domenica 30 ottobre 2016

Zaccheo



” Zaccheo scendi subito, oggi devo fermarmi a casa tua” (Lc 19,5)
Quanti si scandalizzano di te Signore, perchè non ti formalizzi e non segui le idee dei benpensanti, ti mischi a prostitute e peccatori, mangi con loro e si può dire che li preferisci.
A volte per sentirmi più vicino a te cerco di farmi un esame di coscienza più accurato per scoprirmi più indegna, più peccatrice sì che anche io goda del vitello grasso, dell’abbraccio che riservi la pecora smarrita, al figliol prodigo, a tutti quelli che si allontanano da te.
Lo so Signore che non è giusto pensare che tu voglia più bene ai peccatori, che a loro riservi la tua tenerezza, la tua compassione, il privilegio di stare più vicini al tuo cuore.
Ma la sindrome del fratello maggiore che vive nella tua casa e che gode ogni giorno dei tuoi beni spesso mi prende, perchè mi sento scontata e dimenticata da te e dal mondo, come accadeva quando ero piccola e mamma si prodigava maggiormente per i miei fratelli che erano più bisognosi di cure e di attenzione, perchè malati, ribelli o semplicemente svogliati.
La tua tenerezza si spande su tutte le tue creature è scritto, ma io la sento maggiormente quando riesco a riconoscermi piccola, peccatrice e bisognosa di aiuto.
Oggi mi ha commosso la figura di Zaccheo, nella quale c’ è tanto della mia storia alla ricerca di te, confuso tra tanti dei a cui volevo dare il mio incenso.
Per anni ho cercato di vedere chi eri, mi sono arrampicata su tanti sicomori per essere certa di non sbagliarmi, ma mai avrei pensato che tu mi stessi cercando e mi facessi scendere dal piedistallo che mi ero costruita per entrare in un intima comunione con me.
Perchè io ti cercavo salendo e invece dovevo scendere lì dove tu ti sei incarnato, nella nostra casa umile e maleodorante stalla, senza schifarti dei nostri escrementi, e ti sei seduto a tavola con noi.
Tra poco sarà Natale, la festa più amata dai bambini perchè un bambinello fa tenerezza, e viene voglia di coprirlo con una copertina come desiderò fare Giovanni quando dopo averti toccato nel presepe della chiesa sentì quanto eri gelato.
La copertina man mano che cresciamo diventa una coperta tanto grande da nasconderti completamente ai nostri occhi.
L’inferno è lastricato di buone intenzioni diceva mio padre.
E in effetti in genere finiamo persino di dimenticarci dove ti abbiamo messo come mi è capitato per tanti anni che puntualmente non ritrovavo le statuine del presepe.
Ma se il bambinello si ripone in cantina finite le feste, una croce piccola o grande ce la portiamo sempre sopra le spalle anche se invisibile agli altri.
Tu l’abitudine a sceglierti posti scomodi, abitazioni non in ordine, luoghi malfamati e schivati dai benpensanti non te la sei tolta.
Perciò questa mattina ti chiedo di fermarti a casa mia e di rimanerci.
Ti offro la mia piccola fede, il mio orgoglio, le mie paure, le persone e le cose a cui sono attaccata, il mio piccolo amore perchè tu lo immerga nel tuo sangue preziosissimo e diventi grande come il tuo.
Così smetterò di perderti come le statuine del presepe a Natale, abbracciando la croce.

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