per fortuna, per grazia sento forte l'esigenza di non rompere i ponti con il mondo esterno, anche se mi viene da ridere al pensiero di tutto quello che sto affrontando in termini di sacrificio e di spesa, pur di non perdere neanche una briciola di ciò che cade dalla mensa della confusione in cui siamo immersi.
Già perché mi sento come un'estranea tra tanti estranei, seduta allo stesso tavolo a mangiare le stesse cose, ma con la consapevolezza che molte sono nocive.
Le mangio anche io, non lo nego, ma per fortuna sempre meno, perché ho trovato una mensa dove quello che viene portato in tavola è sempre utile, buono,benefico per il corpo e per l'anima.
Come la messa di Don Ermete.
"Mi raccomando, prenditi la sedia di ferro!" mi ha detto l'altro ieri, parole che lì per lì non mi hanno fatto capire l'importanza e il valore quindi di quella raccomandazione.
Quello che era accaduto qualche giorno prima l'avevo dimenticato, vale a dire la rottura della sedia di plastica su cui mi ero seduta e il tonfo a terra che mi aveva fatto battere fortemente la schiena.
Solo ieri mi sono ricordata che il dolore allucinante alle spalle per cui avevo dovuto chiamare la fisioterapista in soccorso alle 7:30 di mattina, era dovuto a quella caduta e a non altro.

Don Antonio non è da meno di don Ermete e si preoccupa di farmi fare meno strada possibile per partecipare alla messa.
“Bussa per farti aprire, non mi disturbi. Così eviti di portarti il deambulatore e ti trovi l'ingresso della cappellina davanti”.
Anche a lui niente passa inosservato e le sue comunicazioni sono efficaci come quelle di don Ermete.
Quando vado alla Madonna della pace mi sento di esistere, mi sento a casa, in un luogo dove sono aspettata, un luogo dove si prendono cura di me.
Per questo ringrazio il Signore, per tutti i sacerdoti che mi hanno testimoniato che il Vangelo non è una chiacchiera, ma è una scuola di vita.
Più ci penso più mi rammarico del fatto che ho studiato e perso tempo su tante cose inutili e che, se avessi saputo quale tesoro era racchiuso nella Scrittura, non avrei perso tempo, ma mi sarei data anima e corpo a fare anche indigestione della Parola, tanto oggi la amo.
Eppure anche se sono convinta che quello che dice Gesù è la verità, anche se vedo che i miracoli li compie ogni giorno, pure non posso dire che sempre abbia le idee chiare in proposito.
Oggi alle 10 mi faranno la puntura all'occhio.
Vedo come il cieco del Vangelo nella fase transitoria (alberi che camminano), vedo confuso, sento confuso.
Per questo faccio l'iniezione, per questo porto gli amplificatori, ma finora da un punto di vista pratico, non ho raggiunto nessun miglioramento, vale a dire che le cose che non vedo e non sento sono le stesse, ma quelle che vedo e che sento sono le più importanti.
Gesù guarisce il cieco portandolo fuori dal villaggio, appartandosi solo con lui.
Se oggi succedesse questo sarebbe proprio un miracolo, l'ennesimo.
Gesù che mi porta in disparte e si prende cura di me...
Ne ho voglia, ne ho nostalgia.
Lunedì, quando stavamo all'ospedale per il prelievo del midollo, ho guardato la faccia stanca e triste di Gianni e gli ho detto, dopo aver riflettuto sulla mia ingratitudine nei suoi confronti, sull'aver dato sempre più scontati i suoi accompagnamenti: "Certo che hai avuto una brutta sorte, sposando me!"
Anche se non mi basta mai, perché io sono portata a farmi carico dei pesi degli altri e mi aspetto altrettanto, pure devo riconoscere che c'è Uno che si è preso cura di me sempre attraverso gli angeli che ha mandato sul mio cammino.
Grazie Gesù che mi hai invitato alla tua mensa, che non hai preteso nulla in cambio, grazie Signore perché mi hai risvegliato il desiderio di ascoltare meglio e di più il mio sposo e i miei fratelli e quelli che proclamano la tua parola e la spiegano.
Grazie Signore di tutto.
Oggi fa che ti veda, ti senta, che non abbia paura perché tu sei l'unico mio vero bene.

Ore 10
Ospedale Santo Spirito in attesa di entrare in sala operatoria.
Fissa gli occhi a Gesù, Gesù ti vuole portare in disparte, fuori dal villaggio, dalle tue frequentazioni abituali, dai pensieri e dalle preoccupazioni che ti vengono dal non potere e sapere come vivere qui, ora, in questo mondo così diverso, così lontano da quello che hai lasciato, da quello che desideri, da quello che ti rende così dura ma anche così bella la vita.
Ti vuole portare con sé... un momento vuole che tu ti fermi a parlare con Lui.



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