sabato 19 novembre 2016

Morte e vita



" Dio non è dei morti ma dei viventi"( Lc 20,38)

Sono qui, in questa casa immersa nel silenzio, seduta sulla mia solita sedia, la mia abituale dimora, testimone di gioie e dolori, mia seconda pelle, da qualche mese.
A me non piace stare ferma, nè stare seduta. Mi piaceva camminare, muovermi, cambiare posizione, curiosa di sperimentare il mondo, la vita da tutte le sue angolazioni.
Non mi ero mai posta il problema che potesse arrivare il giorno in cui non mi sarebbe più stato consentito spostarmi più di tanto.
Quando accadde che fui costretta a fermarmi la prima volta, 40 anni fa, non dubitai che sarebbe tornato il tempo in cui potevo decidere autonomamente cosa fare e dove andare.
I rimedi purtroppo mostrarono i loro limiti, man mano che procedevo nei viaggi della speranza in cui investivo tutti i miei sogni.
Per me la resurrezione allora era stare in piedi o anche seduta, purchè potessi liberamente decidere dove andare.
La vita è beffarda, si prende gioco di noi e ogni volta che pensavo di aver trovato un rimedio, un lasciapassare per tornare a stare con i vivi la mazzata ancora più grande, la delusione  di constatare che volere non è potere.
Così  mi sono costruita cucce sempre più piccole in cui ho portato tutto quello che mi poteva servire nei tempi diventati interminabili del dolore e della disabilità.
Non c'è dubbio che in questo percorso di ridimensionamento da quando il mondo ce l'avevo in mano, ho dovuto fare tante rinunce, molto sofferte e dolorose, ma necessarie.
Il Signore ha bussato alla mia porta per molto tempo, ma per convincermi che avevo bisogno di Lui ci sono voluti anni, molti anni, perchè la presunzione di farcela da sola era dura a morire.
Sedici anni fa  gli ho aperto la porta, senza pensare chi fosse, con chi avevo a che fare.
La solitudine mi spinse a quel gesto quando già vivevo con le chiavi attaccate alla porta in attesa che venisse qualcuno.
Non pensai che quell'ospite era speciale e mi avrebbe cambiato la vita.
Il silenzio da nemico è diventato amico, perchè mi permetteva di ascoltare la sua voce, appassionarmi alle sue soluzioni, ai suoi messaggi di vita.
 E da allora non posso più vivere senza di Lui, senza la Sua Parola che per paura di dimenticarla, mi porto dietro, racchiusa nella piccola Bibbia rossa che in occasione di una data importante mi sono fatta comprare da Gianni al posto dei costosi monili che in passato  era scontato mi regalasse.
Grazie a lei mi sento viva, con lei ho affrontato momenti molto difficili, riconsegne dolorosissime, grazie a lei sono ancora nella terra dei viventi, anche se mi sento smarrita.
Ci sono momenti di morte, che non vorremmo sperimentare, momenti in cui ti viene chiesto non solo la tunica, ma anche il mantello, momenti in cui senti che il Signore vuole che tutto, proprio tutto tu riconsegni nelle sue mani....e hai paura, tanta paura.
Non ci si abitua a morire purtroppo, nè la preghiera è una medicina a effetto istantaneo.
La fede è ......a rilascio prolungato, come è scritto sulla confezione della medicina che avrebbe dovuto abbattere tutti i miei dolori.
Ma così non è stato per i dolori.
La fede potrà, oggi mi chiedo, supportare quest'ennesima delusione?
Potrà traghettarmi nell'oltre senza che io senta lo smarrimento, il panico, la paura di lasciare il certo per l'incerto?
Oggi che il vangelo parla di resurrezione mi chiedo fino a che punto credo che il mio Dio è il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe.
Mi chiedo se credo alla resurrezione dei morti o questo è un argomento che affronterò quando sarà ora.
Non posso vivere in questo dubbio, in questo tormento, ho bisogno oggi di sapere in cosa consista non tanto il risorgere, quanto il rimanere vivi.
Non voglio pensare che la vita si spezzi, che ci sia una divisione tra il prima e il dopo.
Questa idea mi fa impazzire.
Penso a Gesù, alla sua presenza costante nella mia vita, penso che la mia fede è basata su Cristo morto e risorto e che Dio non è dei morti ma dei vienti.
Mi basta?
Vorrei tanto trovare consolazione dalle parole della Scrittura, ripescare nel mio sacco gli "scintillanti" che me lo hanno reso presente, tangibile, in tanti momenti scuri della mia vita, vorrei vedere, gustare, ubriacarmi della bellezza di un trasalimento dell'anima, quando avverti che la Sua vita scorre nelle tue vene e nelle vene dell'universo.
Mi perdo in questo caldo e tenero abbraccio del Padre che mi ha generato e che non mi lascia sola....sento che c'è un velo che deve essere ancora alzato perchè possa godere per sempre della Sua presenza... il sangue ha ripreso a scorrere nelle vene, linfa di Cristo che arriva fino al più piccolo tralcio.
E la gioia esploderà, quando tutte le anfore saranno riempite del vino della gioia, nella contemplazione di un amore senza tramonto.

2 commenti:

Fata Confetto ha detto...

Carissima Antonietta,
ho letto queste tue parole con trepidazione e anche ansia.
Da te sono abituata a sentire parole di speranza e di fede, questa è la tua forza, che sei capace di comunicare a chi si avvicina a te, anche se in modo virtuale,ma comunque vero e tangibile.
Da questo messaggio si evince una sorta di bilancio. il "prima" e il "dopo" e si percepisce qualcosa di sospeso, un'attesa, un traguardo che sconcerta e allarma, umanamente parlando.
Ti abbraccio
Marilena

Anto ha detto...

Carissima Marilena, sono passata solo per dirti grazie che non mi hai dimenticato, grazie della tua delicatezza, delle straordinarie parole che lasci nel mio blog.
Da tempo non vado a visitare nessuno, mi limito a postare la sera su FB le meditazioni della notte. Ti penso sempre come persona del cuore, amica a prescindere. Le mie condizioni di salute hanno allontanato amici e parenti e siamo sempre meno ad aiutarci ed essere aiutati tangibilmente.Da mesi sto praticamente immobilizzata, tra letto e poltrona. E' miracolo se riesco con la sedia a rotelle a raggiungere lo studio di un medico o a rubarmi una messa.
Sto facendo la terapia del dolore con medicine potenti che però non coprono i dolori erpetici che non mi fanno dormire. Sono in lista d'attesa per l'impianto di uno stimolatore midollare.
Vivo alla giornata in attesa di essere liberata dall'ingombro di questo corpo che ne inventa sempre una nuova.
La fede mi dà il sostegno necessario per combattere questa strenua battaglia.
Per fortuna o meglio per grazia non ancora esco fuori di testa, ma sono molto stanca.
Ti abbraccio con tutto il cuore
Antonietta