martedì 8 novembre 2016

Il prezzo

Image for Popolo mio che male ti ho fatto?
" Egli ha dato se stesso per noi"(Tt 2,14) 
Mi ha fatto bene trovare scritta sul calendario liturgico, quando ho alzato la serranda e ho fatto entrare la luce, questa parola, una parola che mi è sfuggita, al bagliore malfermo di una notte tormentata in cui ho cercato rifugio nella Parola di Dio.
Il brano in cui è inserita la frase è tratto dalla lettera in cui San Paolo esorta Tito a insegnare la sana dottrina ai vecchi, alle donne anziane perchè insegnino il bene ai mariti, alle mogli, ai figli, la insegni ai giovani, offrendo se stesso come esempio.
Con tutta onestà ho pensato che erano cose che non mi riguardavano e che avevo bisogno di altro in quel momento, in questi momenti in cui mi sento schiacciata dalla potenza, dalla grandezza, dall'insondabilità del Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, il mio Dio che oggi mi parla di servi inutili, quando davanti ho solo il buio, la fine, l'attesa muta e imbavagliata da un dolore che non si vede.
La vita mi ha tolto tutto, anche la speranza che torni la gioia a brillare sul mio viso, la gioia di averlo incontrato, la gioia di essere chiamata, scelta a servirlo e a testimoniarlo.
E arriva il momento che, se ti guardi indietro, vedi solo l'instancabile fatica a ricostruire la tua casa, a cambiare casa, chiudere i buchi, tamponare le crepe, mascherare, nascondere l'usura del tempo e le conseguenze della cattiva manutenzione, una casa piena di toppe mi viene da dire, di trucchi, di arrangiamenti per renderla accogliente, gradevole, calda.
Mi sono sempre sentita brava a trovare rimedi a tutto, a farmi piacere le cose anche quando le avrei vomitate, a rendere comodo un posto scomodo, a esibire la mia bravura nel trarre dal fallimento, dall'errore sempre qualcosa di buono.
La conversione aveva solo dirottato il merito al Signore, al suo aiuto, alla sua infaticabile opera di fare nuove tutte le cose.
Poi arriva il terremoto. Un terremoto distruttivo.
Amatrice è una città che non conoscevo se non per un piatto famoso.
Il terremoto ha interessato anche altre città, ma la TV, i giornali e tutti i mezzi di comunicazione ci mostrano sempre, per non farcele dimenticare le immagini della distruzione totale di questa città.
E io mi sentivo come Amatrice, un paese terremotato, un paese dove non era rimasto più nulla su cui investire, nulla da usare, nulla di nulla.
Un paese dove la vita di tanti si è spenta e dove non si può neanche entrare per piangere, per urlare, per pregare.
La vita è da un'altra parte e non mi appartiene.
Il dolore mi scassa le ossa...
I rimedi dove cercarli ?
Sono stati consultati tutti i periti, eseguiti tutti gli accertamenti, fatte le cure del caso, fatta la diagnosi del " non possumus".
Ora bisogna aspettare.
Dio grande, Dio Onnipotente, Essere perfettissimo Creatore e Signore del cielo e della terra mi sta di fronte.
Mi tornano in mente le parole di un Salmo " Chi è l'uomo perchè te ne curi, chi è l'uomo perchè te ne ricordi?"... il resto è confuso nella mia mente.
Guardo me, piccola, polvere sulla sua bilancia, e mi sento sopraffatta di fronte a LUI.
" Ti conoscevo per sentito dire!" parlo e prego con le parole di Giobbe.
"Chi è l'uomo perchè te ne curi, chi è l'uomo perchè te ne ricordi?.. Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli di gloria e di onore lo hai coronato, tutto hai messo ai suoi piedi".
Strano che mi siano venute in mente anche le altre parole.
" Egli ha dato se stesso per noi"
Il granello di senapa germoglia e fa capolino tra le rovine.




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